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Municipio Centro Ovest | 07 febbraio 2023, 07:32

L'anima dello Zapata è a Sampierdarena, "Qui ha portato bellezza e cultura"

Ieri sera un centinaio di persone all'assemblea al Teatro Modena. "Tanta la solidarietà a partire da artisti e altri centri sociali". Sabato corteo dalle 16

L'anima dello Zapata è a Sampierdarena, "Qui ha portato bellezza e cultura"

L'anima dello Zapata è ai Magazzini del Sale, dove è nato e cresciuto sviluppando le iniziative messe a servizio della città e del quartiere”. Gli attivisti del centro sociale a rischio sgombero rivendicano il lavoro svolto in trent'anni e chiedono all'amministrazione di riconoscerlo. Non c'è, almeno a parole, un muro contro muro con il Comune che ha annunciato la volontà di sgomberare il centro sociale per una morosità da oltre 100mila euro. C'è però la ferma richiesta di riconoscimento di quanto fatto per Sampierdarena.

I sostenitori dello Zapata si sono riuniti ieri sera al Teatro Modena, a poche centinaia di metri dallo spazio occupato dal 1994. Circa cento i presenti che hanno voluto dimostrare la vicinanza che il centro sociale ha già incassato nei giorni scorsi da diversi esponenti della musica, da Caparezza a Davide Toffolo, leader dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Sabato prossimo a partire dalle 16 si terrà un corteo di protesta che partirà dalla Stazione Marittima in direzione Zapata.

Ci siamo trovati nella dinamica di avere imposizioni e una mancanza di dialogo da parte dell'amministrazione, - spiega l'attivista Giovanni Mancioppi - a fronte di attività sociale riconosciuta e svolta nella città e nel quartiere. La nostra intenzione con questa assemblea è quella di riunire tutte le realtà e cercare di costruire un fronte comune per reagire a questo soliloquio dell'amministrazione che presenta dei progetti, ma non li discute con i cittadini. Vorremmo allargare l'ottica”.

Il 20 febbraio gli attivisti incontreranno il Comune, ma è difficile dire cosa si aspettano i responsabili dello Zapata. “Speriamo che la solidarietà arrivata oggi gli faccia rendere conto che non stanno sgomberando un elemento di disagio o un covo di persone che si approfittano della società, - spiega l'attivista Loredana Caldarola - ma persone che volontariamente stanno cercando di costruire delle cose per la città di Genova. Speriamo ci siano maggiori margini di discussione e riconoscimento del nostro spazio, non è solo una questione di debiti e occupazione, ma di servizio offerto alla città, dalla palestra popolare alla sala concerti”.

C'è un'ipotesi, seppur remota, che l'amministrazione proponga un'altra sede.

Non so cosa la controparte possa avere voglia di offrirci e di ascoltare. Il fatto che ci ricevano vuol dire che probabilmente sono pronti ad ascoltare quello che abbiamo da dire”, conclude Caldarola.

Lo Zapata nasce, cresce e si configura in quello spazio, il nostro obiettivo primario è di restare lì, dove potremmo continuare a offrire i servizi che offriamo. Qualunque altra offerta dovrà tenere conto di essere nel quartiere, in una zona molto vicina a quella dove operiamo, e di avere le stesse caratteristiche dello spazio attuale. Secondo me la soluzione è lasciarci dove siamo e proseguire questo percorso”, spiega Mancioppi.

Presenti all'assemblea anche le consigliere comunali MariaJose Bruccoleri (Genova Civica) e Francesca Ghio (Lista Rossoverde).

Il centro sociale rappresenta in una zona come Sampierdarena un luogo di salvezza per molti giovani al di fuori della società. - commenta Bruccoleri – Il debito a quanto pare, secondo quanto affermano i responsabili dello Zapata sarebbe tramandato dai vari gestori che si sono susseguiti negli anni, tant'è che non sanno realmente questi 107mila euro a cosa siano attribuibili, loro hanno sempre pagato le spese. È chiaro che il Comune vuole questi spazi per utilizzarli in altro modo, ma è importante secondo me trovare un altro luogo che sia sempre a Sampierdarena, altrimenti significherebbe privare questo quartiere di una realtà che coinvolge non solo chi lo frequenta, ma anche una serie di associazioni che operano nel volontariato. Ci sono molte associazioni importanti che gravitano attorno a questo mondo, sarebbe un peccato chiudere quest'esperienza”.

Sabato scorso sono stata al Leoncavallo di Milano a chiedere supporto e interesse per lo Zapata, - spiega Francesca Ghio il feedback è stato molto positivo, ma credo che il feedback estremamente positivo sia arrivato dalla città in questi giorni. La risposta non solo di un quartiere che vive lo Zapata, ma di un'intera città. Si sta prendendo questa esperienza come l'ennesima violenza dell'amministrazione che non ha mai imparato ad ascoltare”.

Lo Zapata – continua - sta diventando una battaglia a non retrocedere sugli spazi della cittadinanza, è bellissimo vedere in questa assemblea tra il pubblico gente di tutte le età, giovani e anziani, questo fa capire più di ogni parola cosa rappresenta questa realtà. Con la rete delle associazioni sto lavorando per portare partecipazione al corteo di sabato, è bello vedere la realtà reagire e fermentare in questo modo. Togliere lo Zapata da quel posto è come sradicare un albero dal suo contesto, toccarne l'anima, ma qui ha portato bellezza e cultura, si è preso cura della città, per questo credo sia una battaglia che tocca tutti e tutte”.

Lo scorso martedì in consiglio comunale Ghio aveva invitato l'amministrazione a far cadere il pregiudizio nei confronti dei centri sociali.Questa classe politica – conclude - fa fatica a capire perché non vive, lo stesso vale per i mezzi pubblici. Se non prendi un N2 perché non ti serve, come fai a capire cosa va implementato? La città va vissuta. Gli spazi sociali hanno un immenso pregiudizio di droga e disagio, ma se si facesse lo sforzo di colmare la curiosità si capirebbe cos'è lo Zapata nella realtà, nella vita delle persone. Ho fatto un invito all'amministrazione di visitarlo, la risposta è stata quella della Lega: 'usate le ruspe'”.

Francesco Li Noce


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