Sappiamo tutti molto bene ormai che il periodo dell’adolescenza è un periodo di spensieratezza generale, ma a volte può essere molto più complicato di ciò che sembra. È quella fase della vita in cui i bambini diventano ragazzi ed iniziano a scoprire e sperimentare cose nuove. Purtroppo, però, ci sono delle volte in cui non ci si sente all’altezza di poter affrontare un periodo di questo genere, e si entra quindi in uno stato di ansia che nei casi più gravi può portare gli adolescenti ad avere paura di uscire di casa. Queste categorie di persone hanno un nome, sono gli Hikikomori. È un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato specificatamente per quelle persone che decidono di rinchiudersi nelle proprie abitazioni per lunghissimi periodi di tempo.
In Italia questa sindrome riguarda solitamente i ragazzi tra i 14 e i 30 anni, e ad oggi circa 100mila ragazzi si trovano in questa situazione di isolamento volontario, secondo quanto riportato da Ansa.
Ovviamente questa situazione si è aggravata negli ultimi decenni con l’avvento di Internet, che ha permesso agli individui di crearsi una realtà virtuale uguale, e forse anche migliore, rispetto a quella in cui viviamo quotidianamente. Questo non significa che la dipendenza da Internet ed il termine “Hikikomori” siano sinonimi, ma è ovvio che l’esistenza di un mondo virtuale nel quale non c’è bisogno di uscire dalla propria stanza per instaurare dei rapporti sociali sia preferibile per questa categoria di persone.
Purtroppo, con l’arrivo della pandemia due anni fa, questa condizione sociale è anche peggiorata. Tutti siamo rimasti chiusi in casa per circa 4 mesi della nostra vita, e quando era arrivato il momento di uscire di nuovo, ci siamo sentiti leggermente destabilizzati, perchè ormai avevamo sviluppato l’abitudine di rimanere dentro casa. Purtroppo però i più fragili non ce l’hanno fatta e non sono più riusciti ad uscire da questa condizione.
Sul mondo dei social ho trovato la testimonianza di una ragazza di circa vent’anni, Eva Maria Angelini, che è stata un’adolescente Hikikomori e che è riuscita a chiedere aiuto e ad uscire da questa brutta situazione. “La paura era di vivere davvero la mia vita” racconta la ragazza durante un’intervista, “non parli con nessuno, e se lo fai comporta un grande dispendio di energie”.
Una delle cause scatenanti del fenomeno Hikikomori è sicuramente l’ansia sociale, fattore che inconsciamente proibisce agli individui di uscire di casa per paura di non essere in grado di socializzare con il mondo esterno.
Questo fenomeno non va sottovalutato, perché purtroppo è molto difficile uscirne e rischia nel peggiore dei casi di cronicizzarsi con il tempo. Gli adolescenti, e non solo, che si trovano in questa situazione hanno un forte bisogno di un aiuto psicologico per cercare di guarire. I genitori sono la chiave per la guarigione, dovrebbero cercare di aiutarli e spronarli ad uscire di casa, senza farli sentire sbagliati.
Per supportare chi soffre di questo disturbo, nel 2013 in Italia è stata fondata l’associazione “Hikikomori Italia” dallo psicologo Marco Crepaldi. L’associazione nasce con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul tema dell’isolamento sociale volontario, e per far capire al gran numero di ragazzi che si trovano in questa situazione che non sono soli, e che possono uscirne.
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