Le associazioni che rappresentano gli edili sul piede di guerra dopo il taglio del superbonus. Palazzo Chigi ha deciso di interrompere la possibilità di usare lo sconto in fattura o la cessione del credito.
Da settimane si attendevano dal Governo soluzioni per risolvere il problema dei crediti fiscali “incagliati”, le Regioni avevano agito, procedendo all’acquisto dei crediti fiscali. Anche la Regione Liguria era avviata in questa direzione, che avrebbe ridato ossigeno al settore.
LE CRITICHE DAL PRESIDENTE TOTI
“Sul Superbonus confidavo in una scelta diversa, in grado di salvaguardare le imprese edili e un settore che si trova in crisi di liquidità - commenta il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti - Ci sono una serie di opere collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza dove a lavorare sono le stesse imprese che hanno effettuato I lavori per i Superbonus o i bonus, che non riescono a incassare. Se queste aziende si bloccano a farne le spese sarà la tempistica del Piano. Da un lato il governo si muove per accelerare l'attuazione del Pnrr, dall'altro rischia, bloccando ogni possibilità di manovra nell'ambito dei crediti fiscali, di ritardarne la realizzazione.
Il governo deve individuare una soluzione a un problema che, comunque, esiste. In più una decisione così netta lascia perplessi: il governo è alle prese con il disegno di legge sull'autonomia regionale differenziata, mentre all'atto pratico, come in questo caso, mette sotto tutela gli enti locali rispetto all'utilizzo delle proprie risorse”.
LE CRITICHE DALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA
“Lascia a dir poco sorpresi apprendere che tra le finalità poste alla base dell’approvazione del nuovo decreto vi sia l’obiettivo di risolvere il problema dei crediti incagliati quando, esattamente al contrario, lo stesso provvedimento blocca sul nascere iniziative ideate proprio per soccorrere imprese e professionisti”.
Queste le parole di Giulio Musso, presidente di ANCE Genova, l’Associazione Nazionale dei Costruttori edili del capoluogo ligure.
“La nostra Associazione, nei giorni scorsi, aveva lanciato l’allarme: bloccare l’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici senza aver individuato alcuna soluzione alternativa significa, per il solo territorio genovese, mettere a repentaglio oltre duemila posti di lavoro e porre centinaia di imprese in stato di grave crisi economico-finanziaria.
A meno di un immediato ripensamento da parte del Governo, con l’istituzione di un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, a partire dagli istituti di credito, che possa portare soluzioni concrete realizzabili nel breve periodo, - conclude Musso - il rischio è quello di una reazione dura da parte di cittadini e imprese esasperati dall’ennesimo provvedimento di modifica della disciplina in corso, con drammatiche ricadute sociali”.
“Il decreto governativo che prevede il blocco alla cessione del credito e allo sconto in fattura è una doccia fredda inaspettata che rischia di mettere in ginocchio un settore e imprese che hanno lavorato in assoluta legalità”. Non usa giri di parole il segretario di Cna Genova, Barbara Banchero, nel commentare il decreto legge approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Decreto che vieta la cessione dei crediti, lo sconto in fattura e blocca le operazioni di acquisto dei crediti incagliati da parte degli enti locali.
“Solo in Liguria stimiamo circa 900 milioni di euro di crediti bloccati – spiega Banchero – e si tratta di un cifra per difetto perché riferita prevalentemente al Superbonus, che non è l'unico strumento utilizzato, basti pensare al Bonus Facciate con detrazione al 90%”. “Nella provincia di Genova le imprese di costruzioni artigiane sono circa 10 mila – aggiunge il segretario di Cna Genova – e contando anche la filiera arriviamo a oltre 15 mila aziende. Parliamo di un settore fondamentale per l'economia e di aziende che, come ha sottolineato a livello nazionale il nostro presidente di Cna Dario Costantini, dopo aver passato un'enorme crisi per il Covid si sono messe in gioco, hanno pagato i materiali, eseguito i lavori con tutte le difficoltà legate alle norme che in corso d'opera sono cambiate in continuazione, non sono state pagate e adesso rischiano la chiusura”.
LE CRITICHE DALL’OPPOSIZIONE
“Vero che a Carnevale, ogni scherzo vale… ma qui siamo andati oltre. Il Governo, infatti, getta la maschera e si mostra in tutta la sua inaffidabilità: ricordiamo bene il post del 17 settembre, quando la Meloni aveva scritto “Pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia”. Lo ha scritto lei, non noi. E ora che fa? Il suo Governo blocca brutalmente il Superbonus, gettando sul lastrico 40mila imprese, che sono – lo ricordiamo qualora se ne fossero dimenticati i sovranisti - il nostro tessuto sociale, il nostro terziario da sempre leva fondamentale nella nostra produttività. La scelta del Governo Meloni è stata vile”.
Lo dichiara il deputato del M5S Roberto Traversi, che poi aggiunge:
“Le imprese del comparto edilizio ora pagheranno caro le scelte scellerate di un esecutivo: il Superbonus aveva dato loro ossigeno, oltre che segnare una crescita record del nostro Pil. Come M5S, siamo al fianco di tutti i costruttori, le aziende e le maestranze che avevano riposto la loro fiducia nello Stato”.
“Tolgono il reddito di cittadinanza promettendo lavoro ma al contempo uccidono la norma che ha creato occupazione come nessun’altra iniziativa: ricordo, infatti, che il Superbonus 110% ha creato oltre 900mila posti di lavoro, peraltro in un settore per anni in forte sofferenza”, commenta il senatore del M5S Luca Pirondini.