‘Nat sapeva che dentro ogni favola c’è un mondo misterioso, fatto di streghe e di principesse, ma non avrebbe mai immaginato di scoprirlo nella sua stessa casa’. In tempi di stradominio di Disney Pixar da una parte e di Dreamworks dall’altra, nel cinema d’animazione resistono delle bellissime perle indipendenti.
Una risale al 2009 ed è di produzione francese: il cartoon s’intitola ‘Nat e il segreto di Eleonora’ (si può vedere gratuitamente sulla piattaforma Raiplay) e, basandosi sui disegni dell’illustratrice Rébecca Dautremer, racconta la storia di un bambino che, insieme alla sorella Angelica, va a trasferirsi presso la grande casa sulla scogliera che la sua famiglia eredita dalla zia Eleonora. Ad Angelica viene lasciata una vecchia bambola, a Nat l’ingresso in una stanza segreta che contiene un sacco di libri antichi. Magicamente, i personaggi di tutti questi volumi escono dalle pagine e si trasformano in persone e in fiabe vere. E ogni cosa avviene entro le mura domestiche.
È una storia (bellissima) di undici anni fa, ma potrebbe tranquillamente esser stata scritta oggi. Perché è proprio oggi, adesso, in queste giornate di permanenza forzata, ciascuno nei propri appartamenti, per via dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, che sta andando in scena, per mano di alcune vulcaniche mamme e dei loro simpaticissimi figli, un contest di ‘favole a casa’ che non solo sta aggraziando le piattaforme dei social network con un contenuto finalmente originale, non banale ed estremamente piacevole, ma serve anche a creare nuove amicizie, nuovi contatti, nuove relazioni tra genitori.
Nei giorni scorsi, una mamma di Voltri ha lanciato su Facebook l’hashtag #favoledaquarantena. Si chiama Patrizia Corosu, di professione fa la tatuatrice e sui social è conosciuta come Patty Treno.
È lei a raccontare la sua idea: “La situazione che stiamo vivendo è nuova un po’ per tutti, credo. Passati i primi giorni, le ore sono diventate sempre più difficili da far trascorrere. Le mamme si sono ritrovate a gestire tutte le consuete faccende domestiche e in più a fare le ‘insegnanti’ a distanza. E magari molte non hanno grossa competenza in campo scolastico. E poi c’è la dimensione del gioco. Che cosa far fare ai propri figli, senza per forza lasciarli incollati alla televisione o ai videogames? Così ho pensato al mio lavoro”.
Patty crea vere e proprie opere d’arte sulla pelle: “I tatuaggi che hanno per tema le favole sono frequenti, in tanti me li richiedono, purché possano avere un lieto fine. Quindi, quello delle favole e delle storie per bambini è un argomento che conosco abbastanza. Mi sono detta: perché non ci mettiamo a casa a creare delle rappresentazioni visive delle favole? Mi sono messa a giocare con le mie figlie ed è nata la prima mise. È stato molto divertente, perché per fare un bel lavoro occorre una lunga preparazione: nella scelta degli abiti, degli accessori, del trucco, del contesto. E, ovviamente, bisogna usare moltissimo la fantasia, perché non è che si possa uscire a comprare ciò che manca. Si deve far andare bene quello che si ha a disposizione. Abbiamo creato la prima storia e l’abbiamo postata su Facebook con l’hashtag #favoledaquarantena. All’inizio ho taggato un po’ di amiche, per ‘sfidarle’ in questo gioco, ma pur sempre senza vinti né vincitori. Solo un modo per coinvolgere più persone possibili. Poi le mie amiche, a loro volta, hanno taggato altre persone e la cosa ha preso campo, nel giro di pochi giorni”.
Se oggi sulla principale piattaforma social si clicca su #favoledaquarantena escono dei quadretti fantastici. Nel bel mezzo di un noioso e ripetitivo news feed che ora ci informa sulle ultime del Coronavirus (spesso con buona dose di fake), ora ci mostra focacce, pizze e torte fatte in casa, ora persone intente a prendere il sole sui terrazzi e sui tetti, ecco spuntare una splendida primizia d’inventiva, sano ingegno e amore materno (con figli più o meno consenzienti…).
L’idea di Patrizia ha ‘preso’: e da alcune mamme di Voltri si è estesa ad altrettante mamme di Palmaro, di Pra’, di Pegli, di Genova centro e pure di fuori regione: “L’altra sera ha partecipato una ragazza di Bergamo, che mi ha scritto un messaggio bellissimo. La loro città è stata, come sappiamo, tra le più colpite dall’epidemia. Lei mi ha detto: ‘Grazie, perché con questo gioco mi hai fatto prendere qualche ora di svago’. Sono contenta che la mia proposta sia stata colta con questo spirito. Per ora abbiamo rappresentato delle favole, ma ognuno può partecipare con la sua libera fantasia: film, canzoni, storie, tutto è ben accetto”.
