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Cultura | 21 marzo 2020, 14:00

Varazze, l’arrivo della “volpe del deserto” e i progetti anti sbarco: poteva essere la Normandia italiana nel 1944

Un progetto anti sbarco da parte dei tedeschi preparò la riviera all’arrivo delle forze alleate, che poi decisero di sbarcare in Normandia, nonostante le pressioni di Churchill che optava per la Liguria

Varazze, l’arrivo della “volpe del deserto” e i progetti anti sbarco: poteva essere la Normandia italiana nel 1944

11 Settembre 1943, Varazze è il luogo in cui la prima esecuzione decreta l’inizio di una lunga striscia di sangue: Savona, Arnasco, Castelvecchio, Cairo Montenotte e così via, lungo tutta la provincia di Savona. In Liguria saranno registrate 850 vittime in 169 stragi. Antonio Baglietto venne fucilato da militari tedeschi come atto di rappresaglia, a pochi giorni dall’armistizio firmato da Badoglio con le forze alleate.

Schieramento in Liguria agosto 1944

Nello stesso autunno era atteso l’arrivo in Europa delle forze alleate e i tedeschi considerarono la Liguria luogo di un possibile sbarco, per cui si adoperarono per far fronte all’eventualità. Fu Erwin Johannes Eugen Rommel in persona a recarsi nella riviera ligure nell’ottobre del 1943, soffermandosi a Varazze, nei cantieri aperti dove le forze tedesche lavoravano per creare elementi anti sbarco. Il generale Rommel fu uno dei più famosi comandanti militari della seconda guerra mondiale e diresse l’occupazione dell’Italia settentrionale, subito dopo i successi durante la campagna di Francia nel 1940 e i due anni in Nord Africa, dove grazie alla sua incredibile abilità tattica e operativa, guadagnò la piena fiducia di Adolf Hitler, mentre infliggeva una serie di sconfitte alle truppe britanniche grazie alla sua capacità nella conduzione di agili e spericolate manovre con i mezzi corazzati nel deserto. Promosso al grado di feldmaresciallo, altamente stimato dai suoi soldati e temuto dai nemici, beniamino della propaganda tedesca, raggiunse la costa ligure con il già conosciuto soprannome di "la volpe del deserto" (Wüstenfuchs).

I blocchi di cemento che venivano lasciati sulle spiagge per impedire lo sbarco ai carri e ai veicoli alleati, solo nella città di Varazze erano diverse centinaia. A forma piramidale, rigorosamente in cemento di alta qualità, ne rimangono ancora le tracce.

Foto d’epoca con i blocchi a forma piramidale a centinaia sulle spiagge

Oggi è visibile un piccolo tratto di muro antisbarco (vicino allo scivolo presso i Bagni Paolina) in cemento armato. Un altro tratto molto più evidente e visibile, lungo circa 100 metri, è presente alla foce dell’Arrestra, al confine con Cogoleto dove oggi si trovano i bagni gestiti dalla Croce Rossa. Inoltre, furono costruite postazioni antisbarco e bunker anche su postazioni elevate, per poter nascondere i cannoni e avere una visibilità importante. Una di queste, posta su una piazzola, era collocata sull’isoletta prospiciente la Villa Araba (dove si trova il casco da palombaro); nascoste sul colle che sale alla Guardia, sul lato nascosto della collina rivolto verso il mare, vennero edificate postazioni di avvistamento antiaeree.

Un blocco di cemento, ancora oggi presente a Varazze.

Ebbene prima di scegliere la Normandia, dove ci fu lo sbarco il 6 giugno 1944, l’eventualità di optare per la riviera ligure di ponente fu discussa per molto tempo, con grande approvazione del leader britannico Winston Churchill (che guidò il Regno Unito alla vittoria della seconda guerra mondiale). Pronti all’eventualità, i tedeschi di Rommel prepararono il noto Vallo Ligure, da La Spezia fino a Cannes, passando in particolar modo da Varazze. Tuttavia la storia ci racconta che furono le spiagge atlantiche della Francia ad accogliere gli alleati, risparmiando una Liguria più che pronta all’eventualità, che subì comunque un attacco minore nell’agosto 1944. I numerosi resti come il bunker presso la Villa Araba, il muro antisbarco presso l’Arrestra, i “denti di drago”, il fortino su punta Aspera e il blocco in cemento armato presente sul molo del Teiro, ne sono la prova vivente.

Spiaggia di Varazze anni ‘50, una famiglia posa per una foto dinnanzi ai blocchi di cemento, noti anche come “denti di drago”.

Per quanto riguarda Rommel (la volpe del deserto), non riuscì ad impedire l'avanzata degli alleati in Normandia e fu ferito seriamente da aerei nemici. Richiamato in patria per convalescenza e ormai cosciente dell'inevitabile sconfitta della Germania, ebbe un ruolo (seppur passivo) nel tentativo fallito di colpo di stato noto come “operazione Valchiria”. Tuttavia, in considerazione della sua popolarità, Hitler gli propose che se si fosse suicidato la sua famiglia sarebbe stata risparmiata. Ufficialmente fu dichiarato morto a causa delle ferite di guerra e gli fu attribuito un funerale di Stato.

“La volpe del deserto” Rommel in visita alle truppe.

Inoltre, nella villa Astoria, alla fine della guerra fu istituita una "Prigione del Popolo", nella quale il 1º maggio 1945 furono uccisi 10 fascisti, tra i quali il generale in pensione Ulderigo Nassi e sua moglie. Il Generale Nassi, preparato, competente e soprattutto coraggioso, era certo un obiettivo da colpire. Fu prelevato durante la notte insieme alla moglie Luigina e portato a Villa Astoria, la famigerata sede del comando dove era operativa una banda di quattro “patrioti”. Qui come accadeva ai prigionieri, non solo fu privato della libertà, ma venne percosso, nonostante l'età, con inaudita violenza. Il primo di maggio del 1945, il Generale Nassi, la moglie Luigina e altri prigionieri per un totale di circa dieci persone, vennero fatti uscire da Villa Astoria e portati poco distante, in una via laterale, messi al muro e fucilati.

 

Un ringraziamento in particolare, per le foto inviate, al lettore Lorenzo Tonioli.

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Dario Rigliaco

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