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Attualità | 25 febbraio 2023, 10:30

Dritto al punto... con la psicologa - Come si manifesta la depressione oggi?

Siamo solo tristi oppure mostriamo altri segni particolari?

Dritto al punto... con la psicologa - Come si manifesta la depressione oggi?

Il tema della depressione innanzitutto è molto ampio, non penserei che sia qualcosa di patologico che riguarda soltanto persone che stanno molto male, come spesso si può evincere dai film o da alcuni libri. In realtà la depressione è in parte anche fisiologica. Dobbiamo partire dal presupposto che in qualche modo, senza esagerare ovviamente, sia il punto di partenza del nostro vivere e della nostra condizione umana. 

Benché costruiamo tantissimo nella nostra vita, e ci riempiamo di situazioni, persone, pensieri, la condizione umana è quella di essere in fin dei conti un po' soli. Nella nostra mente siamo soli, l'altro anche se c'è ed è in forte sintonia con noi, alle volte ci lascia soli perché ha la sua mente, i suoi pensieri, il suo modo di funzionare. Questo per dire che è molto facile cadere in questo stato d'animo, anzi, semplicemente sentirlo e recepirlo.

Nella nostra società attuale, questi sintomi depressivi, parlando anche di livelli molto lievi e quindi anche normalizzati, vengono fuori in modi molto diversi. Non immaginiamoci più appunto, come un tempo poteva sembrare, che questi aspetti si esprimano attraverso una tristezza profonda che ci tiene chiusi in casa, a letto, immobilizzati rispetto al mondo e rispetto al procedere della nostra vita. O meglio, avviene anche così, ma non nei casi limite, o casi borderline.

Oggi molti aspetti di tristezza diffusa si esprimono ad esempio anche attraverso la maniacalità, ovvero il meccanismo opposto di reazione. Comportamenti attivi, iperattivi. Ad esempio, senza per forza crearne dei casi assoluti, possiamo chiederci che cosa succede nella mente di qualcuno che decide di andare molto spesso in palestra, che lavora moltissime ore al giorno, che va a dormire molto tardi o che si programma la vita riempendo il più possibile ogni spazio libero e vuoto. Oppure possiamo guardare un po' meglio cosa ci stanno dicendo le persone che decidono di costruire serate con gli amici fino a molto tardi.

Ad esempio a molti ragazzi giovani, o anche nemmeno troppo giovani, sembra passare la voglia di andare a casa durante le serate con gli amici. Non è mai il momento di rientrare, di darsi una quiete e un riposo, ma sembra sempre il momento di rimanere attivi, vivi. Mi chiederei, e perché, se ci si ferma che cosa succede?

La modifica dei sintomi depressivi è un fenomeno molto visibile anche nella fascia adolescenziale e post adolescenziale, dove le cose da fare molto più facilmente alle volte riempiono il tempo e la mente dei ragazzi, che, forti di questa pratica, la usano per non sentire una tristezza di fondo, di solito. Una tristezza che invece sarebbe anche funzionale, li aiuterebbe a stare nel vuoto, li aiuterebbe a conoscersi.  Si aiuterebbero attraverso quello stesso vuoto a chiedersi chi sono, cosa sentono e cosa vogliono raggiungere nella vita e come persone. 

Queste domande in qualche modo esistenziali sono molto difficili, e non sono aiutate spesso o da una famiglia, o da un sistema scolastico o universitario, che piuttosto tende a spingere alla prestazione, al voto, all'andare avanti il prima possibile e il meglio possibile, e neppure dalla nostra società. Infatti spesso i ragazzi sono vincolati in qualche modo a fare sempre qualcosa per sentirsi vivi. La noia e il vuoto che possono fare anche paura o comunque possono scombinare e confondere, non ci si permette più di tanto di sentirli, e di lì la tristezza diffusa aumenta invece che placarsi, la confusione viene alimentata per poi procedere, e nel tempo di certo la situazione non migliora. 

Quello che possiamo fare indubbiamente è guardare meglio i comportamenti di chi abbiamo attorno, parlando soprattutto di questa fascia d'età, e consigliare o offrire spunti di riflessione su questo. Una manovra utile potrebbe essere virare in direzione opposta ala direzione societaria attuale: ovvero rimanere più fermi. Creare attività di pensiero piuttosto che "del fare", imparare a stare più dentro anche a momenti di noia o di vuoto, per tirarne fuori qualcosa di utile, di buono, in ogni caso che ci riguarda.

È utile dunque concludere guardando come gli aspetti depressivi siano molto modificati rispetto a un tempo e come ad oggi sia molto più sottile il riconoscimento di questo stato d'animo, e molto più complessa e multi fattoriale la causa.

Cristina Fregara

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