Dieci gradi la minima, quindici gradi la massima. Sarebbero temperature accettabili, per questa stagione, se solo fossero esterne. Invece sono interne, invece sono le temperature medie di alcune classi dell’Istituto Comprensivo Sestri, in particolare delle scuole ‘Pezzani’, ‘Dante’ e ‘Carducci’. E questo no, questo non è assolutamente accettabile.
Nell'anno più difficile del mondo della scuola, a causa di tutte le ripercussioni legate all’emergenza sanitaria e con moltissimi istituti secondari, inferiori e superiori, ancora costretti alla didattica a distanza, c’era quantomeno da sperare che un problema tanto antico quanto mai completamente risolto venisse affrontato con una maggior presa di coscienza. Invece niente, invece ciclicamente alcune aule rimangono al freddo e gli studenti, proprio nell’anno del virus, proprio nell’anno in cui dovrebbero esser più riguardati, per evitare di ammalarsi, sono obbligati a seguire le lezioni con giacche, berretti e sciarpe, provando ancor più disagio che se fossero all’esterno, perché, dovendo garantire il distanziamento sociale, devono restare seduti per la maggior parte del tempo.
Lo stesso vale per i loro insegnanti: già è un enorme sacrificio garantire la didattica con tutte le limitazioni e le regole imposte dai vari Dpcm, in più ci si mettono i caloriferi che non funzionano o non riscaldano gli ambienti come sarebbe opportuno.
Così, all’ennesimo giorno passato dentro a un frigo, i rappresentanti del Consiglio d’Istituto del Comprensivo di Sestri (ma nella stessa situazione sono anche i Comprensivi Sestri Est e San Giovanni Battista) hanno scritto un accorato appello, segnalando l’ennesima disfunzione. Si sono rivolti al sindaco di Genova, Marco Bucci, all’assessore comunale con delega alle Manutenzioni, il vicesindaco Pietro Piciocchi, e alle rispettive segreterie.
“Da dicembre - scrivono Marco Campagna (presidente del Consiglio d’Istituto dell’IC Sestri), Elio Stanchi (presidente del Comitato Genitori dell’IC Sestri), Enrico Cavalleri (presidente del Consiglio d’Istituto dell’IC Sestri Est) e Maria Grazia Tarroni (presidente del Consiglio d’Istituto dell’IC San Giovanni Battista)- segnaliamo problemi di freddo nelle scuole: problemi che non sono una novità, poiché spesso i plessi scolastici hanno problemi strutturali noti a tutti da anni, soprattutto all’Amministrazione Comunale, e a cui quest’anno si aggiunge l’emergenza sanitaria i cui protocolli di sicurezza prevedono l’areazione dei locali per 5-10 minuti all’ora. Abbiamo richiesto al Comune di Genova di aumentare la temperatura dei vari plessi, ma purtroppo le risposte sono state assolutamente irricevibili e incompatibili con la situazione attuale. Stamattina abbiamo portato i nostri figli a scuola con temperature in aula tra i 10 e i 15 gradi, nonostante fossero state tenute chiuse le finestre e le porte in qualsiasi momento compatibile con i protocolli e gli accessi a scuola. Inoltre, durante le giornate il miglioramento non è compatibile con le temperature a cui gli studenti e il personale scolastico avrebbero diritto frequentando una scuola. Oltretutto, i protocolli prevedono che gli studenti restino fermi ai banchi, trasformando la loro giornata in un’agonia”.
I rappresentanti denunciano: “Per veder garantito il loro diritto allo studio, i nostri figli sono costretti a vivere una condizione estrema”. E commentano con amarezza e disappunto: “L’articolo 34 della Costituzione dice che ‘La scuola è aperta a tutti’. La revisione del Comune di Genova è: ‘La scuola è aperta a tutti i bambini che resistono al freddo’”.
La richiesta è chiara: “Invitiamo chi di dovere a intervenire al più presto e ad alzare le temperature nei plessi senza ulteriori indugi, perché la situazione non è e non sarà tollerata oltre”.
È già tanto difficile organizzare e garantire la didattica in presenza, in questo particolare momento storico. È così difficile poter garantire a questi ragazzi e ai loro insegnanti delle condizioni accettabili, come sarebbe nel loro pieno diritto?
Si fa presto a far politica con la scuola, e ne sono piene le pagine dei giornali. Poi, quando ci si perde troppo nelle parole e negli scaricabarile, chi non c’entra nulla e conta soltanto di trovare un ambiente accogliente nell’esercizio del suo diritto/dovere all’istruzione, finisce con un berretto ben calcato in testa, una sciarpa attorno al collo e una giacca perennemente indosso. Non pare proprio che sia giusto così.