Dal 12 giugno al 23 agosto Palazzo Ducale ospita uno dei più celebri dipinti della storia dell’arte: Le Ninfee di Claude Monet, uno dei maestri dell’impressionismo.
Un’occasione per una visita particolare, a tu per tu con l’opera che proviene dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Alcuni minuti esclusivi, soli o con qualche familiare, per ammirare da vicino uno dei quadri più famosi del grande pittore impressionista.
Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura in collaborazione con il Comune di Genova con questa iniziativa intende far diventare il distanziamento sociale l’occasione per un’esperienza estetica immersiva ed emozionante. Questa mostra è una sfida alla riscoperta della contemplazione, del contatto e della forza espressiva di un’opera. In un tempo che ci costringe a costruire barriere per proteggerci, l’invito del Ducale è quello ad un incontro diretto con un capolavoro, per metterci in ascolto di quanto l’arte con grande capacità narrativa riesce a dire di sé, ma anche di noi. Più di ogni altro è Monet, che con la sua pittura fluida ed avvolgente, col suo narrare personale eppure universale, può permetterci di vincere questa sfida.
Così dichiara Barbara Grosso, Assessore alla Cultura: “L’impegno del Comune di Genova, per mettere a valore e a sistema il ricco patrimonio della rete dei suoi musei, si conferma in questa occasione del tutto particolare per ribadire il legame culturale di Palazzo Ducale con la città e il suo patrimonio museale permanente. Per questa ragione all’opera temporaneamente esposta e messa sotto i riflettori come ospite speciale del Ducale, il Comune affianca uno dei suoi capolavori assoluti per offrirlo ai genovesi e ai turisti con un punto di vista diverso. Lo straordinario ritratto della Contessa di Giovanni Boldini si sposta temporaneamente dalle raccolte Frugone di Nervi per dialogare con le Ninfee di Monet. Per un vero duello di raffinatezza ed eleganza.
Aggiunge Luca Bizzarri, Presidente di Palazzo Ducale: “L’impegno del Ducale è quello di pensare a nuove occasioni di diffusione e valorizzazione culturale. Questo straordinario appuntamento è stato possibile grazie alla collaborazione generosa e attiva di uno speciale gruppo di amici del Ducale, Sandro Veronesi, Carlo Cracco, Ivano Fossati che insieme a Leo Lecci hanno dato vita ad una prossima pubblicazione che darà valore aggiunto all’iniziativa che è un momento di cultura già di per se’ unico”.
Nel 1894 fu un pittore italiano a sollecitare la conoscenza di Monet in Italia. E qui, oggi come allora è ancora Giovanni Boldini ad introdurci l’opera dell’artista francese. E lo fa con un altro capolavoro, uno dei tesori artistici della nostra città... che esposto qui vuole strapparci un’altra promessa, quella di scoprire, con sempre maggiore profondità, il patrimonio culturale genovese.
L’esposizione nata in collaborazione tra Palazzo Ducale, Arthemisia e il Musée Marmottan Monet di Parigi vanta infatti anche il contributo del Comune di Genova, che per l’occasione ha concesso in visione, come introduzione alla visita del capolavoro di Monet, il dipinto La contessa Beatrice Susanne Henriette van Bylandt di Giovanni Boldini, proveniente dalle Civiche Raccolte Frugone di Nervi.
Nel 1883 Claude Monet, al seguito della moglie e dei figli, si trasferisce a Giverny, piccolo e tranquillo paese immerso nella campagna della Normandia, dove, secondo le sue parole “ la luce è unica: non si trova uguale in nessun’altra parte del mondo”.
Nell’estate del 1893, Monet ottiene l’autorizzazione a deviare il corso dell’Epte che costeggiava allora il villaggio di Giverny. Alla fine dell’anno, i lavori sono conclusi e Monet, che da giardiniere e botanico esperto cura i dettagli del suo giardino, fa piantare quattro salici piangenti della varietà cosiddetta “di Babilonia” sul perimetro dello stagno delle ninfee di Giverny; uno in prossimità del ponte giapponese, due sul lato lungo del laghetto, parallelamente alla strada e un ultimo sulla riva opposta al ponte.
Gli alberi lì piantati sono un elemento che l’artista inserisce più volte nei numerosi quadri realizzati durante la Prima guerra mondiale e fino alla fine del decennio. Nelle prime versioni, in un angolo è visibile la riva e appare il tronco, potente segno verticale dalle morbide ricadute, il cui riflesso si
staglia sull’acqua calma. Presto, i riferimenti al tronco e alla riva si cancellano, il che non permette ormai più di sapere di che albero si tratta né di individuare la collocazione del pittore.
Nell’opera esposta al Ducale Monet offre la visione di un “mondo fluttuante”, spazio piano dove si fa fatica a distinguere l’immagine dal suo riflesso, dove due cascate di salici, vicino ai bordi laterali, incorniciano un tappeto di ninfee su cui poggiano i riflessi delle nuvole.
Le Ninfee sono caratterizzate dall’assenza di fondo: l’orizzonte è aperto, non vi è né terra, né cielo, ma solo l’onda ed il fogliame ricoprono la tela luminosa e sovrastata da corolle di fiori eterei; rappresentano una tappa fondamentale nell’arco della produzione artistica di Monet, poiché sintetizzano l’evoluzione finale non solo dello stile dell’artista, ma dell’intera corrente pittorica impressionista nella quale egli si inserisce.
A corredo della mostra alcune fotografie del Maestro, un video introduttivo che ne racconta la vita e un video d’epoca (1915 ca.) che riprende Monet mentre dipinge nel suo giardino a Giverny.