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Attualità | 28 dicembre 2020, 14:45

Campo da basket in Villa Doria a Pegli, parte la raccolta firme di chi dice no

L’iniziativa del Comitato Pegli Bene Comune ha già riscosso centinaia di adesioni in pochissime ore. Si chiede un incontro pubblico a chi di dovere e si chiedono, soprattutto, spiegazioni su come sia potuto avvenire uno scempio simile

Campo da basket in Villa Doria a Pegli, parte la raccolta firme di chi dice no

Mentre in delegazione si attende con ansia un sopralluogo da parte dell’assessore comunale ai Lavori Pubblici, il vicesindaco Pietro Piciocchi, che su questo tema si è preso un impegno preciso con i cittadini, non si fermano le proteste a proposito del campetto da street basket che è stato collocato nel bel mezzo del piazzale centrale del parco di Villa Doria a Pegli, andando di fatto a inibire l’utilizzo di uno spazio che era preziosissimo per tutti i bambini della zona, con un’installazione di pessimo gusto e di enorme pericolosità, vista la presenza di spigoli vivi e non protetti. 

Al momento, l’area è stata transennata e la Città Metropolitana, responsabile di questo intervento, che era incluso all’interno delle opere di riqualificazione della scuola ‘Giuseppe Mazzini’ di Villa Doria, sia a livello di utenze che di parte muraria, ha annunciato attraverso la responsabile, l’architetto Roberta Burroni, che verranno eseguite delle migliorie, mentre la Soprintendenza continua a tacere e a non dare spiegazioni su come caspita sia stato possibile concedere questo permesso, all’interno di un bene d’interesse storico. 

E discorso analogo vale per il Comune, il cui atteggiamento è a dir poco ondivago: prima non si è verificato che cosa stava accadendo in ‘casa propria’, visto che l’area è di competenza comunale; poi si è detto che si sarebbe intervenuti; poi si è scritto che quella del campo da street basket è “la migliore soluzione possibile”; infine, non ci si è presentati al sopralluogo recente con i rappresentanti di Città Metropolitana, Municipio VII Ponente e la ditta che ha materialmente creato questo obbrobrio di cemento. 

Non si fermano le proteste, quindi, e a parte uno sparutissimo gruppo di persone che difendono questa scelta, la maggioranza è nettamente contraria. In prima linea c’è, come in tante altre battaglie (basti ricordare quella sulla balneabilità delle acque pegliesi e quella sugli scarichi del torrente Rexello), il Comitato Pegli Bene Comune, un gruppo che rappresenta un fiore all’occhiello per la delegazione, sempre impegnato in iniziative a carattere ecologico e di pulizia e decoro, anche attraverso l’apporto dei lavoratori socialmente utili ex Ilva. 

Ieri sera, il Comitato ha lanciato una raccolta firme sul sito Change.org e, in poche ore, è stata superata la quota di trecento sottoscrizioni, ma c’è da immaginare che si arriverà almeno al doppio, se non di più (questo il link). 

Secondo Pegli Bene Comune, occorre “un incontro pubblico nel quale venga spiegato alla comunità come si sia potuto procedere alla costruzione di un’opera incompleta e senza senso, all’interno di un parco storico, quello di Villa Doria, di grande importanza e legato a vincoli. Si chiede, inoltre, che venga chiarito in quale modo s’intenda riparare al danno fatto e chi dovrà risarcire il bene pubblico, auspicando che ciò non avvenga attraverso altri soldi pubblici, dal momento che, nella normalità, e in base ad ogni principio di equità, chi sbaglia paga”. 

A dare gli ultimi aggiornamenti era stata, nei giorni scorsi, l’assessore municipale del VII Ponente, Silvia Brocato: “Noi, come Municipio, abbiamo tentato la strada di richiedere la demolizione, perché ci pare la più sensata. Purtroppo, ci è stato risposto che non è percorribile, perché Città Metropolitana ha anticipato dei finanziamenti che poi dovrà rendicontare presso il Ministero della Pubblica Istruzione, per ottenere il rimborso”. 

E già questo pare un discorso lunare perché quando i soldi sono spesi male, specie se sono pubblici, sono spesi male punto e basta. Non esiste al mondo che siccome sono stati spesi, allora si debba fermare tutto. Semmai il Ministero non dovrebbe rimborsare a Città Metropolitana il costo di questo lavoro perché questo lavoro è improponibile, e dovrebbe essere lo stesso Ministero a chiederne l’immediata demolizione. 

“In subordine - prosegue Silvia Brocato - abbiamo chiesto che, per lo meno, vengano applicati dei correttivi a livello di sicurezza”. Essendo la piazza centrale in leggera pendenza verso Sud, infatti, il blocco di cemento è da un lato a raso del terreno, dall’altro è rialzato e questo va a creare una pericolosissima spigolosità, proprio al centro dell’area: un’area dove peraltro, con questo ‘mostro’, non è più pensabile alcun altro utilizzo. Pensare che è stato deciso di fare mezzo campo da basket invece che un campo intero perché quello intero sarebbe stato troppo impattante: ma, a conti fatti e a risultato tangibile, è esattamente la stessa cosa, anzi forse anche peggio. 

“Ad ogni modo, la rappresentante di Città Metropolitana si è detta disponibile ad applicare dei correttivi, creando ad esempio degli scivoli in modo da far sparire gli spigoli in cemento, e anche il palo che sorregge il canestro verrà rivestito con alcune protezioni”. 

Ma il ‘tappullo’ è inaccettabile tanto quanto l’installazione. Rimuoverla, secondo la maggioranza dei pegliesi e dei frequentatori del parco, è l’unica strada percorribile.

Alberto Bruzzone

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