Quattromila litri di idrocarburi, e quindi di sostanze altamente inquinanti, finiscono nel torrente Varenna e, a una settimana di distanza, con le bonifiche ancora in corso, nessuno è in grado di dire a quanto ammonti il danno ambientale, quali sono le conseguenze di questo incidente, come esattamente siano andate le cose, se ci siano rischi per la salute dei cittadini.
È tutto così: si verifica uno degli episodi più gravi degli ultimi anni nel Ponente genovese costellato di servitù, ma la cittadinanza si aggiorna a spizzichi e bocconi, quella stessa cittadinanza che, facendo il suo dovere, ha dato martedì scorso l’allarme per le sostanze oleose all’interno del corso d’acqua.
Oggi dell’episodio si è parlato in Consiglio Comunale, attraverso le interrogazioni a risposta immediata presentate dalla consigliera della Lista RossoVerde, Francesca Ghio, e dalla consigliera del Partito Democratico, Rita Bruzzone, alle quali ha risposto l’assessore comunale all’Ambiente, Matteo Campora, il quale ha fornito una risposta assai interlocutoria: “Sappiamo quanto avvenuto, si stanno effettuando le bonifiche del caso, Eni si è attivata con il proprio piano d’intervento”.
Peccato che il piano d’intervento, come riferito anche dalla consigliera Francesca Ghio, sul sito web dell’azienda risulti ‘in aggiornamento’. Secondo Campora, “il Comune è in contatto con i vari enti, è stata attivata la Protezione Civile Regionale, Arpal ha eseguito le indagini. È evidente che si tratta di un episodio che non avrebbe dovuto avvenire. Il Comune sta facendo le verifiche con Eni e con tutte le aziende che svolgono attività di questo tipo, dopodiché ci saranno le indagini. Auspico che le operazioni di bonifica si concludano il più velocemente possibile, per andare a comprendere il danno provocato. Al momento tutti gli atti sono secretati”.
Così non si può avere idea di quanto è successo. Un atteggiamento assai ricorrente, quando accadono situazioni di questo tipo. Non hanno ottenuto quindi risposte né la consigliera Ghio né la consigliera Bruzzone, che le chiedevano per la cittadinanza. Secondo Francesca Ghio, “è necessario che si torni a prevedere le esercitazioni per i cittadini in caso d’incidente”, mentre Rita Bruzzone ha chiesto “se corrisponde al vero che Eni intenda stoccare prodotti raffinati”.
Intanto, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta. Il fascicolo è nelle mani del pm Paolo D’Ovidio, coordinatore del Pool Ambiente, che ha raccolto le relazioni giunte sinora da Arpal, Vigili del fuoco e Polizia Locale. Un altro approfondimento, invece, è stato avviato dalla Prefettura, che ha chiesto una dettagliata relazione ai tre organi di polizia giudiziaria che sono intervenuti. I depositi di Fondega Nord, da cui è partito lo sversamento, sono uno dei siti nazionali ‘a grande rischio’, e quindi soggetti alle disposizioni della Legge Seveso.
“Stiamo parlando dello sversamento di quattromila litri di idrocarburi da parte dei depositi di Eni. - ha commentato Francesca Ghio a La Voce di Genova – Il problema principale da cui parte la questione è l'allarme che sembra non essere partito dagli enti preposti o da Eni, ma sono stati dei cittadini ad accorgersene dall'odore e dal colore dell'acqua. Questo è il primo passaggio da cui bisogna lavorare con dei piani di rischio, monitoraggio e gestione. La risposta di Campora è stata molto sul 'ci dispiace', ed è giusto che sia così, e sul rimandare ad Arpal la responsabilità di quanto successo. La verità è che sono fatti che accadono e si dovrebbe imparare da quanto già successo, come nel 2014 a Fegino e a Pegli. Mi sembra inverosimile che nel 2022 siamo di nuovo qua a parlarne, al di là del fatto che il rischio sia stato gestito al meglio possibile, ma ci sono conseguenze che rimangono. Sono contenta che l'interrogazione sia stata fatta sia dalla nostra lista che dal Partito Democratico, e sono contenta che la risposta della giunta e dell'assessore Campora sia stata di chiedere scusa. Abbiamo chiesto anche come il sindaco vuole gestire la questione, lui è il primo responsabile della salute dei cittadini e delle cittadini, quindi anche questa assunzione di responsabilità come si traduce in azioni concrete per la previsione di futuri danni simili”.