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Attualità | 01 dicembre 2022, 07:16

Bacchette e pendolo per trovare l’acqua: la storia di Massimo Pittaluga

Pegliese, prima operaio, poi sindacalista e ora in pensione, si occupa di rabdomanzia: “L’acqua sottoterra c’è, va solamente cercata con pazienza. Io evito di fare trivellazioni inutili”

Bacchette e pendolo per trovare l’acqua: la storia di Massimo Pittaluga

La siccità è un problema tutt’altro che risolto. Sono arrivate le prime piogge, non se ne parla più con la stessa frequenza di prima ma ci sono molte zone, specialmente nell’entroterra della Liguria, che sono ancora all’asciutto e che, probabilmente, lo resteranno per sempre. Si pone quindi la necessità di trovare altri punti dove c’è acqua, dove la si può far sgorgare.

Ma siccome non è possibile trivellare tutto il sottosuolo, ecco che ritorna in auge un mestiere tanto antico, quanto affascinante e, di questi tempi, soprattutto utile: il rabdomante, ovvero colui che, con appositi strumenti, trova l’acqua sottoterra, perché la sente a livello energetico. Non è un compito per tutti, e infatti nella nostra regione si contano due persone che se ne occupano.

Uno di loro si chiama Massimo Pittaluga ed è originario di Pegli: nella vita è stato un operaio, poi un sindacalista, quindi è andato in pensione e si è dedicato alla rabdomanzia, “quando un pranoterapeuta, sentendo le mie mani calde, ha capito che avrei potuto essere particolarmente sensibile e mi ha spinto ad approfondire questa mia dote”.

Per trovare l’acqua sottoterra, cioè per essere un rabdomante, servono infatti le giuste tecniche, ma anzitutto serve la predisposizione: “Non tutti sentiamo l’energia allo stesso modo, c’è chi ne sente di più e chi ne sente di meno. Io l’acqua la trovo quasi sempre. Se non c’è, posso dire tranquillamente che non c’è. Ma dove passa l’acqua, io la trovo”.

È un mestiere utile per chi ha bisogno di costruire un pozzo, ad esempio, o anche per chi si trova in difficoltà a causa della siccità: “Noi in città non ce ne rendiamo più conto, perché apriamo il rubinetto e l’acqua esce. Ma ci sono situazioni nelle campagne molto gravi, a cominciare dai terreni e dalle case indipendenti. Infatti queste persone che vivono nell’entroterra mi chiamano moltissimo. Di solito a settembre termino gli appuntamenti, mentre quest’anno sto andando avanti ancora adesso”.

Ma come si fa a trovare l’acqua? Quali sono gli accorgimenti? “Anzitutto - spiega Massimo Pittaluga - si va sui territori e si guarda il tipo di piante che ci sono. Se ci sono alberi come salici, betulle e pioppi, significa che c’è umidità, e allora questo è il segnale che può esserci acqua nel sottosuolo. Poi, si prosegue con le bacchette”.

La prima bacchetta permette di trovare l’esatto punto dove scorre la falda acquifera, quindi a seconda dei suoi movimenti si delimita l’area di superficie della falda stessa. A seguire, il rabdomante utilizza altre due bacchette per individuare il punto dove far partire la perforazione del terreno. Ma quanto dev’essere profondo il foro stesso? “Lo dice un terzo strumento fatto a pendolo. Va posto sopra al punto dove si è deciso di forare, a seconda dei giri che fa il pendolo, si calcola un metro di scavo. Quindi se il pendolo farà venti giri, bisognerà scavare per circa venti metri”.

Sembra stregoneria, invece funziona. “Ho risolto un sacco di situazioni e il tutto senza fare buchi a caso. Lo ripeto: l’acqua sottoterra c’è, va solamente cercata con pazienza”. Massimo Pittaluga lo fa con impegno e passione. La rabdomanzia è una pratica antichissima, che ha sempre diviso: da una parte ci sono le persone che ci credono, dall’altra quelle che la considerano pura ciarlataneria.

Intanto, però, la scorsa estate anche alcune pubbliche amministrazioni hanno fatto ricorso ai rabdomanti, nel periodo più difficile della siccità. È il caso ad esempio, in Liguria, del Comune di Baiardo, nell’entroterra sanremese. Qui il sindaco ha deciso di ingaggiare un rabdomante, per cercare nuove fonti di approvvigionamento idrico attraverso il “metodo sensitivo agricolo”. La scelta del Comune è ricaduta su Renato Labolani, che al termine del primo sopralluogo aveva già trovato due punti al di sotto dei quali dovrebbero esserci delle sorgenti. Labolani, in passato, era stato ingaggiato anche da Silvio Berlusconi.

Alberto Bruzzone

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