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Attualità | 09 ottobre 2022, 07:20

7 ottobre 1970, Genova devastata dall'alluvione

La prima grande alluvione a Genova è costata la vita a 44 persone. Sono bastate 24 ore di pioggia per bloccare autostrade e ferrovie e per lasciare 2mila persone senza casa

7 ottobre 1970, Genova devastata dall'alluvione

Sono circa le 19 del 7 ottobre del 1970 e su Genova, il cielo, che già da qualche ora dava solo pioggia, si prepara a riversare una quantità d’acqua mai vista prima.

A complicare la situazione ci si mette anche la mareggiata che blocca il flusso delle acque dei torrenti.

Un diluvio di quasi 24 ore che lascia la città sommersa di fango e che si porta via 44 persone lasciandosi dietro una devastazione enorme.

E’ la prima grande alluvione con cui deve fare i conti la Superba.

Dalla serata del 7 ottobre fino alle 17 del giorno dopo, oltre novecento millimetri di pioggia hanno martoriato la città: i torrenti Leira, Polcevera, Fereggiano e Bisagno escono dagli argini.

La furia delle acque del Bisagno si porta via due delle cinque arcate del ponte di Sant’Agata, posizionato sull’alveo fin dal Medioevo.

Gravissimi i danni anche in provincia, soprattutto a Masone; autostrade e ferrovie bloccate, oltre 2000 sfollati, qualcuno si salva a fatica e si deve guardare in faccia il disastro.

Finita la pioggia, i genovesi non rimangono con le mani in mano.

Mentre le lacrime, un misto di dolore e rabbia, rigano i volti di giovani e meno giovani, tutti si ritrovano a spalare fianco a fianco per lenire i segni di quella devastazione e ritornare a una vita che, dopo la tragedia, non sarà mai più la stessa.

Genova troppe volte ha dovuto fare i conti con la furia dell’acqua e sempre ha trovato nei suoi cittadini degli “angeli”, quegli “angeli del fango” che portano impresso nella memoria il ricordo dell’odore del fango, le mani sporche e indolenzite, i volti sconsolati di chi si è trovato a dover ricominciare, perdendo quanto realizzato con anni di sacrifici.

Ciascuno di noi, purtroppo, ha visto le alluvioni e ha scoperto una sorta di senso di attaccamento alla città della Lanterna che forse non pensava di avere.

Vedere Genova martoriata, anche a causa delle male gestioni e della noncuranza che spesso tutti mettiamo quando si tratta della cosa pubblica, ha scatenato un senso di appartenenza, di orgoglio verso quella città che troppo spesso sta stretta, soffoca le speranze ma che, con altrettanta forza, richiama a sé e incanta con la sua proverbiale durezza che altro non è che timida voglia di mostrarsi solo a chi ha la tenacia di andare oltre le apparenze.

 

Isabella Rizzitano

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