Attualità - 06 gennaio 2023, 19:00

Addio Vialli, il ricordo di Vierchowod e Dossena: "Campione generoso e leader nato, con lui se ne va un pezzo di storia del calcio"

I compagni negli anni d'oro alla Samp ricordano il bomber. Lo Zar: "Io e lui siamo sempre stati grandi amici". L'ex centrocampista: "Luca modello per i giovani di oggi"

1989: Vierchowod e Dossena festeggiano con Vialli e tutta la Samp la Coppa Italia (foto Facebook U.C. Sampdoria)

La morte di Luca Vialli ad appena 58 anni ha fatto calare un velo di tristezza su questa giornata. Unanime il cordoglio del mondo dello sport, della politica ma anche di chi non è appassionato di calcio, perché un dramma come questo insegna che nella vita nessuno è invincibile, neppure i campioni più grandi.

I ricordi di Vialli e Vierchowod

Chi ha conosciuto il campione Vialli ma soprattutto l'uomo sono stati Pietro Vierchowod Beppe Dossena, a lungo suoi compagni negli anni d'oro della Samp del presidente-papà Paolo Mantovani, che conquistò coppe Italia e trofei internazionali fino all'apoteosi scudetto del 1991. Un anno dopo, a seguito della sconfitta dei blucerchiati nella finale di Coppa dei Campioni (come si chiamava ancora ai tempi) Vialli scelse di voltare pagina e iniziare una nuova avventura a Torino. Dove Dossena era stato in precedenza, anche da capitano, sulla sponda granata, mentre Vierchowod lo raggiunse nel 1995, facendo in tempo a vincere una Champions indimenticabile.

"Ci siamo visti poco più di un mese fa prima a Torino e poi a Genova, per il docufilm sullo scudetto della Samp. Lo avevo visto già molto provato, anzi non so neppure come avesse fatto a venire, visto che solo tre o quattro giorni prima era stato operato". Così esordisce Pietro Vierchowod, che da oggi ha cambiato la foto profilo whatsapp, mettendo un suo abbraccio assieme al compagno di mille battaglie. "Io e lui siamo sempre stati grandi amici, avevamo anche un gruppo di amici comuni con i quali ci frequentavamo almeno un paio di volte all'anno ancora adesso".

"Non parlava mai della malattia, voleva solo ricordare le vittorie e le cose belle"

Lui, marcatore spietato, ricorda di aver tenuto a battesimo Vialli. "Lui giocava ancora nella Cremonese e io ero già alla Samp, era una gara di Coppa Italia. A fine partita il presidente Mantovani mi chiese: 'come è questo ragazzo che hai marcato? Perché io l'ho già comprato per l'anno prossimo'. La mia risposta fu: 'Di sicuro ha coraggio da vendere e ci prova sempre'. Aveva tentato una rovesciata quasi dalla bandierina".

Vierchowod dice di aver sperato quasi fino all'ultimo nel miracolo: "Luca però non parlava mai della malattia, voleva solo ricordare le vittorie e le cose belle". Come la Champions vinta assieme alla Juve: "Forse esagero, ma io penso che sia stata una impresa straordinaria, di una Juve che forse è stata la più forte di tutti i tempi. D'altra parte dopo quante altre finali ha più fatto senza vincere?".

"Uomo generoso e leader nato"

Dovendo definire Vialli con un'espressione, Vierchowod dice: "Una persona e un campione generoso, un leader nato". Concetto che trova d'accordo Beppe Dossena: "Luca aveva tutto: tecnica, forza, determinazione, coraggio. Con lui se ne va un pezzo di storia del calcio italiano. In una giornata così triste, c'è la serenità che non debba soffrire più, adesso è in un posto dove niente può più fargli del male".

Dossena, regista dai piedi buoni, ricorda come l'attaccante avesse "un mostruoso senso di empatia. Luca sapeva aggregare, era un generoso, non un egoista come tanti altri attaccanti. Un uomo pieno di vita, uno straordinario interprete del ruolo di centravanti che ho avuto il privilegio di avere come compagno di una squadra che seppe fare felice mezza Genova, coronando un sogno: quello scudetto è una favola irripetibile nel calcio attuale".

"Vialli esempio per i giovani calciatori di oggi"

Infine, l'ex granata e blucerchiato fa una sottolineatura, rivolgendosi ai giovani di oggi: "Spero che l'esempio di Vialli serve a chi oggi si avvicina al calcio: facciamo vedere i video dei suoi gol, dei suoi numeri, del suo modo di allenarsi e giocare. Poi anche questi ragazzi potranno pensare ai tatuaggi e agli orecchini, invece di atteggiarsi a fenomeni dopo un paio di reti segnate".

Massimo De Marzi


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