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Attualità | 13 maggio 2020, 16:59

"Musica in corsia": il progetto benefico arriva anche a Genova

Filodiffusione, tablet e casse per fare ascoltare la musica a pazienti e personale negli ospedali e videochiamare. Per partecipare al progetto benefico di Sara Berretta e Chiara Peraldo Gianolino basta fare una donazione o partecipare al corso "Sing me a story"

"Musica in corsia": il progetto benefico arriva anche a Genova

Immaginate le note di Mozart, Bach, Neil Young, Miles Davis e molti altri, risuonare per le corsie degli ospedali, in tutti i reparti, non solo in quelli Covid, per allietare i pazienti e alleviare lo stress a medici e infermieri. Perché si sa che la musica ha effetti benefici sulla mente e, di conseguenza, sul corpo.

Secondo la letteratura scientifica, infatti, migliora le risposte ai trattamenti dei pazienti sottoposti a ventilazione automatica, produce benefici a livello fisiologico, con un impatto positivo sulle funzioni vitali e, appunto, riduce lo stress. Questo si potrà fare anche qui grazie a “Musica in reparto”, un progetto benefico che Sara Berretta e Chiara Peraldo Gianolino vogliono portare negli ospedali di Genova.

“Si tratta di un’iniziativa nata a Bergamo da Nicola Sertori – spiega Sara Berretta - medico e musicista, che, rendendosi conto di quanto potesse essere di conforto al personale e ai pazienti, che così non sentivano il rumore dei respiratori, ha portato la musica in ospedale ed è stato disponibile ad aiutarci. Per questo abbiamo già contattato il San Martino e il Galliera, ma pensiamo a tutte le strutture genovesi che siano interessate”.

Quello che serve per la realizzazione, quindi, sono la filodiffusione (i tecnici sono volontari che lo fanno gratuitamente) tablet e casse da fornire agli ospedali, perché lo scopo non è solo quello di fare ascoltare ai ricoverati della buona musica, ma anche di permettere loro di vedere e sentire i familiari attraverso la videochiamata. “Inizialmente avevamo pensato solo alla filodiffusione nei reparti – continua – ma dal momento che in alcune strutture potrebbero esserci problemi tecnici, abbiamo pensato anche ai tablet, associati a una cassa, in modo che, oltre a fare le videochiamate tramite l’installazione di una funzione molto semplice, si possa ascoltare la musica almeno nella stanza”.

Sul dispositivo sarà precaricata una playlist molto ampia, divisa per generi, che andranno dalla classica al jazz al blues fino all’intero album di Riccardo Barbera. Il progetto, infatti, nasce anche dalla collaborazione tra Sara Berretta e alcuni dei volti più noti dell’ambiente musicale genovese, in quanto per Sara, insegnante di inglese, il connubio tra lingua e musica è imprescindibile: da sempre, accanto ai corsi più tradizionali, con LAB Story tiene anche quelli tematici, come “Sing me a story”, con la co-docenza di Raimondo e Rodolfo Bignardi.

E chi vorrà sostenere il progetto potrà farlo partecipando al prossimo corso, il cui costo sarà interamente devoluto alla causa, o facendo una donazione libera. In entrambi i casi si può usare la piattaforma www.gofundme.com e cliccare “Sing me a story – Musica in corsia” (la campagna è curata dalla grafica Gabriela Diaz, dal responsabile tecnico Alessandro Bezante e da Beatrice Mazzocchi e Stefano Cambiaso per il crowdfunding).

Quindi musica d’autore, salute e generosità. Il prossimo corso online si terrà mercoledì 20 maggio (dalle 18.30 alle 20) e si imparerà l’inglese attraverso i testi di cantautori anglofoni come, per citarne solo alcuni, Leonard Cohen, David Bowie, Velvet Underground, Nick Cave, e “chi parteciperà avrà anche la playlist del progetto, compreso l’album di Barbera, che per l'occasione è anche docente insieme agli altri, e una bibliografia di Chiara sui benefici della musica nei luoghi di cura e nella didattica”.

L’obiettivo è quello di raccogliere 6mila euro, ma “appena avremo i primi dieci tablet inizieremo a distribuirli – spiega Berretta –; l’ideale sarebbe donarne 20 a ogni struttura, non solo ai reparti Covid, ma anche agli altri, perché in questo periodo neanche i pazienti ricoverati per motivi diversi possono ricevere le visite dei propri cari, e quindi è importante che tutti possano avere uno strumento che li faccia sentire meno soli”.

Insomma “pur pensando alla ripartenza, non dimentichiamoci di chi sta ancora lottando”, conclude.

Medea Garrone

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