Politica - 17 luglio 2022, 14:08

"No al Biodigestore Saliceti", martedì presidio in consiglio regionale

"Per tale importante appuntamento una delegazione di amministratori, comitati e associazioni ambientaliste organizza un presidio a partire dalle ore 11 davanti alla sede dell’assemblea regionale"

"Martedì 19 luglio il consiglio regionale è convocato per approvare il nuovo piano ligure dei rifiuti, che ripropone la costruzione di un biodigestore da 90.000 ton/a di rifiuti organici a Saliceti di Vezzano Ligure, bocciato dal TAR con sentenza del marzo scorso. Per tale importante appuntamento una delegazione di amministratori, comitati e associazioni ambientaliste organizza un presidio a partire dalle ore 11 davanti alla sede dell’assemblea regionale per manifestare il nostro dissenso contro un progetto già bocciato dal Tar". Lo scrive in una nota il coordinamento No Biodigestore Saliceti.

"La provincia spezzina, - si legge nella nota - che vanta il record di oltre il 75% di raccolta differenziata in Liguria, produce meno di 30.000 t/a di Forsu. Nella pianificazione vigente un biodigestore era previsto di dimensioni più ridotte (45.000 t/a per servire La Spezia e il Togullio) a Boscalino di Arcola al posto di un inceneritore dismesso da anni. La scelta di Iren di cambiare sito e raddoppiare la capienza, avallata dalla Regione,  è dunque volta a supplire alle croniche carenze impiantistiche della Città metropolitana.

Da tre anni le amministrazioni e i cittadini di Vezzano Ligure e Santo Stefano contrastano il progetto.

A Saliceti è già in esercizio dal 2005 un impianto di trattamento biologico meccanico (TMB) di rifiuti indifferenziati. Nel 2013 fu devastato da un incendio (come capita ai TMB, vedasi Malagrotta). Nel 2017 è stato ristrutturato e la capacità aumentata da 70.000 a 105.000 ton/a. La Spezia col suo 75% di raccolta differenziata, produce 28.000 tonnellate di rifiuto secco. Anche in questo caso l’impianto è al servizio della Città Metropolitana. Due domeniche fa il TMB è stato nuovamente danneggiato da un principio d’incendio, che ha interessato l’impianto elettrico. I danni sono stati limitati dal pronto intervento dei vigili del fuoco. Ebbene il biodigestore, che trasformerà il biogas prodotto dai rifiuti organici in sei milioni di mc di metano da immettere nella rete Snam, sorgerà a meno di 50 metri dal TMB. Gli incendi e le esplosioni sono i fattori di rischio predominanti nei più gravi incidenti in Europa nei biodigestori.
Ma non solo c’è un serio rischio incendio. L’impianto sorge sulla falda del fiume Magra e la intercetta con le vasche di raccolta dei reflui, che contengono ammoniaca. In caso d’incidente o di alluvione (l’area è a criticità idrogeologica) è a rischio l’acqua potabile per oltre 150.000 abitanti. In periodo di siccità questo tipo di impianti sono un problema: assorbono 1 tonnellata d’acqua ogni 5 tonnellate di rifiuti.

Come corredo di 'attentato' all’ambiente, oltre ai dieci milioni di mc di CO2 che l’impianto immetterà in atmosfera, c’è la prossimità (75 metri) al Parco Magra, sito protetto dalla UE,compreso in Rete Natura 2000.

Confidiamo fino all’ultimo in un ripensamento nella maggioranza che sostiene il presidente Toti, soprattutto da parte di quelle forze politiche popolari, come la Lega, che porta avanti lo slogan 'Ciascuno padrone a casa propria': non tratteci come una colonia di Genova. Se non altro perché siamo la provincia più virtuosa in tema di rifiuti e perché a Genova già mettiamo a disposizione un TMB con i suoi rischi.

Comitato No Biodigestore, promotore del presidio di martedì a cui hanno aderito i comuni di Vezzano e Santo Stefano, i comitati Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune, Cittadinanzattiva, Italia Nostra.

Redazione


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