Alcuni volontari dell’associazione Rewild Liguria hanno lanciato l’allarme per il ritrovamento di un gruppo di sette cavalli selvaggi dell’Aveto.
Dopo aver diffuso un appello per evitare che gli animali venissero trasferiti in un allevamento a Imperia “per diventare carne da macello”, rilanciato anche da altre associazioni animaliste come Meta Parma e "Animalisti Italiani”, il sindaco di Borzonasca e i dirigenti dell’Asl 4 chiavarese hanno discusso della situazione con alcuni membri dell’associazione Meta: "Siamo stati contattati da un'associazione ligure per occuparci di questo caso - racconta all'agenzia Dire Valerio Vassallo, responsabile di Meta Biella - secondo i testimoni, le catture dei sette cavalli sono avvenute senza rispettare le norme etologiche e di benessere degli animali. Gli equini vivono da alcuni anni allo stato brado, dove si sono ambientati e riprodotti. Ma secondo l'amministrazione comunale, gli animali avrebbero causato incidenti e tensioni negli abitanti del posto. Il sindaco quindi, in accordo con l'Asl locale, ha deliberato la cattura. Ora gli animali sono circoscritti in un'area recintata, in attesa di essere trasferiti. Abbiamo mandato una diffida all'amministrazione comunale e siamo pronti a denunciare il sindaco per peculato, se i cavalli venissero dati a un allevatore privato in questo modo, infatti, si garantirebbe un profitto all'allevatore, che sarebbe vincolato a non vendere i sette cavalli, ma non avrebbe alcun divieto per i figli. E alcune cavalle sono già incinte".
L’associazione animalista sostiene inoltre che l’amministrazione comunale avrebbe violato la procedura prevista in questi casi per lo spostamento di animali considerati pericolosi, poiché la recinzione è stata creata senza prima consultare l’Ispra.
La richiesta è che i cavalli vengano riportati nel loro habitat naturale, a Borzonasca sulle alture. "Capiamo che il sindaco deve occuparsi dell'incolumità pubblica, ma se proprio vuole spostare questi cavalli almeno deve sentire l'Ispra. Che immaginiamo lo obbligherà a riportare i cavalli in altura o, almeno, a darli in accudimento a un'associazione animalista. E se l'unica soluzione dovesse essere quella di darli a un allevatore, almeno che lo si obblighi a non vendere neppure i figli. Ma in quel caso dubitiamo che qualsiasi allevatore prenderebbe I cavalli pro bono" conclude Vassallo.