Soprattutto a Genova, ma in tutta la Liguria e in Piemonte, il nome dell'azienda Grondona è noto per i suoi biscotti, grazie ai quali è partita a lavorare da Pontedecimo nei primi decenni dell'800, per arrivare fino ai giorni nostri con l'allargamento della produzione e l'acquisto di altri storici marchi italiani nel campo degli alimentari.
Ma se tante realtà produttive dell'alimentare italiano hanno mantenuto il nome cambiando gestione e proprietà il "caso Grondona" è diverso, infatti al timone del gruppo rimane ancora la famiglia del fondatore. Nell'anno in cui ricorre il bicentenario dell'impresa abbiamo intervistato via Skype Francesco Grondona, amministratore delegato del gruppo, classe 1985 e da pochi mesi passato al timone dell'impresa di famiglia.
Nonostante l'azienda che lei gestisce si sia evoluta molto durante gli anni rimane in qualche modo fedele al suo retaggio familiare. Quali sono gli aspetti di continuità che hanno segnato questi 200 anni di attività, e cosa è invece cambiato?
La nostra è un'azienda familiare che quest'anno spegne la duecentesima candelina. Gli elementi di continuità riguardano una scelta di coerenza nel nostro modo di lavorare che risale molto indietro nel tempo, quando non esistevano particolari idee di marketing. Quello che mi ha sempre detto mio papà, perché mio nonno non l'ho potuto conoscere, è semplicemente di fare un buon prodotto per essere consumato innanzitutto me stesso, e tutto il resto verrà da sé. Siamo molto legati a quest'idea e siamo affezionati alla nostra genovesità, come testimonia il marchio "Grondona Pasticceria Genovese": il nostro primo prodotto è infatti il biscotto Lagaccio Antica Genova, la classica colazione di chi si sveglia sotto la Lanterna. Tutto questo chiaramente senza la miopia di rimanere immutati attraverso i secoli, perché abbiamo sempre cercato di migliorare i nostri prodotti per andare incontro ai desiderata dei nostri clienti.
Da un punto di vista della produzione, della gestione del marchio e della differenziazione dell'offerta, che linea di sviluppo ha seguito l'azienda dalla sua fondazione a oggi?
Sicuramente è cambiato il mondo intorno a noi. Da impastare con i piedi siamo arrivati alle impastatrici, ai computer e ai sistemi integrati: basti solo pensare ai robot che abbiamo in produzione. Si tratta di investimenti e macchinari, alcuni dei quali realizzati su nostro brevetto, che sono arrivati nell'ottica di non alterare i risultati che erano propri del lavoro manuale, salvaguardando quella coerenza di offerta alla quale accennavamo pima. Per quanto riguarda consumi e mercato abbiamo differenziato le nostre attività acquisendo Bonifanti, una storica azienda legata al torinese dove facciamo panettoni e colombe, e Bocchia Caffè, che sono i nostri punti vendita dove facevamo somministrazione, prima che le restrizioni per il Covid ce lo impedissero. Abbiamo in questa maniera completato la verticalizzazione della nostra impresa, andando dalla fabbrica direttamente al consumatore.
Un tratto importante di continuità è stato quindi il forte legame con i territori, in primis con Genova, ma anche con le realtà legate alle successive acquisizioni del gruppo, è così?
Il bello dell'Italia che nessun altro paese ci potrà mai copiare è la sua diversità: da nord a sud cambiano completamente i gusti in fatto di colazioni, di primi piatti, quando non addirittura da città a città. Sicuramente aziende come le nostre, che puntano tutto sulla qualità del prodotto e con alle spalle una lunga storia, parliamo di imprese con rispettivamente 200, 85 e 80 anni di attività, sono per forza di cose fortemente radicate sul territorio.
Ripercorrere la storia della Grondona è anche ripercorre la storia dell'evoluzione del gusto delle persone. Quali cambiamenti si sono verificati nel tempo?
Sicuramente 10 anni fa c'erano la ricerca tremenda del prezzo competitivo, e un forte accento sul marketing: nel tempo la richiesta è cambiata in maniera pazzesca. In questo contesto noi, che offriamo un Lagaccio con lievito madre, Canestrelli di pasta frolla base composto da soli cinque ingredienti, siamo diventati grazie a semplicità e genuinità incredibilmente al passo con le preferenze del mercato, nonostante questi prodotti siano sostanzialmente uguali da 200 anni. Questo cambiamento ha sicuramente aiutato le nostre aziende, che sono state favorite dal mercato nonostante siamo in un contesto di crisi economica dal 2008, e ora sia arrivata anche la pandemia.
In 200 anni di attività certamente quella del Coronavirus non è la prima emergenza epocale e nemmeno la prima epidemia con cui la vostra attività si è dovuta confrontare. Come avete reagito alla situazione e quali sono le vostre aspettative per il prossimo futuro?
Io non c'ero a gestire le cose durante le crisi del passato, ma questa della pandemia da Covid-19 è veramente un fatto inaspettato, che ha colto tutti di sorpresa. Naturalmente siamo stati colpiti anche noi dalla crisi, soprattutto per quanto riguarda i nostri bar, che hanno dovuto ripiegare sull'asporto. Il biscottificio Grondona invece è la parte del nostro gruppo che forse ha accusato meno il colpo, noi abbiamo dei clienti che rappresentavano una parte importante del fatturato in forte crisi, come le macchinette automatiche, i bar, e alcuni paesi esteri; siamo cresciuti invece in maniera esponenziale con il nostro e-commerce, scoprendo che abbiamo clienti in paesi dove distribuiamo veramente poco. La tecnologia ha cambiato notevolmente il quadro rispetto a qualche anno fa, quando il consumi erano radicalmente influenzati dalla distribuzione al dettaglio, che comunque ha sempre un forte peso. Basta che un prodotto vada banalmente dal quinto scaffale al terzo e cambiano i risultati di vendita a doppia cifra. Oggi vittime di questo maledetto Covid stiamo a casa, consumiamo meno ma vogliamo prodotti migliori, avendo la possibilità di scegliere da ogni parte del mondo quello che più ci piace con internet. Cerchiamo di essere pronti rispetto a questo cambiamento anche perché non possiamo più per il momento incontrare futuri clienti facendoli sedere nei nostri bar, e dobbiamo arrivare loro in maniera diversa.
L'intervista via Skype di Carlo Ramoino all'amministratore delegato Francesco Grondona: