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Attualità | 16 agosto 2022, 09:00

Caro mangimi, siccità e pratiche sleali, si bevono il nostro latte. Allevatori sul piede di guerra. Ramello (Coldiretti): “Pronti a denunciare chi non applica i prezzi stabiliti”

Il responsabile economico di Piemonte e Liguria di Coldiretti senza filtri al nostro quotidiano per una denuncia forte a tutela di uno dei settori più importanti del paese

Caro mangimi, siccità e pratiche sleali, si bevono il nostro latte. Allevatori sul piede di guerra. Ramello (Coldiretti): “Pronti a denunciare chi non applica i prezzi stabiliti”

“Siamo pronti a denunciare chi mette in atto pratiche sleali che danneggiano il mercato agricolo, i produttori ed i consumatori”.

Il bicchiere - in questo caso di latte - è colmo: il settore dell’allevamento bovino vive un periodo di crisi che non ha precedenti, in più - questo denuncia Franco Ramello, responsabile economico di Piemonte e Liguria per la Coldiretti - “alcuni caseifici non si sono adeguati al prezzo dettato dall’indice Ismea, che certifica i prezzi all’origine dei prodotti agricoli. Per il latte la cifra stabilita è di 50,8 centesimi al litro”. 

 

Una cifra che, a quanto pare, non tutti i caseifici rispettato, mettendo così in difficoltà i produttori. 

“Purtroppo è un fenomeno ricorrente - ribadisce Ramello - e non solo nel settore del latte, per questo come Coldiretti siamo pronti a denunciare chi non rispettano le regole. È un passo molto difficile da compiere e non solo dal punto di vista pratico, però se questa è l’ultima arma che abbiamo per tutelare i nostri allevatori, la useremo. Perché viste le speculazioni lungo la filiera, Coldiretti è pronta ad applicare il decreto sulle pratiche commerciali sleali”.

A livello di costi, cosa incide di più sul mondo dell’allevamento di bestiame?

“Come sappiamo il prezzo dell’energia è raddoppiato ma sono soprattutto il caro alimentazione e la siccità a pesare in maniera negativa su quello che è un comparto trainante per l’economia del nostro Paese. La carenza idrica in pianura è evidente e anche negli alpeggi, sui 1500 metri, l’abbeveraggio è diventato critico, tanto che qualche allevatore ha deciso di scendere dagli alpeggi. I cereali poi sono diventati merce preziosa: grano e mais hanno raddoppiato il costo, con un aumento che è iniziato già all’inizio del 2021. Pandemia, siccità, guerra, hanno sicuramente inciso ma anche la speculazione ha fatto la sua parte. Il mais ed il grano dall’inizio dell’anno, da 22 euro al quintale sono passati a 43. Se a questo aggiungiamo che alcuni caseifici non rispettano ma abbassano il prezzo che ogni mese viene fissato dall’Ismea, è facile intuire che il settore rischia di perdere il proprio equilibrio”.

 

Eppure la produzione lattiero casearia è un fiore all’occhiello del nostro Paese.

“Sì e in questi ultimi anni sono sempre di più i giovani che si avvicinano all’allevamento di vacche, rilevando l’azienda di famiglia o fondandone una nuova. Stiamo costatando un buon ricambio generazionale, che fa ben sperare per il futuro.  Basti pensare che nel solo Piemonte ci sono mille e 900 stalle da latte, per una produzione che si aggira sui 12 milioni di quintali all’anno”.

In Liguria, dopo un periodo di difficoltà - con un calo sia della raccolta che della trasformazione - la produzione di latte è cresciuta del 20 per cento, per un giro d’affari sui 300mil euro.

“Inoltre nei nostriterritori, la buona pratica del pascolo e dell’alpeggio nel periodo estivo - tradizioni che altrove non vengono praticate - donano al nostro latte una qualità particolare, facendone una eccellenza che poi si riversa sui nostri ottimi formaggi, grande volano economico per il settore in tutto il mondo”. 

Tra poco l’Italia andrà al voto, cosa chiedere al nuovo governo che si insedierà? 

“Interventi strutturali che portino alla realizzazione di invasi e microinvasi per aiutare il settore durante i periodi di siccità e poi una ripartizione più equa lungo tutta la filiera”. 

 

Namur

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