È un bellissimo regalo per tutta la comunità pegliese, ma non solo. A partire dal 29 dicembre, nel complesso di Villa Pallavicini, riapre il Museo di Archeologia Ligure, dopo la fine dei lavori per la messa a norma. In programma, a partire dalle ore 12, una festa organizzata dal Comune di Genova, in collaborazione con associazioni e realtà economiche del Ponente cittadino.
Il pubblico potrà scoprire nelle diciotto sale poste su tre piani sfide, crisi e successi delle due specie umane vissute in Liguria durante centomila anni, da cui noi europei discendiamo. Le straordinarie raccolte archeologiche raccontano movimenti di Neanderthal e Sapiens, la vita dei cacciatori dell’era glaciale, l’arrivo dei primi pionieri marittimi mediterranei, le manifestazioni artistiche e spirituali, gli accampamenti in grotta, i primi villaggi, le strade e gli insediamenti più antichi della regione.
Nel percorso, si raccontano anche la nascita di Genova 2500 anni fa e i suoi primi abitanti, le relazioni con il Tirreno e il Mediterraneo, le lotte dei Liguri con Roma e la fondazione delle città della Liguria provincia romana.
Nel percorso espositivo allestimenti tradizionali, QRCode, strumenti, lance, materie prime e riproduzioni da manipolare e donne e uomini protagonisti episodi cruciali mirano a coinvolgere visitatori diversi per interessi e caratteristiche.
Inoltre, nella ‘Grotta dell’Archeologia’, realizzata nell’area di accesso a un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale nelle vicinanze del museo, nel parco di Villa Doria, il pubblico potrà rivivere momenti ed esperienze ‘quotidiane’ della vita nelle grotte liguri oltre seimila anni fa. Alle ore 12 sarà inaugurata la targa commemorativa dedicata all’archeologo siriano Khaled al-Asaad. La riapertura del museo sarà festeggiata con momenti musicali a cura della Conte Brass Band e nel pomeriggio con attività e laboratori per bambini e ragazzi. Gli eventi sono organizzati in collaborazione con la Scuola Musicale Giuseppe Conte e con il Cup - Centro Universitario del Ponente.
Tra i cinquantamila reperti conservati nello storico museo, si ritrovano testimonianze delle vicende più significative della storia ligure: dai grandi cambiamenti climatici del paleolitico, alle origini di Genova, fino all’ascesa di Roma e alla nascita delle prime città romane in Liguria. La provenienza dei reperti non solo da scavi archeologici, ma anche da alcune raccolte private, tra le quali spicca quella ottocentesca del principe Odone di Savoia, consente spunti narrativi anche su questo peculiare capitolo di un collezionismo colto e raffinato.
Molti i reperti importanti del museo. Si può citare anzitutto il Principe delle Arene Candide: scoperto a 6,70 metri di profondità nella Caverna delle Arene Candide (Finale Ligure, Savona), questo giovane cacciatore di 15 anni vissuto 24.000 anni fa (datazione non calibrata), deve il soprannome di ‘Principe’ allo straordinario corredo con cui è stato sepolto. È alto 1,70 metri, ha braccia molto robuste, specie la destra adatta a scagliare lance durante la caccia e gambe allenate da sforzi continui e prolungati. Le analisi fatte sulle sue ossa indicano che mangiava molta carne di animali selvatici, ma anche pesci e molluschi.
Ancora, spicca la Tomba 30 della Necropoli di via XX Settembre, una delle tombe più ricche e interessanti dell’intera necropoli preromana di Genova. Appartiene a una signora di alto rango, arrivata a Genova nel V secolo a.C. dall’area di Como e della Cultura di Golasecca, a seguito di un’alleanza matrimoniale. Il corredo comprende la splendida collana in ambra, importata dal Baltico, con elementi a forma di vaso portaprofumi, un ciondolo a forma di stivaletto, un disco fermapieghe in oro e alcune spille (fibule) in lega d’argento di diverse forme che si trovano anche nell’Etruria Padana.
Di notevole importanza è il gruppo scultoreo del Cerbero, che rappresenta un’opera straordinaria e unica realizzata a Genova nella prima età imperiale romana (I secolo a.C. - I secolo d.C.). Cerbero è un mostro della mitologia antica, un feroce cane con tre teste guardiano del regno dei morti. In questo esemplare, che conserva solo due delle teste, è accovacciato sulle zampe posteriori mentre la sua zampa anteriore destra poggia con gli artigli su una testa umana mozzata. Questa scultura in marmo apuano è stata ritrovata a Genova nella zona dell’attuale via Fieschi, in un’area di sepoltura prossima alla necropoli e lungo una via. Riunisce in sé elementi del mondo mediterraneo, come la figura mitologica del Cerbero, celto-liguri, come la testa umana mozzata e di ambito etrusco e italico come la coda a forma di serpente con cresta e bargigli.
Infine, si può citare la Tavola di Polcevera, il più antico documento giuridico riguardante i Liguri e Genova. Questa importante epigrafe in bronzo fu rinvenuta nel 1506 nei pressi di Serra Riccò, in Val Polcevera, nell’entroterra di Genova. Riporta in lingua latina l’arbitrato emesso nel 117 a.C. da due magistrati romani, i fratelli Minucii, riguardante i territori sotto il controllo di Genova in Val Polcevera. Il testo riporta i confini e le attività agro-pastorali permesse ai Vituri Langensi, popolazioni liguri della Val Polcevera, e dà importanti informazioni anche sul tracciato della via Postumia che attraversava quel territorio collegando Genova alla Pianura Padana e poi verso est all’Adriatico. Il documento è stato per molti anni simbolo delle antiche origini di Genova.