"È passato un anno dalla mancata presa in carico di oltre un migliaio di bambini con disabilità e, ad oggi, la situazione non è cambiata", lo scrive in una nota il capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale Gianni Pastorino.
"In Consiglio Regionale - scrive - ci siamo impegnati con interrogazioni e interpellanze, anche oggi l’opposizione ha posto al centro della discussione politica la questione. Continueremo la nostra lotta presentando nei prossimi giorni di discussione del Bilancio alcuni emendamenti a riguardo.
Ci troviamo davanti ad una Giunta sorda ed incapace di dare una risposte veloci e chiare. Una Giunta prigioniera di logiche burocratiche che andranno ad aggravare una situazione già difficile.
Basti pensare a cosa sta succedendo con i contratti a termine nei comparti sanitari e sociali delle nostre Asl. Solo un nostro intervento è riuscito a prolungare il contratto di circa 20 ostetriche in Asl 3 ma la situazione è difficile. A fine anno perderemo un numero consistente di assistenti sociali, educatori perché non rientranti nei criteri temporali previsti dalla norma nazionale per la stabilizzazione. Pensiamo poi a tutti gli operatori sociosanitari assunti con contratti Co.Co.Co. o interinali. Naturalmente tutto questo metterà a repentaglio servizio sociali offerti dalle Asl.
A pagarne il conto saranno sempre le lavoratrici e i lavoratori assunti a tempo determinato, formati e poi mandati via e gli utenti che si troveranno dei servi chiusi o depotenziati. Nei casi in cui i servizi restano attivi invece si allungheranno a dismisura i tempi di presa a carico.
A questo si aggiunge un servizio senz’altro positivo come il Maggiordomo di Quartiere, scaduto il 30 novembre. Un progetto che, nonostante la Giunta abbia confermato stamattina di voler rifinanziare, nella realtà prima di aprile non vedrà una ripresa.
La sintesi della Giunta Toti sulla sanità è questa: sempre più difficile affidarsi al servizio sociosanitario pubblico.
Abbiamo bisogno di una regione a misura di persona, di un servizio pubblico che risponda alle esigenze di chi è più fragile, di strutture sanitarie che guardino alle esigenze del territorio, alla domiciliarità che andrebbe a sgravare il lavoro all’interno dei nostri pronto soccorso, vessati da una lunga serie di interventi urgenti come vediamo in questi giorni".