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Attualità | 31 gennaio 2020, 18:00

Viaggiare sui treni nel 2020: sarà sempre la stessa musica?

Il viaggio concilia... la musica

Viaggiare sui treni nel 2020: sarà sempre la stessa musica?

Oggi mi voglio soffermare su alcuni aspetti che caratterizzano sì la mia vita di pendolare ma che in effetti esprimono quella che più in generale è la mia personalità. A chi ha letto i miei precedenti blog non sarà sfuggito il fatto che la musica rappresenta una componente essenziale del mio vivere quotidiano e non a caso i riferimenti ai brani musicali che apprezzo particolarmente sono frequenti quando in questa rubrica racconto della mia esperienza di commuter.

Naturalmente non nego che il termine musica che appare nel titolo è un modo di esprimere, con una venatura non proprio entusiastica, le aspettative in merito a ciò che ci può riservare il futuro, in questo caso ovviamente con specifico riferimento al tema del pendolarismo ferroviario ed in particolare a quello sulla tratta Genova-Milano. A tal proposito, essendo appena all’inizio di questo anno 2020, è ancora presto per fare delle valutazioni, anche se, come segnalato nel blog dello scorso 10 gennaio (“2020: nuovi orizzonti sui binari”), in queste prime settimane si sono riscontrati timidi ma confortanti segnali di miglioramento.

E, tornando all’interrogativo posto dal titolo del blog odierno, spero proprio che a fine 2020 si possa dire che finalmente “la musica è cambiata” e che dover viaggiare sui treni ogni giorno (lavorativo) non sia più – o quanto meno non sia prevalentemente – un fattore di stress della vita di noi pendolari ma che rappresenti un momento se non proprio gratificante almeno piacevole delle nostre giornate lavorative: il dover trascorrere quasi quattro ore della tua giornata a bordo di un treno può comunque offrirti la possibilità di impiegare questo tempo non solo per farti una dormitina (soprattutto quando la notte precedente il tuo sonno non è stato soddisfacente) ma anche per leggere un libro e/o – e qui veniamo al tema del blog di oggi – ascoltare della buona musica. Certo, concordo sul fatto che l’aggettivo “buona” riferito alla musica non è del tutto appropriato: non solo perché ognuno ha i suoi gusti e, come si suol dire, de gustibus non est disputandum, ma anche e soprattutto perché la musica, per come la vivo io, deve offrirti sensazioni e suggestioni che permeano il tuo vivere quotidiano e non rappresentare solamente un piacevole intermezzo nel corso della tua giornata. In particolare vi sono delle sonorità che rappresentano lo sfondo musicale ideale (almeno secondo i miei personalissimi gusti) di panorami che, seppure in una tratta ferroviaria non certamente molto attrattiva dal punto di vista paesaggistico come quella che collega tra loro l’Appennino Ligure e la pianura lombarda, in certe giornate sono veramente incantevoli. In queste circostanze ascoltare un certo tipo di musica mi gratifica molto e mi fa sentire bene dentro.

 

E quindi, a quali generi musicali e a quali musicisti faccio riferimento? Preliminarmente posso dire che non amo definire per genere la musica né, come già detto prima, definire cos’è la buona musica: peraltro, non avendo mai imparato a suonare uno strumento (se non il campanello di casa!), non ho le competenze per disquisirne a livello “professionale” ma certamente la mia naturale predisposizione ad ascoltare diversi tipi di musica mi ha fatto maturare negli anni una discreta vasta conoscenza di questo mondo e dei suoi interpreti.

La mia rassegna parte da un chitarrista e polistrumentista norvegese, Erik Wollo, sconosciuto ai più ma dotato di una capacità compositiva notevolissima. Erik Wollo ha un background in vari generi musicali ed è difficilmente classificabile e ciò che lo rende veramente unico è il saper creare con le sue composizioni paesaggi sonori musicali elettronici e ambientali molto intensi: inevitabile che la sua musica faccia da sfondo a quei momenti che, pur nella loro essenzialità, trovo così suggestivi e che vivo, all’alba o al calar della sera, quando sono a bordo del treno e guardo il panorama fuori dal finestrino. 

