Ciriaco De Mita è stato una figura di indubbia importanza e grande caratura nella vita politica italiana, quando questa era a livelli alti e gli statisti veri governano il Paese. In questi giorni si celebra il centenario di Enrico Berlinguer e, sopite dal tempo e dalla storia le separazioni ideologiche, che in allora almeno esistevano come idee, si riconosce a molti personaggi bipartisan, statura politica e intellettuale di altissimo profilo e livello. Con De Mita, morto stamattina nella sua Avellino, ebbi un rapporto particolare ai tempi del pentapartito e quando tra lui e Craxi c'era alleanza e intesa, scontri dialettici e separazioni improvvise. Cadute di governo e ricostituzione di altri con analoghe maggioranze. Cambiava tutto e non cambiava niente, ma il significato politico era forte e imprimeva spesso svolte non da poco ai rapporti tra i partiti, il potere e la gente. All'epoca i giornalisti seguivano i comizi e ne scrivevano; diverso da ora che la tv è il mezzo più potente ed immediato. La carta stampata di quell'era politica aveva efficacia non da poco e nei miei ricordi da giovane cronista è molto nitido quello di un comizio appunto di Ciriaco De Mita, ex segretario Dc, ex primo ministro, che praticamente fece cadere il governo e portò a elezioni anticipate. In un allora cinema di via XX Settembre De Mita attaccò gli alleati socialisti e concluse il suo intervento dicendo che questi, stante il loro atteggiamento, erano dannosi o pericolosi per il Paese e la democrazia. Non mi chieda il lettore di ricordare di più e più precisamente perché eravamo a fine anni '80 e da allora ho seguito innumerevoli eventi e ho scritto migliaia di pezzi. Ma De Mita era tanto irruento quanto simpatico e mi ricordo bene che riportai per il quotidiano Avvenire quella frase, con l'attacco del mio pezzo che affermava come, di fatto, a Genova, il segretario democristiano, avesse dato inizio alla campagna elettorale. De Mita tornò a Genova proprio per questa e non molto tempo dopo quando, sempre per Avvenire, giornale con il quale collaboro da circa 40 anni, seguii il suo comizio elettorale. Prima che iniziasse a parlare, andai a salutarlo e ricordo un suo abbraccio tanto forte quanto affettuoso e i suoi complimenti perché l'attacco del mio pezzo sull'attacco ai socialisti (gioco di parole) gli era piaciuto moltissimo. Così, ogni volta che veniva a Genova, voleva incontrarmi, parlavamo di molte cose anche non attinenti al tema politico e si scherzava. Per me, giornalista nella prima fase della vita professionale, per conto di Avvenire, giornale cattolico per eccellenza e quindi vicino alla Dc, De Mita che mi impose di dargli del tu e la sua confidenza, sono rimasti ricordi ricchi di piacevolezza e persino tenerezza. L'uomo era simpatico e l'Italia era bella e forse anche felice. Probabilmente non ce ne accorgevamo allora. Un Paese che oggi rimpiangono in molti.
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lunedì 06 gennaio
domenica 05 gennaio