Quella di ieri è stata una lunga seduta di Consiglio Regionale che ha visto l’approvazione della manovra di bilancio e la nomina di Doriano Saracino come Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e Andrea Campanile eletto Garante regionale per la tutela delle vittime di reato.
Saracino viene da un’esperienza come volontario della Comunità di Sant’Egidio e da tempo si occupa di temi legati al mondo carcerario. Campanile, presidente regionale Federcaccia Liguria e avvocato penalista con oltre 25 anni di esperienza. Da anni si occupa delle problematiche legali correlate alla custodia ed al maneggio delle armi e dell'attività venatoria.
SCONTRO ALL’INTERNO DELLA MAGGIORANZA
Le votazioni si sono svolte nella notte e hanno visto il parere unanime di tutti i consiglieri, fatta eccezione per una scheda nulla nella votazione per il Garante regionale per la tutela delle vittime di reato.
In particolare la nomina si Andrea Campanile ha creato alcune spaccature all’interno del centrodestra, in particolar modo all’interno della Lega che da una parte proponeva l’ex assessore alla Sanità Sonia Viale (candidatura supportata dalla segreteria regionale del partito) e dall’altra proponeva appunto il nome di Campanile (voluto dal consigliere leghista Stefano Mai che successivamente ha ritirato la proposta). Il consigliere Angelo Vaccarezza della Lista Toti ha poi riproposto il nome di Campanile trovando alla fine un accordo quasi unanime.
“Per raggiungere l'obiettivo di un carcere costituzionalmente orientato alla rieducazione e al reinserimento, il trattamento non può essere contrario a senso di umanità - scrive sui social Doriano Saracino dopo la nomina - A ciò si giunge non solo vigilando affinché non vi siano violazioni dei diritti fondamentali della persona, ma anche operando perché vengano tutelati, con azioni positive, tutti quei diritti sociali quali l'istruzione, la salute, la formazione professionale ed il lavoro.
Le carceri sovraffollate devono svuotarsi rendendo praticabili, ove possibile, le misure alternative alla detenzione, che hanno dato buona prova anche durante l'emergenza pandemica. Un carcere con un minor numero di detenuti però non basta: esso deve riempirsi di opportunità. Un carcere più giusto è un carcere che aiuta a reinserirsi, e quindi che produce più sicurezza per tutta la società.
Perché questi siano obiettivi pienamente perseguibili, occorre che le diverse istituzioni entrino in dialogo: il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, le direzioni delle carceri, le Asl, la polizia penitenziaria, i comuni, il mondo della scuola e quello della formazione professionale, così come è importante che le diverse figure di garanzia collaborino tra di loro: difensore civico, garante dell'infanzia, garante delle vittime di reato e garante delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale.
In particolare, non vanno posti in contrapposizione le figure di garante delle persone private della libertà e quello delle vittime di reato: la direzione verso cui la giustizia italiana deve muoversi è stata indicata dalla riforma Cartabia, con la valorizzazione della giustizia riparativa.
A questo fine sono fondamentali le varie associazioni di volontariato, comprese quelle che si occupano di donne maltrattate e di altre vittime di reati violenti, il terzo settore che opera in carcere, le cooperative di inserimento lavorativo, le associazioni culturali e sportive e le varie realtà che operano in questo delicato settore. Il mio impegno è quindi quello di incontrare al più presto tali realtà nonché di visitare quanto prima le carceri e le Rems della Liguria.
Infine il mio pensiero va alle forze politiche che all'unanimità mi hanno votato. Interpreto tale voto come un segno di fiducia che diventa per me un impegno ad ad adoperarmi in costante dialogo con tutti i rappresentanti istituzionali perché la Regione Liguria possa adempiere ai propri impegni e promuovere al meglio i diritti di tutti, con particolare attenzione ai soggetti che a vario titolo sono assoggettati a misure restrittive: detenuti, tossicodipendenti con pene alternative alla detenzione, malati psichici sottoposti a misure di sicurezza, stranieri destinati ad essere rimpatriati, ma anche anziani e disabili.
Nel mio percorso personale ho incontrato spesso persone con simili situazioni grazie alla Comunità di Sant'Egidio, e negli anni più recenti ho dedicato ad essi alcuni studi ed attività di ricerca. Ora sono chiamato ad assumere un ruolo diverso, quello di Garante. Persone, Diritti, Libertà: queste le parole chiave del mio nuovo impegno”.