Ieri, martedì 9 novembre, si è tenuta un’assemblea sindacale organizzata da Fiom, Uilm e Fim, a Genova Cornigliano, per definire le ultime questioni in prospettiva dello sciopero generale dei metalmeccanici: oggi è già in corso un corteo a Roma, dove saranno presenti lavoratori da tutti gli impianti siderurgici.
"Perché succede questo? Purtroppo parte dell’opinione pubblica dimentica (o decide di ignorare) un problema tanto grave per le classi lavoratrici, per la società intera, per la nostra patria e non solo. Eppure viviamo un tempo in cui il settore della siderurgia (che resta e resterà sempre strategico per l’Italia) sembra essere sospeso nell’incertezza non solo degli investimenti, a causa di grandi capitali privati che più o meno colpevolmente sono incostanti ed inaffidabili, ma anche del lavoro sicuro per le migliaia di lavoratori che già da moltissimi anni denunciano la situazione" commentano dal direttivo Cumpanis Genova.
"Si sono visti molti negoziati in passato, in cui li Stato si è limitato a fare da intermediario, cercando di favorire nuovi investimenti privati per i complessi siderurgici italiani, ed ancora oggi non si vedono risultati. Evidentemente non ci sono risultati, se si arriva ad uno sciopero generale dei metalmeccanici. Manca un piano industriale che garantisca il lavoro sicuro ed adeguato alle necessità di produzione (ad esempio: il personale è oggi sotto organico e sono richieste nuove assunzioni), dopo anni di promesse, dopo anni di attesa. E tutto ciò dovrebbe essere motivo di interesse, preoccupazione e solidarietà da parte di tutti noi, lavoratori di qualsiasi altro settore e cittadini".
"Dov’è lo Stato, quello che secondo Costituzione dovrebbe essere garante dell’utilità sociale di un’attività economica? La “timidezza” con cui le istituzioni si pongono di fronte a questa vicenda ricorda un vero e proprio assenteismo. È vergognoso. Come Cumpanis Genova riteniamo che l’attenzione debba restare ferma su vicende come questa, particolarmente emblematica di una realtà politica odierna caratterizzata dalla decennale indifferenza dello Stato rispetto agli interessi dell’Italia e delle classi lavoratrici, se non anche – aggiungono - un servilismo anticostituzionale a favore di grandi capitali privati, facilitato dai vincoli dell’Unione Europea che disincentivano l’intervento statale nell’economia (se non per periodi molto brevi e transitori). In altre parole, dobbiamo capire che da un simile contesto non possiamo sperare un futuro migliore per il lavoro ed i lavoratori: bisogna cambiare radicalmente".
"Dunque i comunisti certamente devono restare vigili e critici e propositivi in una situazione come questa, ma anche il resto delle classi lavoratrici e della cittadinanza farebbero bene a non trascurare questo problema" concludono dal direttivo.