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Attualità | 25 novembre 2022, 11:49

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l'appello del centro antiviolenza Mascherona "Fondamentale non lasciarle sole" (video)

Manuela Caccioni, responsabile del centro antiviolenza Mascherona, traccia un bilancio dell'anno: "Serve fare sensibilizzazione nelle scuole per contrastare la violenza di genere"

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l'appello del centro antiviolenza Mascherona "Fondamentale non lasciarle sole" (video)

Non lasciare sole le donne nel percorso di uscita da una relazione violenta, scegliendo di contrastare anche la violenza di genere con formazione e sensibilizzazione già dai primi anni delle scuole elementari.-

Sono questi i binari su cui viaggia il centro antiviolenza Mascherona che da anni sostiene le donne vittime di violenza offrendo supporto e aiuto.

A tracciare un primo bilancio e a raccontare le iniziative del centro è Manuela Caccioni, responsabile del centro antiviolenza Mascherona.

"Nel corso di quest’anno, quindi nella data odierna - racconta Caccioni - hanno contattato il centro antiviolenza 430 donne. Un dato in linea con gli anni precedenti, ci aggiriamo sempre intorno alle 500 donne. Abbiamo uno scarto del 20% quindi, rispetto alle donne che chiamano l’80% accede al centro antiviolenza intraprende questo percorso di fuoriuscita dalla violenza.

A oggi sono 368 le donne che fanno colloqui costantemente con noi per essere accompagnate nella loro fuoriuscita dalla violenza.

Dico essere accompagnate perché ricordiamoci che il lavoro del centro antiviolenza è quello che punta sull’autodeterminazione e sulla decisione della donna. Noi non facciamo mai niente che una donna non vuole: dalla denuncia, alla consulenza legale al sostegno psicologico, sono richieste che arrivano da loro dopo aver elaborato e tirato fuori questa problematica che molte volte si cela nella vergogna, nella paura, nella paura del giudizio, nella paura di essere anche ridicolizzate sul perché una donna sta tanti anni in una relazione violenta.

Il lavoro del centro poi è quello del non giudizio, dell’ascolto e dell’accompagnamento alla fuoriuscita. Noi sappiamo che uno degli elementi peggiori della violenza contro le donne non è tanto la violenza fisica, che si porta anche al femminicidio, non voglio minimizzare questo aspetto, ma è la violenza psicologica che porta all’isolamento e al non essere credute al non essere contestualizzate nella società e quindi la paura di emersione è più su questo aspetto.

Il lavoro del centro è proprio quello di sciogliere questi nodi, di portare le donne a non essere da sole e quando poi accedono al centro antiviolenza si sentono comunque che hanno delle amiche, seppur professioniste, che le accompagnano in questo percorso non più di solitudine".

La responsabile sceglie di sottolineare questo aspetto portando una testimonianza attiva: "Non da poco, una signora che da anni subiva violenza mi ha detto ‘Manuela se avessi saputo che c’era il centro antiviolenza prima, non sarei stata tutti quegli anni. Ma ero completamente sola’.

Questa signora è straniera, non ha nessun legame parentale, amicale, le poche amiche lui gliele ha negate e distrutte nel tempo della loro relazione quindi è fondamentale l’essere con qualcuno che la sostiene anche in decisioni che magari inizialmente fanno paura".

Tanti sono gli interrogativi delle donne vittime di violenza relativi a cosa succederà dopo l'avvio del percorso, così come tanti sono i dubbi sugli aspetti legali e diverse sono le donne che si domandano costantemente se le forze dell'ordine e i giudici crederanno alla loro versione ma, come ricorda la responsabile, "tutti questi aspetti se vengono affrontati insieme a professioniste del centro antiviolenza portano poi a un’uscita meno traumatica".

Ancora: "Il lavoro del centro è anche quello di connessione col territorio proprio perché le donne non si devono sentire sole e insieme agli attori istituzionali come forze dell’ordine, tribunale, pronto soccorso, servizi sociali quando ci sono bambini, lavoriamo per essere uniti su questo aspetto.