C’è la casa che ha lavorato sul classicissimo Pinocchio, quella che ha risposto con l’altrettanto classico Peter Pan, c’è chi si è cimentato con Alice nel Paese delle Meraviglie, chi con Cappuccetto Rosso, chi con Roger Rabbit o ancora con Mary Poppins.
Tra le più attive e decisamente ispirate c’è una mamma di Palmaro, Manuela Monaco: “Tutte le cose più serie iniziano come un gioco, ed è così che ci siamo ritrovati io e i miei bimbi, dopo due settimane di clausura forzata, a vestirci e rivestirci mettendoci letteralmente nei panni degli altri. Con un tocco di magia e di fantasia, in un battibaleno (più o meno), siamo diventati la Bella e la Bestia, la Sirenetta, Roger Rabbit, Mary Poppins e ne verranno altri. È stato un gioco proprio perché tutti e tre ci siamo svestiti dei nostri panni tradizionali di mamma e figli e siamo diventati tre compagni di gioco, dalla ricerca del vestito più adatto, all’accessorio, indossando soprattutto risate, quelle risate che ultimamente latitano un po’ in tutte le case, per stanchezza, noia o cose più serie ancora. La realtà fuori è difficile, lo sappiamo tutti e lo sanno anche i bambini, è giusto non nasconder loro nulla ma neanche fargli pesare troppo una situazione già di per sé complicata e allora questa può essere una buonissima idea creata da Patty, per rifugiarsi un po’ tutti in questa fiabe, ridendo e sognando. Ecco, è l’occasione giusta per farlo sul serio, diventare qualcuno che avremmo sempre voluto essere per un giorno, un’ora o anche solo per il tempo di immortalare quel momento ed è stato esattamente come quando Mary Poppins, nel film, entra in uno di quei dipinti urbani di Bert. Ecco, io non sono di certo perfetta come lei e infatti pure i miei figli si mettono le mani nei capelli quando sussurro #favoledaquarantena, ma alla fine non si tirano mai indietro perché, in qualche modo, fare un viaggio dentro ad una fiaba, è una maniera per sognare e questo lo possiamo fare pure chiusi in casa”.
Manuela, che su Facebook intrattiene e incanta i lettori con un seguitissimo blog (Io Parlo da Sola), nella vita di tutti i giorni è un’affettuosa e capace insegnante di scuola materna, presso la ‘Emma Valle’ di Pra’. Quindi, in #favoledaquarantena coglie anche l’importante aspetto didattico e formativo: “Ho fatto teatro per qualche anno e ho imparato che la drammatizzazione somiglia un po’ a Caronte: come lui, trasporta le anime fuori, fa esternare in modo naturale e tante volte senza neanche dire una parola, emozioni e sensazioni che invece, spesso, per qualche motivo, si tende a tenere dentro, è per questo che trovo #favoledaquarantena il modo perfetto di usare il nostro tempo. Soprattutto se si hanno dei bambini, con cui insieme possiamo ripercorrere le fiabe con cui siamo cresciuti noi e quelle con cui, magari, stanno crescendo loro. È uno scambio non solo culturale, ma anche temporale perché, insieme, si può rivederle, leggerle, parlarne, decidere quali possano essere gli elementi fondamentali di una storia e discuterne. Sembra un gioco, in realtà ha una valenza pedagogica altissima, soprattutto in questo momento in cui abbiamo tutti bisogno di essere coccolati un po’, perché di questo periodo non rimangano solo strascichi malconci ma anche dei bei fermi immagini da appendere a una parete e poi un giorno riderci su e se poi si tratta di fiabe a lieto fine, ancora meglio. Perché siano di buon auspicio per tutto ciò che verrà”.
Ma allora, in definitiva, #favoledaquarantena è una medicina contro la noia della ‘reclusione domestica’? No, per un semplice fatto. Cioè che qualsiasi medicina, qualsiasi, produce almeno un effetto collaterale. Questo gioco geniale, invece, è solo ed esclusivamente principio attivo.
Ed è un efficace rimedio contro ansia, stress, stanchezza e pure quegli immancabili attimi di disillusione. Se la vita fuori, in queste settimane, non è un granché, chi ci impedisce di render più bella ancora la vita dentro? In fondo, è come scriveva Aldo Busi: ‘La vita ha le parole che può, la fiaba le parole che deve’.
Quanta verità.