Attualità - 23 febbraio 2023, 19:31

Palmaro aderisce al progetto ‘Che Aria Tira?’: le centraline installate dai cittadini

Il Comitato, dopo una fase di test e controllo, intende portare avanti un percorso comune con il gruppo Rinascimento Genova. Il presidente Roberto Di Somma: “Siamo partiti da via Taggia, i dati sono aperti a tutti”

Solitamente si utilizza l’espressione ‘che aria tira’ per chiedere a una persona come va, o a che punto è una determinata situazione, o che clima si respira in un determinato contesto. Da oggi, invece, ‘Che Aria Tira?’ è qualcosa di molto più specifico.

È il titolo di un percorso comune che il Comitato Palmaro, dopo una fase di test e di controllo, intende portare avanti insieme al gruppo Rinascimento Genova, un contenitore di cultura e di tecnica sociale che è coordinato dal ricercatore Federico Valerio.

A spiegare di cosa si tratta è Roberto Di Somma, presidente del Comitato Palmaro, in queste settimane in prima linea rispetto alla battaglia per bloccare la fabbrica dei cassoni della nuova diga foranea di Genova al sesto modulo del porto di Pra’.

“Il progetto ‘Che Aria Tira?’ è un percorso di cittadinanza attiva e citizen science (ovvero il complesso di attività collegate a una ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini, ndr) che mira a creare una rete di automonitoraggio della qualità dell’aria. I cittadini, le associazioni, le organizzazioni e altre istituzioni possono costruire la propria centralina di monitoraggio ambientale e condividere i dati online sulla nostra piattaforma. Il progetto è completamente open source, quindi aperto a tutti, e promuove la filosofia dell’Open Data, della trasparenza e della partecipazione”.

Spesso, durante i dibattiti rispetto alle numerose servitù del Ponente, si chiede di conoscere i dati delle centraline di monitoraggio. È indubbio, infatti, come la qualità dell’aria sia nettamente inferiore in questa parte di Genova. Per questo la prospettiva dei cassoni in cemento allarma ulteriormente la cittadinanza.

A Palmaro, poi, il discorso è particolarmente sentito perché parliamo del quartiere più sottoposto a pressioni: con il porto container da una parte, senza alcuna fascia di rispetto (che invece è stata garantita a Pra’), e con l’Autostrada A10 dall’altra, per giunta senza barriere fonoassorbenti, in quanto quelle installate a suo tempo sono state rimosse perché giudicate dalla Procura della Repubblica non idonee, nelle maglie di una delle inchieste legate al crollo del Ponte Morandi.

Di male in peggio, insomma: inquinamento ambientale, polveri sottili e un grandissimo, enorme e mai risolto inquinamento acustico.

Di Somma ricorda: “Il Comitato Palmaro ha installato una prima centralina di monitoraggio nella zona di Pra’, in particolare in via Taggia, per monitorare la qualità dell’aria a causa della vicinanza di quella via con la zona portuale di movimentazione merci. Per monitorare l’andamento dell’aria in tempo reale, potete visitare il seguente indirizzo: http://www.cheariatira.it/rete-centraline-di-monitoraggio-provincia-di-genova/. Nella mappa, cercate la centralina di riferimento nella zona di Pra’”.

I dati che emergono sono assolutamente poco confortanti, e c’era da aspettarselo. Quel che lascia interdetti è come, nonostante tutto, si vada avanti ad aggiungere servitù su servitù, senza porsi minimamente il problema degli sforamenti. In mancanza di risposte dalle istituzioni, sono i cittadini stessi a darsi le risposte. Ed ecco allora spiegato il motivo della loro preoccupazione, quando sentono parlare di insediamenti produttivi di altissimo impatto come unica strada per “il futuro dei nostri figli”.