Eventi - 04 novembre 2022, 08:01

Teatro Akropolis: il 5 novembre la Giornata Buto con Cristiani, Taiuti, Wakamatsu e il film di Iwana

La giornata dedicata alla danza butō è un unicum nel panorama nazionale e sin dal 2018 rappresenta una pagina importante del Festival Testimonianze ricerca azioni di Teatro Akropolis, arrivato alla XIII edizione con la direzione di Clemente Tafuri e David Beronio. Sabato 5 novembre a Palazzo Ducale (piazza Matteotti 9) di Genova si potrà assistere a tre performance e a un film che sviluppano altrettante ricerche in questa particolare forma d’arte contemporanea, nata in Giappone negli anni Cinquanta. La danza butō. Dai maestri alle nuove generazioni di performer è il titolo della giornata tematica, realizzata in collaborazione con Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura, con il patrocinio di Consolato Generale del Giappone a Milano e Istituto Giapponese di Cultura in Roma. I protagonisti sono Alessandra Cristiani nella prima assoluta di Matrice – da Ana Mendieta, il maestro Masaki Iwana, scomparso nel 2020, nel film Vermilion Souls, Stefano Taiuti in Corpo d’acqua e Moeno Wakamatsu, compagna di Masaki Iwana nell’arte e nella vita, protagonista della prima nazionale di Consumed by the Invisible, in cui è accompagnata da Lê Quan Ninh alle percussioni. 

Tutto si svolge nelle sale al primo piano nobile di Palazzo Ducale. Si comincia alle 16 nella Sala del Maggior Consiglio con la prima assoluta di Matrice – da Ana Mandieta con Alessandra Cristiani, prima tappa della trilogia La questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mandieta. C. Cahun, S. Moon. Ana Mendieta è un’artista nata a Cuba nel 1948, portata a 13 anni negli Stati Uniti con l’operazione anticomunista Peter Pan, tra campi profughi e adozioni. Uno sradicamento forzato a cui ha reagito con una produzione artistica che va alla ricerca di una madre/patria perduta per sempre con una sintesi fra body art e land art, con esiti molto forti. Morì nel 1985 cadendo dal 35° piano del grattacielo newyorchese dove abitava con il marito. Alessandra Cristiani nella sua performance rivive la questione del linguaggio e dell’arte di Ana Mendieta, andando alla «matrice, ossia alla foce di se stessi. Il corpo come Mater –sono le sue parole – condizione generativa e trasformativa. Luogo attraversato e attraversabile, infinite le sue nature, indecifrabili i suoi sigilli. Con pudore cerco la via per retrocedere alla sorgente, nella visione di un corpo originario e salvifico, colmo e cavo, nell’utopia di una terra lentissima e propizia. Cerco nella performance una strategia esistenziale, la ritualità di un viaggio che possa ricongiungermi a un innato sapere percettivo, all’innesco delle forze primarie, alle loro pulsioni vitali. La corporeità radica. È qualcosa che battezza, che intrappola, che libera. Desidero la concretezza della sua lingua». Nello spettacolo è presente il nudo integrale. 

Il secondo appuntamento è con il cinema. Nella sala Liguria alle 17 viene proiettato il film Vermilion Souls di Masaki Iwana, introdotto da un incontro con Samantha Marenzi, docente al DAMS dell’Università Roma Tre, e da Moeno Wakamatsu, compagna d’’arte e di vita di Masaki, che proprio a Palazzo Ducale nel 2018 ha portato lo straordinario Vie de Ladyboy Ivan Ilitch, ospite di Testimonianze ricerca azioni. 

Si prosegue alle 20.45 nella Sala del Minor consiglio con Corpo d’acqua di Stefano Taiuti, che indaga l’avanzare dell’oscurità, l’entrare nell’acqua, il venire alla luce, il sostare e il tornare nell’ombra. Infine, alle 21.30 nella Sala del Maggior Consiglio la giornata butō si chiude con la prima nazionale di Consumed by the Invisible, con l’ideatrice e performer Moeno Wakamatsu e il percussionista Lê Quan Ninh. «Mi piace pensare al danzatore – scrive Wakamatsu nel volume XIII Testimonianze ricerca azioni pubblicato da AkropolisLibri – come a un artigiano. Non c’è fine allo studio e alle scoperte sul funzionamento della percezione, sulla nostra fisicità, sulla nostra coscienza». E ancora: «Il cambiamento che alla fine dobbiamo compiere è diventare l’ascolto, diventare lo sguardo. Ogni danza è un viaggio, un invito al viaggio attraverso il sogno. Gran parte del mondo ci è invisibile nella vita ordinaria, ma se e quando scivoliamo nella fessura del tempo, intravediamo le immagini che escono da questo mondo invisibile. Allora, come artisti, crederemo pienamente nell’invisibile e lasceremo che la nostra presenza ne sia consumata». 

Redazione