“Con il decreto legge che cancella la possibilità dello sconto in fattura e l’accessione dei crediti fiscali, il governo Meloni sta affossando l’edilizia. E’ una decisione senza mezzi termini contro il lavoro, contro l’ambiente e contro un settore centrale per l’economica, che dopo mesi e mesi di cambi e modifiche della normativa si aspettava maggiori certezze, invece che una chiusura totale. L'impatto in Liguria è enorme: 900milioni di crediti incagliati; oltre 5.000 lavoratori a rischio e 1.000 cantieri, per il comparto privato, mentre per l’edilizia popolare pubblica si parla di perdere oltre 150milioni di euro. Chiederemo una convocazione urgente dei sindacati edili, delle associazioni di categoria per capire quali misure si potranno mettere in campo per limitare gli impatti delle scellerate decisioni della destra”, così il capogruppo del Partito Democratico Luca Garibaldi sulla cancellazione da parte del governo Meloni del Superbonus 110%.
“Un disastro vero e proprio che coinvolge oltre 40 mila imprese con 150 mila addetti e centinaia di migliaia di famiglie che avevano previsto la possibilità dell’uso di questa misura. Se il governo continua su questa strada – prosegue Garibaldi - rischiamo ricadute non solo occupazionali, ma anche di credibilità e di fiducia rispetto ai molti che si sono fidati delle regole che lo Stato ha dato, trovandosi poco dopo in una situazione complicata e insostenibile: dimostrando ancora una volta che quando la destra è all’opposizione, a parole, si schiera a favore dell’impresa, ma quando è al governo non fa altro che affossarla”.
“Da domani il Superbonus lo potranno avere solo i ricchi. Chi ha quindi già la capienza fiscale potrà farne richiesta, e invece chi forse ne avrebbe avuto maggior bisogno, con queste nuove regole, non potrà usufruirne. E questo vale per ogni intervento, come ad esempio il Sismabonus. Il Superbonus 110% nasce come misura per incentivare il settore edile, in forte crisi, per consentire di riqualificare energeticamente edifici e condomini che difficilmente avrebbero potuto accedere alle vecchie forme di incentivo. Lo strumento aveva dei limiti di impostazione, mancava un tetto massimo degli interventi annuali, era necessaria una migliore definizione dei soggetti che potevano gestirli, regole certe sulla circolazione dei crediti. Sicuramente, però, è stato anche un grande successo che ha generato, secondo i dati Nomisma un valore economico di 124,8 miliardi di euro, pari al 7,5 del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese. Ora invece si lasciano nell’incertezza imprese e famiglie e irresponsabilmente si rischia di portare al blocco del settore”, conclude Garibaldi.