- 17 dicembre 2020, 10:01

Crollo del viadotto dell'A6: i periti della Procura escludono responsabilità

È stato chiuso il fascicolo, la causa del cedimento sarebbe imputabile alle violenti piogge

L'esito dei periti incaricati dal Procuratore della Repubblica di Savona Ubaldo Pelosi e dal sostituto procuratore Marco Cirigliano è chiaro: nessuna responsabilità.

Il crollo di una parte del viadotto Madonna del Monte dell'autostrada A6 Torino-Savona avvenuto lo scorso 24 novembre del 2019 sarebbe stata quindi una fatalità.

Era stata una giornata di allerta rossa dove le violenti piogge avevano di fatto flagellato il savonese e intorno alle 14 di quella domenica il cedimento di una parte della collina che sovrasta l'autostrada aveva di fatto spezzato i due piloni che reggevano il viadotto.

Fortunatamente nessun auto al momento transitava sul tratto, anche se nelle prime ore la paura che due mezzi fossero finiti sotto le macerie si era materializzata. Tensione sparita dopo le continue ricerche delle ruspe.

I periti inoltre avrebbero escluso, oltre alla consistenza dei materiali considerati idonei, che il crollo sarebbe avvenuto a causa delle opere edilizie effettuate sulla Madonna del Monte. Da lì la decisione della Procura di chiudere il fascicolo che era stata aperto per crollo colposo.

A creare il cedimento un'imponente frana (circa 20mila/30mila mc) originata dalle incessanti ed eccezionali piogge, che si era staccata dalla sommità del versante della montagna sovrastante l’autostrada che aveva investito la pila del viadotto «Madonna del Monte» causando il crollo di circa 40 metri di impalcato.

I tecnici e i mezzi della Autostrada dei Fiori erano accorsi immediatamente sul posto, insieme ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e alle forze dell’ordine, per coordinare i soccorsi e verificare che sotto le macerie non siano state presenti mezzi che transitavano in quel momento.

Dopo il crollo del Ponte di Genova, che oltre a spezzare la vita di 43 persone aveva messo in ginocchio la totale viabilità ligure, il cedimento del viadotto savonese ha minato seriamente il futuro del trasporto non solo per la provincia di Savona (con l'isolamento della Val Bormida a causa delle imponenti frane sul territorio e dei cedimenti avvenuti sul Cadibona) ma anche per tutta la regione e per il Piemonte a qualche mese dall'avvio della piattaforma Maersk di Vado Ligure.

Dopo le prime preoccupazioni anche per il viadotto sud soprattutto per la stabilità del versante che poteva essere soggetto a nuovi crolli, lo stesso aveva riaperto a doppio senso di marcia (anche se ad ogni allerta il rischio chiusura era sempre dietro l'angolo anche per il viadotto sud).

L'ipotesi di riapertura del viadotto per Autofiori era stata di 4 mesi, poi concretizzata con l'inaugurazione in meno di 3 il 22 febbraio di quest'anno.

Il simbolo di quel 24 novembre, fu la guardia giurata Davide Cassol, in transito in quel momento sul viadotto, uscendo dalla sua auto si era sbracciato avvisando gli altri mezzi del crollo dell'autostrada.

Luciano Parodi