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Economia | 16 settembre 2020, 07:45

Il potere dello sguardo capace di ripensare il futuro

Un sorriso serve oggi a pagare alla cassa di un negozio ed un semplice sguardo attiva gli oggetti senza toccarli. Ma la corsa per diventare «digitali» e «contactless» è molto di più di un battito di ciglia.

Il potere dello sguardo capace di ripensare il futuro

Fare l’occhiolino al futuro. Un modo di dire dal sapore antico che oggi diventa un metodo di pagamento biometrico in Cina e un modo per ammiccare ad una App che ci consente di provare, grazie alla Realtà Aumentata, l’ultima montatura di occhiali di grido specchiandoci in uno smartphone.

Se vuoi attenzione devi colpire le emozioni. E devi crearle con nuovi strumenti perché la rivoluzione è iniziata, questa volta per davvero.

Ma siamo solo all’inizio. All’inizio di un passaggio epocale dall’ Età della Pietra Analogica a quella della Fibra in cui ciascuno di noi può finalmente toccare con mano il valore di vivere in digitale la propria quotidianità, senza timore di essere ostaggio della tecnologia e senza che l’innovazione resti un argomento per noiosi convegni di professoroni universitari o manager della Silicon Valley.

Certificati anagrafici nelle edicole del Comune di Milano per bypassare lunghe file e spostamenti in epoca di Covid-19, navigatori satellitari capaci di guidarci verso il primo parcheggio libero senza fatica, sistemi di assistenza alla guida che con un comando vocale o con uno sguardo effettuano il posteggio in autonomia e App che con un sorriso ci fanno pagare alla cassa del supermercato.

Chi direbbe di no a questa rivoluzione? Chi tra noi potrebbe opporsi ad una nuova vita in grado di farci risparmiare tempo, creare solidi posti di lavoro e ridare alle persone il giusto valore rispetto alla tecnologia?

La storia insegna sempre e la rinascita dopo periodi di guerra, crisi economiche e disastri naturali non è altro che il modo per riappropriarsi del futuro beffando la sorte. Ecco allora che nelle nostre città più o meno intelligenti ogni tecnologia che ci facilita diventa una piccola storia di successo, utile da condividere come esperienza e valore comune.

In questo periodo abbiamo sviluppato nuove capacità che sono diventate patrimonio universale per affrontare la nuova realtà dopo il lockdown. Siamo diventati bravi a capirci senza parole, attenti a decifrare le sfumature delle emozioni degli occhi, a decodificare un nuovo linguaggio fatto di mimica e modulazione delle nostre rughe di espressione e ad apprezzare la sintesi di uno sguardo. Ci siamo cioè evoluti alla velocità del 5G in uno spazio di tempo brevissimo, spostando la nostra attenzione dalla bramosia del touch ad ogni costo al valore delle emozioni di un battito di ciglia contactless.

Su questi presupposti la tecnologia diventa oggi l’unico alleato possibile dei cittadini, della Pubblica Amministrazione e delle imprese capaci di proteggere e di ridisegnare la loro centralità all’interno di una Società 4.0. Le applicazioni di tecnologie che solo 5 anni fa ci sembravano fantascienza sono oggi tutte intorno a noi, nei sensori delle infrastrutture civili per monitorare lo stato di necessità della manutenzione o semplicemente per ridurre la temperatura di casa, e poi sono comodamente nei nostri smartphone. Proprio loro assumeranno un ruolo sempre più importante nell’integrazione del vecchio mondo analogico in cui il documento «si deve assolutamente stampare per averne una copia» con il nuovo Smart World, in cui si può decidere di non portare con sé la tessera sanitaria o il foglio di prenotazione di una visita medica, perché semplicemente contenuti nel nostro cellulare.

E se a fine visita, una volta indossata nuovamente la mascherina protettiva, vogliamo pagare con uno sguardo, non possiamo non ringraziare il nostro oculista che grazie all’Intelligenza Artificiale ci ha appena detto avremo 10 decimi almeno ancora per un lustro.

Enrico Molinari

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