Si torna a discutere di salario minimo. Il governo, tramite il ministro del lavoro Andrea Orlando ha proposto l'introduzione di un tetto minimo salariale specifico per ogni categoria, ovvero che lo stipendio e tutte le tutele salariali a beneficio dei lavoratori siano garantite dal contratto nazionale relativo a un determinato settore.
La proposta è in fase di studio, Orlando ha parlato di un primo accoglimento da parte delle forze politiche, ma la discussione è ancora in corso, in primis tra gli alleati. Da tempo il Movimento 5 Stelle chiede l'introduzione del salario minimo a 9 euro l'ora, il leader ed ex premier Giuseppe Conte lo ha inserito tra i punti irrinunciabili per proseguire l'esperienza dei 5 Stelle nel governo Draghi.
La discussione sul salario minimo non riguarda ovviamente solo i partiti di maggioranza, ma anche le categorie, in primis Confindustria e i sindacati. Per questi ultimi bisogna innanzitutto eliminare gran parte dei contratti collettivi stipulati negli anni da sigle che non rappresentano i sindacati confederali, ovvero Cgil, Cisl e Uil.
“Siamo arrivati a mille contratti nazionali stipulati da categorie poco rappresentative, meno della metà di questi contratti sono firmati dai sindacati confederali”, spiega a La Voce di Genova il segretario della Camera del Lavoro di Genova Igor Magni.
Per Magni, che preferisce parlare di minimo salariale piuttosto che di salario minimo, la priorità è quella di coniugare al tetto minimo una serie di tutele che andrebbero estese a tutti i lavoratori, come malattia, ferie e maternità. Secondo la Camera del Lavoro bisogna anche intervenire sui contratti collettivi che da tempo attendono un adeguamento. “Per fare un esempio, sono otto anni che il contratto dei lavoratori della vigilanza privata non viene rinnovato”, spiega Magni.
Un ostacolo alla definizione del salario minimo, soprattutto se esteso a tutte le categorie senza distinzioni, è stato paventato da Confindustria, e riguarda l'aumento del costo del lavoro. Da anni le imprese chiedono l'abbassamento del cuneo fiscale, ovvero la differenza tra quello che l'azienda paga e quello che il lavoratore percepisce in busta paga. Nelle scorse settimane, durante la presentazione di un report sul lavoro, il presidente di Confindustria Genova Umberto Risso aveva parlato della necessità dell'abbattimento del cuneo fiscale. “E' cosa nota – aveva detto - che il costo del lavoro in Italia non è inferiore a quello di altri paesi, mentre quello che rimane in tasca al lavoratore è decisamente più basso, da tempo ci battiamo per un abbattimento, magari tutto a favore del lavoratore del cuneo fiscale, forse questo governo lo farà nell'ultimo trimestre, si parla di quattro miliardi da mettere a disposizione”.
Sul tema anche i sindacati chiedono un intervento al governo: “E' una nostra battaglia che portiamo avanti da tempo, – spiega Magni – prima che scoppiasse il conflitto tra Russia e Ucraina. Noi chiediamo un ulteriore intervento da parte del governo a favore dei lavoratori e dei pensionati. Finora le agevolazioni hanno riguardato le imprese e questo può aver funzionato in termine di contenimento degli esuberi, ma ci vuole un intervento che consenta ai lavoratori di mettere insieme il pranzo e la cena, bene il bonus da 200 euro, ma non dovrebbe essere unatantum”.
Politica - 13 luglio 2022, 16:00
Salario minimo, c'è la proposta del governo, i sindacati: "Battaglia giusta, ma si intervenga sul cuneo fiscale"
"Finora le agevolazioni hanno riguardato le imprese e questo può aver funzionato in termine di contenimento degli esuberi, ma ci vuole un intervento che consenta ai lavoratori di mettere insieme il pranzo e la cena"
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