Scrive in una nota la Federazione Giovanile Comunista Italiana Genova: "L’indagine condotta da Ipsos per Save the Children riconferma ancora una volta la realtà drammatica in cui versa la Scuola italiana: sulla base dei dati raccolti l’ONG stima che intorno ai 34mila studenti delle superiori rischiano di abbandonare la scuola entro la fine dell’anno.
Un quadro raccapricciante ma prevedibile, una situazione che insieme a tantissimi studenti e insegnanti denunciamo da tempo, volutamente inascoltati.
Già prima della pandemia il sottofinanziamento permanente della Scuola (l’Italia è il paese europeo che investe meno sull’istruzione) costringeva uno studente su otto ad abbandonare gli studi soltanto con la licenza media. L’emergenza sanitaria non ha che ribadito la natura profondamente classista dell’istruzione del nostro paese, creando le condizioni per l’ennesimo slancio del processo pluridecennale di distruzione della Scuola pubblica.
È sempre più evidente come tutto ciò che non è “indispensabile allo sforzo produttivo del paese” sia sacrificato sull’altare del profitto, al guadagno di una minoranza. I lavoratori, essenziali per l’erogazione dei servizi fondamentali, sono costretti a subire le conseguenze sanitarie ed economiche più devastanti della pandemia, e con loro le loro famiglie, i loro figli.
Tra queste la povertà educativa, l’esclusione dal sistema scolastico, che preclude per sempre quelle possibilità sociali ed economiche che l’istruzione ancora parzialmente garantisce, condannando decine di migliaia di studenti a un futuro di disoccupazione e sfruttamento, di lavoro dequalificato, sottopagato e precario e condannandoli ad essere cittadini deboli, vulnerabili, malleabili.
Non c’è stata alcuna volontà di colmare le diseguaglianze materiali che la DAD alimenta, negando il diritto allo studio alle famiglie dei lavoratori. La carenza di strumenti informatici adeguati e le difficoltà di collegamento che affliggono moltissimi italiani non hanno tutt’ora soluzione, così come l’impatto dell’inadeguatezza degli spazi abitativi (dai dati Istat nel 2018 oltre 4 minori su 10 vivevano in condizioni di sovraffollamento), dei licenziamenti e della crisi economica sui risultati scolastici.
Le misure necessarie per garantire una riapertura in sicurezza della Scuola, ben note già dallo scorso aprile, non sono state messe in atto. La riapertura parziale con la didattica mista è stata un vero e proprio incubo per studenti e insegnanti, utile solo a generare ulteriore confusione e insicurezza. A pochi giorni dalla preannunciata riapertura ancora una volta ci troviamo nella totale incertezza.
Non era necessaria un’indagine per capire che gli studenti sono stanchi, incerti e preoccupati.
La situazione di emergenza causata dalla pandemia non giustifica in alcun modo questo stato di cose. Non si tratta solo di noncuranza, di disattenzione, di cattiva gestione di un contesto emergenziale, ma di un sistema economico che non garantisce alcuna eguaglianza se non a parole e che in ogni momento di crisi dimostra la sua profonda ingiustizia, il suo vero volto.
La crisi economica in atto non fa che allargare le diseguaglianze sociali, il cui aumento sarà incentivato ulteriormente dalle nuove imminenti ondate di tagli e privatizzazioni che seguono ogni crisi economica e che colpiranno inevitabilmente anche la Scuola.
Dobbiamo opporci al futuro di miseria a cui ci hanno condannato e combatterlo con tutti i nostri mezzi, lottando uniti contro un sistema che ci impone lo sfruttamento come unico possibile avvenire".