A poca distanza da vico Re Magi, tra piazza Sarzano e piazza delle Erbe si trova una lapide di marmo che ricorda le sconsiderate demolizioni che hanno interessato il quartiere di via Madre di Dio, di Santa Maria dei Servi e del borgo dei Lanaiuoli.
Un monito che i cittadini di Sarzano hanno voluto lanciare ai posteri perché quanto accaduto con la distruzione del borgo non si ripeta.
“Male non fare, paura non avere”, così inizia l’iscrizione della lapide, per poi proseguire “A vergogna dei viventi e ammonito dei venturi, come usava ai tempi della gloriosa Repubblica di Genova”, riferendosi al Vacchero e alla colonna infame in via del Campo.
“Dedichiamo questa colonna infame - si legge poi - all’avidità degli speculatori e alle colpevoli debolezze dei reggitori della nostra Città. Con vandaliche distruzioni hanno cancellato tesori di arte e storia, eliminando interi quartieri del centro storico marinaro e artigiano, deturpando per sempre la fisionomia della città fino all’inaudita gesto di demolire la casa natale di Nicolò Paganini. Esso hanno così disperso la popolazione di questi quartieri con l’infame risultato di sradicare le fiere tradizioni che fecero Genova rispettata e potente”.
Poi la firma: “I genovesi dei quartieri della Marina, Via Madre di Dio, Via del Colle, Portoria, Sarzano e Ravecca”.
Infine, le amare parole che lasciano trasparire ancora oggi il dolore per la distruzione della casa del celebre musicista, prese in prestito da Franz Liszt: “Non ci sarà mai più un secondo Paganini”.
Il riferimento è ai fatti del secondo dopoguerra quando le disastrose speculazioni edilizie di quegli anni cancellarono il popoloso quartiere di Via Madre di Dio e il borgo dei Lanaiuoli, uno dei più antichi della città, per far posto, proprio sotto al ponte di via Ravasco, al Centro dei Liguri.
Uno spazio che, purtroppo, nel corso del tempo ha portato degrado ai margini della città vecchia e che, per i genovesi, rappresenta l’esempio della mala gestione della città.
Proprio durante la costruzione dei nuovi palazzi e dei Giardini Baltimora, noti anche come Giardini di Plastica, la casa natale del violinista Nicolò Paganini venne distrutta nonostante la strenua difesa degli abitanti che per giorni presidiarono l’edificio.
Oggi, a ricordo, nel luogo in cui sorgeva la casa del musicista, in vico Gattamora, rimane solo una targa a ricordo.
Una delle tante che, disseminate per i carruggi, ricordano una città oggi scomparsa.