Politica - 20 dicembre 2022, 07:00

Qatargate, l'ex europarlamentare Briano: "C'erano segnali che interpretavo come politici, mai avrei pensato alle mazzette" (Video)

Intervista all'ex eurodeputata genovese del Partito Democratico, fino al 2019 all'interno del Parlamento Europeo: "Una vicenda che fa male, tocca temi a me cari come quello dei diritti umani"

Una vicenda che fa male, per me e per tantissimi miei colleghi, tutto quello che riguarda i diritti umani è sempre stata una priorità”. Fatica ancora a credere a quanto sta leggendo sui giornali Renata Briano, ex europarlamentare genovese del Partito Democratico, fino al 2019 parte del gruppo dei socialisti e democratici, al centro dello scandalo del cosiddetto 'Qatargate', la maxi inchiesta della procura belga sulla corruzione all'interno del Parlamento Europeo, che ha portato agli arresti dell'ex eurodeputato Pd Antonio Panzeri, del suo ex assistente Francesco Giorgi, dell’ex vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, compagna di Giorgi e di Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale di una ong.

Fermo restando che la magistratura sta facendo il suo lavoro, - spiega Briano - quello che si sente è gravissimo. Fa male sapere che in qualche modo siano stati venduti i diritti umani e fa male anche che questa vicenda scredita un'istituzione in cui bisogna credere, perché l'Europa, la Commissione, il Parlamento e il Consiglio sono elementi fondamentali per il nostro futuro. Speriamo che l'indagine si concluda al più presto, che si capisca esattamente cosa sia successo. Si parla di un allargamento dell'inchiesta, io spero che sia il più ristretto possibile”.

Come ricorda l'ex europarlamentare, la vicenda riguarda temi a lei cari durante i cinque anni del suo mandato: “Facevo parte dell'intergruppo sul popolo saharawi con cui ho lavorato tantissimo, personalmente spingevo per una giustizia in questo senso e sapere che anche durante il mio mandato probabilmente c'era già qualche scorrettezza fa ancora più male”.

Nessun segnale d'allarme su attività illecite all'interno del gruppo in cui ha militato tra il 2014 e il 2019: “C'erano segnali, non solo dal mio gruppo, ma di tutto il parlamento, di posizioni politiche rispetto ai paesi del Medioriente, all'epoca non si parlava di Qatar, ma per il Saharawi c'erano posizioni che interpretavo come posizioni politiche, non avevo nessun sentore che potesse esserci altro dietro, non immaginavo neanche potessero esserci di mezzo mazzette. Spero ancora che la cosa sia più piccola di quella che sembra e spero che si faccia presto per capire la verità”.

Scandali sulla politica ce ne sono stati tanti nel nostro paese e in altri, – conclude – il contraccolpo è quello di allontanare sempre di più i cittadini dalle istituzioni. Io posso dire di aver sempre lavorato seriamente insieme ai miei colleghi soprattutto per i valori che contraddistinguono l'Europa e il mio gruppo. Noi lavoravamo tantissimo sui diritti umani, sul tema dell'ambiente, sulle priorità europee. Spero che l'indagine si circoscriva, questi reati riguardano le persone, non possono essere estesi a un'intera istituzione”.


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