Rispetto agli anni in cui era più difficile trovare una linea comune, oggi la formazione e la sensibilizzazione, così come la condivisione di progetti con tutti gli attori della rete, fa si che sia più semplice per una donna essere sostenuta ed essere presa in carico, non avendo quell’aspetto che è la vittimizzazione secondaria cioè la paura di essere creduta o giudicata.

Il lavoro è quello di condivisione e di critica uno con l’altro se effettivamente può succedere che una donna, magari si senta non ascoltata in uno dei tanti ambienti in cui va a parlare della propria storia".

A rivolgersi ai centri antiviolenza sono donne di ogni estrazione sociale e di ogni età: "Non c’è la tipologia di donna che viene al centro antiviolenza - approfondisce Caccioni - arrivano donne di 18, 19 anni, ai 60, 70, 80 , italiane o straniere, culturalmente dalla terza media alle lauree, master o super professioniste che vogliono intraprendere questo percorso, che hanno dubbi sulla loro storia, Non è detto che una donna venga qua ed è consapevole di essere vittima di violenza, Molte donne vengono per analizzare la propria storia e chiedersi se subiscono violenza o meno".

Questo porta all'evidenza di un altro aspetto: "La cosa interessante è che non vengono solo più le donne ma veniamo contattate dalle insegnanti per fare formazione nelle scuole, da alunni o da scout che vogliono che andiamo nelle loro riunioni e parliamo della violenza di genere. Questo è fondamentale perché la mission del centro antiviolenza è si sostenere le donne vittime di violenza ma anche creare la sensibilizzazione e l’informazione su questa tematica che, ovviamente, non deve essere solo il 25 novembre e per questo infatti lavoriamo con tutte le scuole di ogni ordine e grado affinché ci sia questo tipo di sensibilizzazione.

Abbiamo fatto laboratori con bambini questo perché se vogliamo lavorare e sostenere le donne vittime di violenza, dobbiamo lavorare con chi lavora nella cultura e nell’istruzione e dobbiamo iniziare a fare queste sensibilizzazioni e insegnare ai bambini e alle bambine la parità di genere.

Questi laboratori a cui i bambini partecipano entusiasti, fanno si che poi si interrompa quello stereotipo che abbiamo sul genere maschile e femminile e fa riflettere sull’uguaglianza e la parità dei sessi". 

Le attività del centro antiviolenza proseguiranno: "Continueremo a fare sensibilizzazione nelle scuole. A oggi un dato interessante è che abbiamo fatto quasi 300 ore di formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, fa capire l’entità del lavoro che ha anche il centro antiviolenza al di fuori dei colloqui con le donne vittime di violenza. Abbiamo diversi progetti che sono volti a sostenere anche l’autonomia delle donne. Una volta che escono dalla casa rifugio magari non hanno piene risorse economiche, perché lavorano da poco, per questo stiamo creando una sorta di bacino economico per far si che le donne possano essere sostenute. Questo anche grazie a dei progetti ministeriali e regionali che fanno si che possiamo aiutare le donne in questo percorso di autonomia. Dopodiché, abbiamo la nostra agenda 2023, ormai ogni anno presentiamo l’agenda del centro antiviolenza, 12 mesi contro la violenza, che sarà presentata intorno all’8 o al 9 dicembre, quest’anno la tematica è proprio sull’editoria femminile quindi com’è importante che anche i testi e la sensibilizzazione della tematica della violenza di genere venga anche vista e scritta da delle donne, soprattutto della nostra città, che ci accompagneranno con i loro scritti. Questo perché quest’anno il premio Nobel è stato vinto da una donna, dopo tanti anni di silenzio solo maschile, e abbiamo pensato di cavalcare anche noi quest’onda, quindi ci sarà quest’iniziativa poi tante altre che sono legate a dei progetti come borse lavoro per le donne vittime di violenza, dote di autonomia o regali ai bambini delle case rifugio e via dicendo".

La responsabile conclude: "Per rivolgersi al centro di violenza è possibile recarsi personalmente in piazza Colombo 3/7 o chiamare  allo 010 587072 o, ancora accedendo al 1522 che, è il numero nazionale gratuito per le donne vittime di violenza che vengono messe in contatto con i centri antiviolenza che sono riconosciuti dal ministero delle pari opportunità".

Isabella Rizzitano

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