La montagna ce l’aveva dentro sin da piccolo, e il gusto per l’ascesa pure. Sin da quando, insieme al fratello gemello Lino, si arrampicavano sui muretti vicino a casa loro. Poi, a diciotto anni, l’iscrizione al Club Alpino Italiano, le scalate e le imprese, ed ecco nascere il mito di Gianni Calcagno, alpinista genovese che ha girato il mondo e la cui epopea è ben raccontata in una mostra, intitolata ‘Salendo dal mare’, che è allestita sino al prossimo 19 febbraio presso la Sala Liguria di Palazzo Ducale, a cura della figlia, Camilla Calcagno.
Questa sera, alle ore 21, nella Sala del Maggior Consiglio, a corollario dell’esposizione viene proiettato (a ingresso libero) il documentario ‘Giganti del Karakoram’, un lavoro a firma di Gianni Calcagno che racconta le vicende della spedizione alpinistica alla conquista del Broad Peak, nella catena del Karakoram.
I membri della spedizione si allenarono duramente in vista della partenza, e la spedizione fu anche occasione per avvicinare le popolazioni locali del Balti. Il 9 giugno del 1984 la spedizione partì per il campo di base che raggiunse il 20 dello stesso mese. Il 27, Gianni Calcagno, Michele Enzio e Tullio Vidoni raggiunsero la vetta. “È un documento prezioso della vita di mio padre”, racconta Camilla Calcagno, che ha perso il genitore proprio sulla montagna, il 16 maggio del 1992 sul Denali, una montagna che si trova in Alaska. Gianni Calcagno ha amato la montagna e l’ha saputa raccontare con passione, con impegno, con poesia. Ecco anche perché Genova ha deciso di celebrarlo, attraverso la mostra e la proiezione.
L’esposizione “raccoglie - prosegue Camilla Calcagno - circa 250 fotografie scelte tra un archivio di oltre 17.000, che rappresentano innanzitutto la documentazione di un’esistenza dedicata alla montagna e all’esplorazione. Immagini di cime che perforano il cielo, di scalate, di pareti vertiginose, di ghiaccio e di neve, ma non solo. C’è una sintesi del mondo che vive: genti, paesi, opere d’arte, civiltà, bambini, uomini e donne dei paesi visitati”.
La mostra tocca tutta la vita di Gianni Calcagno: “Genova sua città natale, le prime salite negli anni Sessanta, le pionieristiche arrampicate a Finale Ligure, le montagne italiane (Marittime, Monte Bianco, Dolomiti, Alpi Apuane) e inoltre le varie spedizioni (Scozia, Perù, Colombia, Cina, Africa, India, Pakistan), compresi i cinque ottomila scalati in poco meno di 4 anni (Broad Peak, Gasherbrum I e II, K2 e Nanga Parbat). Non mancano la natura con i suoi imponenti scenari, la vita e le culture dei popoli, i colori, i sorrisi. Tutti aspetti che vanno a costruire un ricco cammino sentimentale che accompagna i visitatori della mostra attraverso il percorso offerto. Sono state aggiunte foto in bianco e nero montate su pannelli di legno e stampate direttamente da mio padre, a testimonianza della sua passione per la fotografia”.
Sono passati trent’anni dalla morte di Gianni Calcagno: “L’Alaska nel 1992 ha segnato la fine della grande avventura. Perse la vita con lui nella scalata del Monte Denali Roberto Piombo, eccezionale compagno di scalate misconosciute e al limite dell’impossibile. Papà per nostro volere è ancora su quella montagna: una spedizione di amici Valsesiani nel 1994 lo ha riposto in un crepaccio, e il suo spirito continua a vagare sulle sue montagne come sicuramente era suo volere… ed era giusto che fosse così”. Ed era giusto ricordare che cosa Gianni Calcagno è stato per l’alpinismo. Che cosa è stato per Genova.