Una mappa del sottosuolo, per arricchire l'offerta culturale e turistica della città, ma anche per migliorare la gestione della risorsa idrica, della resilienza popolare e della sostenibilità ambientale. L'ambizioso progetto a cura del SIT – Sistemi Informativi Territoriali della Direzione Tecnologie Digitalizzazione e Smart City, è stato avviato stamattina con il primo dei cinque interventi di rilievo con georadar e laserscan 3D. Il sito scelto è l'antica cisterna di Fontane Marose, risalente all'epoca medievale, che i tecnici del Centro Studi Sotterranei, presieduto dall'arch. Stefano Saj, svuoteranno nelle prossime 48 ore. Lo scopo è capire finalmente il funzionamento idraulico della cisterna, realizzare una mappa e accertare eventuali problemi strutturali di palazzo Lomellino, sotto cui si trova la cisterna e della strada circostante.
“Quello che oggi mostriamo – spiega Stefania Traverso, responsabile SIT Smart City – è un'attività che portiamo avanti con l'ufficio Sistemi Informativi Territoriali del Comune di Genova che fa parte del grande lavoro di ricostruzione del territorio in tre dimensioni, sia nel soprassuolo che nel sottosuolo. Questa attività è particolare, davvero avventurosa perché va a cercare nella memoria perduta una parte di città importante di cui abbiamo delle testimonianze. Sul muro ci sono tre lapidi che ci raccontano che all'inizio del 1200 già vi fu la costruzione di una fontana marosa su pregresse esistenze. Poi, nel 1426 fu dato avvio a dei lavori di ripristino della fontana e di pulizia della cisterna sotterranea di circa 17 metri di profondità. L'ultima testimonianza è del 1559 quando vi fu un ulteriore restauro e pulizia della fontana. Dopo di quello non ci sono tracce scritte evidenti, abbiamo ritrovato in questi ultimi giorni attraverso una paziente ricerca una lista di serbatoi, cisterne, presenti e gestiti da parte del Comune in cui si cita questo elemento”.
“Oggi – continua – entriamo nella cisterna attraverso l'attività guidata dal Centro Studi Sotterranei a cui abbiamo dato incarico di questa e altre attività nel sottosuolo, svuoteremo la cisterna e andremo a rilevare la cisterna vuota per poterla ricostruire a livello tridimensionale, andare a visionare eventuali crepe. L'obiettivo è la creazione di una mappa sotterranea da integrare con quella del soprassuolo, quindi andare a ricostruire il sottosuolo sia per valenze di tipo turistico-culturale, ma anche di prevenzione dei rischi e di un miglioramento della gestione delle risorse idriche, il senso ultimo è recuperare la memoria del territorio per comprendere meglio il presente e gestire in maniera più efficace il futuro”.
“Si parte da Fontane Marose, ma non ci si fermerà, – conclude Traverso – questo è soltanto un prototipo, ma noi vogliamo continuare questa attività in molti punti interessanti della città e mettere a sistema questo con le reti del Centro Servizi e con le altre parti che interessano la gestione intelligente dell'ambiente urbano e quindi il miglioramento della vita del cittadino, ma anche la crescita della parte turistica e culturale. Per realizzare la mappa dell'intero sottosuolo ci vorranno anni, ma noi ci crediamo molto, la cisterna potrebbe essere pronta in poco tempo”.
“Inizia oggi – spiega Stefano Saj - questo progetto avviato dal Sit, i Servizi Informativi Territoriali del Comune di Genova in cui andremo a visitare, documentare, testimoniare e rilevare cinque siti apogei della nostra città. Partiamo da uno che sicuramente ha una importanza fondamentale per la storia della città per le sue particolarità ambientali, storiche e turistiche”.
“Si tratta di una cisterna – continua - che appartiene alla famosa Fontane Marose di ben nota memoria che con i suoi flutti alimentava le acque che poteva approvvigionare parte degli abitanti del centro storico di Genova. Ora non esiste più perché è stata demolita per dare spazio allo sviluppo urbano della città quando è stata aperta via Interiano. La cisterna è ricavata sotto a palazzo Lomellino ed era appartenente al sistema delle fontane pubbliche di allora alimentate dall'acquedotto storico della città. In particolare crediamo che questa avesse una doppia fonte di alimentazione dal basso e dall'alto, dall'alto attraverso una diramazione dell'acquedotto storico e dal basso attraverso una sorgente delle acque appartenenti al rio Sant'Anna, all'epoca pulite e potabili.
Abbiamo già visionato lo spazio in passato, ma non avevamo mai avuto occasione di poterlo osservare non attraverso gli occhi del subacqueo, con le deformazioni che l'acqua comporta, ma direttamente de visu. Una volta svuotata potremo operare di rilevamento non solo strumentale, ma soprattutto visivo per poter capire da un lato se esistono problemi strutturali che interessano non soltanto il palazzo, ma anche la staticità della strada, dall'altro capire il funzionamento idraulico della cisterna. Un altro aspetto curioso è che nel 2004, ovvero l'ultima volta che abbiamo visionato la cisterna erano presenti due anguille, verificheremo se esistono ancora delle discendenti e ci siamo già attrezzati, prendendo gli accordi con gli uffici competenti della Regione e con l'Acquario di Genova, per poterle eventualmente restituire al loro elemento fluido naturale mentre svuoteremo la cisterna”.
“Il sito – conclude - appartiene alla direzione della Smart City, quindi nella direzione moderna c'è l'aspetto della compatibilità e della resilienza, ovvero la capacità di un organismo urbano di reagire a eventi climatici e meteorici di particolare intensità, quindi conoscere e studiare gli aspetti e le declinazioni idrauliche è importantissimo da questo punto di vista”.