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Attualità | 18 giugno 2022, 13:28

Multedo, torna all’antico splendore l’Oratorio dei Santi Nazario e Celso

Terminati i lavori di restauro agli affreschi di Lazzaro Tavarone, grazie all’impegno della Confraternita, della Soprintendenza, della Curia e delle Fondazioni Carige e Compagnia di San Paolo. Un libro racconta tutto il percorso

Multedo, torna all’antico splendore l’Oratorio dei Santi Nazario e Celso

È una delle più antiche chiese del Ponente genovese ed è appena tornata al suo antico splendore grazie a un sapiente e accurato restauro. Da qualche giorno sono completi i lavori all’Oratorio dei Santi Nazario e Celso di Multedo, dove sono realizzati alle pareti i magnifici affreschi di Lazzaro Tavarone. È un punto di riferimento, questa chiesa, non solo per il quartiere, ma anche per tutta la città e per l’ambiente delle confraternite in particolare, visto che qui è attivissima la Confraternita di San Nazario e Celso guidata dal priore Emanuele Montaldo che tanto si è data da fare per arrivare a questo punto, per vedere nuovamente bellissimo il proprio luogo di culto, per portare la mente ai tempi gloriosi.

La chiesa completamente restaurata è stata presentata ieri pomeriggio al pubblico e, nell’occasione, è stato presentato anche il libro ‘Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Multedo’, che è edito da Sagep e che racconta, fase per fase e con dovizia di particolari, come sono andati questi lavori, grazie alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Genova, alla Curia Arcivescovile di Genova, alla Fondazione Compagnia di San Paolo, alla Fondazione Carige e alla stessa Confraternita.

Il volume è realizzato con la cura di Cristina Pastor della Soprintendenza, con coordinamento redazionale di Annarita Bruno e di Luce Tondi. “Questo oratorio - sostiene Manuela Salvitti, soprintendente ad interim - è un patrimonio di tradizione e di arte unico nella sua specificità, che la Confraternita continua da sempre a custodire, difendere e salvare con passione e con devozione. L’oratorio, realizzato nelle sue forme attuali all’inizio del XVII secolo, sulla preesistenza dell’antica chiesa dei Santi Nazario e Celso, rappresenta non solo un notevole esempio di edificio di culto della tradizione costruttiva ligure, ma anche uno degli esempi più evidenti di come il radicamento antico della fede abbia trovato mirabile sintesi di tradizione, storia, cultura popolare e arte”.

Manuela Salvitti ricorda come “grazie ai contributi ottenuti dalla Cei, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino e dalla Fondazione Carige, la Confraternita, impegnando tutte le proprie risorse e le offerte raccolte tra i fedeli multedesi, ha portato a compimento i primi interventi di consolidamento dell’oratorio e consolidamento della volta. Il lavoro è continuato l’anno successivo: durante il 2016 con fondi ministeriali la Soprintendenza ha realizzato il restauro artistico dell’abside, mentre la Confraternita ha provveduto al rifacimento della copertura esterna e della struttura lignea portante del tetto dell’abside. Sempre con fondi ministeriali, ecco gli interventi sullo straordinario e ricco ciclo di affreschi che lo decorano”.

Il priore Emanuele Montaldo tiene a ringraziare “chiunque abbia dato il proprio contributo, ma anche i parroci don Valter Molinari, don Albino Giordano, padre Giuseppe Parisi che, durante i lavori, sono stati comprensivi e collaboratori attivi per portare a compimento le complesse attività. Doveroso ringraziare anche i tre precedenti parroci, andando a ritroso nel tempo: don Enrico Costigliolo, don Giuseppe Ferraro e l’indimenticabile don Luigi Montaldo. Di quest’ultimo, ricordo l’attiva partecipazione alla vita della Confraternita e l’attenta e appassionata opera di riordino e di ricerca dei documenti conservati nell’Archivio parrocchiale: si devono a lui importanti ritrovamenti anche perché, durante il periodo bellico, sono stati dallo stesso messi al sicuro”. L’Oratorio dei Santi Nazario e Celso è uno dei simboli di Multedo. E oggi Multedo, anche grazie a tutto questo lavoro, è un posto ancora più bello. I nostri nonni e i nostri bisnonni staranno festeggiando pure loro.

Alberto Bruzzone

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