Politica - 02 marzo 2023, 12:50

Cresce la difficoltà per le aziende a trovare personale, Confindustria: "C'è bisogno di immigrazione, gestita diversamente"

A Genova pesa anche la staticità: "Città anemica in termini di sviluppo economico"

Sappiamo benissimo che abbiamo bisogno di immigrazione, non certo gestita in questa maniera. Non è facile trovare soluzioni, ma non possono essere trovate nella maniera in cui si sta dibattendo in questi giorni”. Lo ha dichiarato il presidente di Confindustria Genova Roberto Risso a margine della presentazione del report sugli indicatori economici del 2022 e la previsione per il 2023.

Il riferimento è quello legato alla difficoltà delle aziende di reperire manodopera, salita in percentuale rispetto al 2021 raggiungendo il 43,2 per cento, pur a fronte di un aumento totale degli assunti che a Genova in tutte le categorie sono stati 61.770 contro i 55.340 del 2021.

Ovviamente l'immigrazione che per Confindustria dovrebbe essere gestita in modo meno “politico”, non è l'unico fattore che influenza la difficoltà per le aziende di trovare personale, prima di tutto perché a essere vacanti sono anche i posti da dirigente la cui percentuale di difficoltà di reperimento supera il 63 per cento, ben oltre la media. Questo perché, come spiega il responsabile del Centro Studi Genova Giacomo Franceschini si rileva “assenza e inadeguatezza dei candidati. La maggior parte delle aziende indicano la difficoltà di trovare i candidati per determinate figure professionali. In questo caso si può ipotizzare che le difficoltà arrivino da un mismatch di offerta formativa adeguata. Ci sono determinati percorsi formativi non in linea, che non riescono a formare abbastanza persone che si sposino con la domanda di aziende di personale. Dall'altro lato il fenomeno è legato al fatto che viviamo in un periodo di forte crescita improvvisa, per cui c'è stato uno 'stop and go' tra il covid e la ripartenza, questo crea un mercato del lavoro più vivace a cui non eravamo abituati da anni”.

Ci sono altre motivazioni più di carattere generale – aggiunge Risso – che riguardano le categorie più elevate, che interessano in parte Genova. Per esempio nella ricerca di dirigenti o figure professionali scientifiche, qui si fa più difficoltà perché c'è sempre più una propensione a guardarsi intorno, a non immaginarsi una carriera legata alla stessa azienda. È molto più facile restare a Milano e nei grandi centri in cui ci sono più possibilità di cambiamento, che in una città come Genova che al momento è abbastanza anemica in termini di sviluppo economico. Immaginando superato l'isolamento di Genova e pensando alla 'città lunga' con maggiore connessione con Torino e Milano, potrebbe esserci maggiore possibilità per le aziende di avere un flusso più agevole nel reperimento di manodopera”.


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