Rimanendo nell’ambito della musica strumentale, definibile in modo molto schematico e riduttivo come musica ambient, vi sono altri musicisti che, pur con esperienze e produzioni discografiche decisamente diverse tra loro, trovo molto ispirativi. In particolare cito Jon Mark, cantautore e chitarrista britannico, la cui vasta discografia contempla non solo brani strumentali ispirati alla tradizione musicale celtica ma anche composizioni caratterizzate da un pregevolissimo utilizzo dell’elettronica (in particolare l’album live “New York, New York - 24 hours in the Big Apple”). Quindi Andy Summers (già componente dei Police) il quale, una volta terminata l’esperienza con la famosissima band, ha avviato una carriera da solista caratterizzata dalla produzione di dischi, solo strumentali, molto belli ed intensi, con sonorità decisamente evocative. E poi Cliff Martinez, compositore e batterista statunitense che, dopo una serie di esperienze con alcune rock band (tra queste va annoverata la seppur molto breve presenza a metà anni ’80 nei Red Hot Chili Peppers), ha prodotto le colonne sonore di alcuni film molto belli ed in particolare la colona sonora del bellissimo film “Traffic” (del 2000), diretto da Steven Soderbergh e vincitore di quattro Premi Oscar nel 2001.

Ma come accennato i miei gusti musicali spaziano tra più generi e ascolto con molto piacere anche sonorità più intense e ritmate. In particolare mi piace molto il duo norvegese dei Royksopp il cui repertorio affianca a brani decisamente elettro-dance altri più melodici ed introspettivi: ancora una volta la Norvegia conferma di essere, oltre che una terra molto bella dal punto di vista paesaggistico, una nazione molto prolifica dal punto di vista culturale, musicale e letterario in particolare (tra gli altri, mi piacciono molto i romanzi di genere noir-poliziesco dello scrittore Jo Nesbo).

 

In chiusura di questa rassegna musicale cito anche i Delta V, un gruppo musicale italiano autore di un genere identificabile come electro/synth pop dai tratti eleganti e raffinati ma anche intimisti e onirici e che seguo fin dalla loro costituzione (metà anni ’90). E nel mio costante affiancamento di brani musicali a situazioni e momenti della mia vita in generale e di pendolare in particolare, fu proprio una loro canzone che mi trasmise delle sensazioni molto particolari all’inizio della mia esperienza da pendolare (parliamo del 2011). Il brano in questione, che mi piacque subito fin dal primo ascolto, si intitola “Adesso e mai” e lo trovai molto stimolante sia per i testi sia per il video girato, guarda caso, proprio a Genova con riprese molto belle che inquadrano scorci molto interessanti e poco conosciuti della mia città. Nelle prime settimane della mia esperienza di pendolare ciò che aveva suscitato il mio interesse in particolare era stato il refrain di questa canzone che sintetizzava efficacemente lo stato d’animo non proprio esaltante di quel momento ossia “se non resisto mi perderò”.

Ma col passare dei mesi, superato il non facile impatto iniziale, la mia vita da pendolare iniziò ad assumere connotati decisamente più sostenibili perché stavo progressivamente trovando un punto d’equilibrio interiore che rendeva se non gratificante certamente positivo dividere le mie giornate lavorative tra due realtà socialmente e culturalmente molto diverse tra loro come Genova e Milano ma entrambe decisamente stimolanti. E ancora una volta l’ascolto della musica ha contribuito – e contribuisce tuttora – a farmi vivere con positività il rientro a casa la sera, fornendo elementi di piacevole rilassamento mentale, come per esempio sintetizza perfettamente un’altra parte del citato brano dei Delta V: “Un mare senza onde - rimasto solo contro il sole illumina quest'aria che - respiro lentamente - e il sangue torna a scorrere dentro di me e sento che - il dolce suono del silenzio -  ritrova piano le sue possibilità”.

The Voice: Mi scusi Egomet, molto interessanti le sue considerazioni sul suo rapporto con la musica ma per lei non è tardi? Non deve prendere il treno per rientrare a casa?

Egomet: E’ vero, accidenti! Mi piace così tanto ascoltare e parlare di musica, che non mi ero accorto che stavo per perdere “The Last Train Home”: il grande Pat Metheny non poteva certo mancare a questa mia rassegna… Volo in stazione!

 

Egomet

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