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Sanità | 13 gennaio 2020, 15:11

Lotta ai superbatteri, l’infettivologo Bassetti: “Convegno mondiale a Genova perché è stata la culla della ricerca in questo settore”

Il 16 e 17 gennaio ai Magazzini del Cotone al Porto Antico il convegno medico “What we need to know for winning the battle against superbugs?” organizzato dal Direttore dell'Unità Operativa Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, Matteo Bassetti

Matteo Bassetti

Matteo Bassetti

Il Direttore dell'Unità Operativa Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino, Matteo Bassetti, che La Voce di Genova ha intervistato in occasione del suo ritorno nel capoluogo ligure per parlare della lotta ai batteri resistenti, ha organizzato per il 16 e 17 gennaio ai Magazzini del Cotone al Porto Antico il convegno medico “What we need to know for winning the battle against superbugs?” (cioè: “Che cosa dobbiamo sapere per vincere la battaglia contro i superbatteri?”). Un evento internazionale che raccoglie i massimi esperti mondiali dell’infettivologia, che non a caso si svolgerà a Genova, culla della ricerca contro le malattie infettive, e che il professor Bassetti vuole fare diventare sempre più protagonista nel campo della ricerca di nuovi antibiotici.

Perché ha sentito l'esigenza di organizzare questo convegno e a Genova?

Perché in Italia, come in Grecia, la prevalenza di germi resistenti, a livello ospedaliero, è tra le più alte d’Europa, per cui l’esigenza è legata a un’epidemiologia nazionale importante di cui bisogna parlare insieme al ruolo dei nuovi antibiotici. Inoltre ho voluto fortemente che fosse Genova a organizzare il meeting per far sì che rappresenti un biglietto da visita della nuova direzione della clinica del San Martino: la maggior parte dei partecipanti viene perché ha collaborato con me per tanti anni. Infine perché ritengo che parlare di nuovi antibiotici in quella che è stata la culla delle malattie infettive italiane - infatti, nascono come specialità circa cinquant’anni fa e una delle sedi è Genova, con Roma e Napoli – sia motivo di grande orgoglio. Qui la tradizione sugli antibiotici è sempre stata molto importante, quindi spero che sulla ricerca dei nuovi antibiotici Genova sia protagonista, da qui ai prossimi anni, diventando sede in cui fare studi di fase 2, 3 e 4 sui farmaci, per offrire ai cittadini liguri e genovesi la possibilità di entrare nei protocolli di studio, che sono quelli che offrono più possibilità contro le infezioni aggressive.

Quindi vuol fare diventare Genova un centro internazionale per le malattie infettive?

Genova è stata e spero possa diventare ancor più protagonista nella lotta ai superbatteri, ponendosi quindi come centro nevralgico del Paese, in cui possano intersecarsi nuove ricerche, idee, sviluppi e opportunità per pazienti e medici. Nel nostro settore bisogna osare, perché i batteri sono diventati molto furbi e resistenti, quindi per combatterli bisogna avere idee che progrediscano per quanto riguarda le modalità con cui trattarli, con dosaggi più alti, unendoli fino a fare dei cocktail di antibiotici, e creando collaborazioni e sinergie con altre specialità. Per fare l’infettivologo e curare bene i malati, infatti, ci vogliono anche il microbiologo, che sappia fare bene la diagnosi, l’anatomopatologo che indichi la presenza dell’infezione, e poi i rianimatori, gli ematologi e gli internisti, perché i malati più critici non sono nel reparto di malattie infettive, ma negli altri. In tutto ciò Genova, e l’Ospedale San Martino in particolare, può essere protagonista. Si tratta solo di portare un know how su questo argomento ancora più forte di prima. Questo congresso serve sia a insegnare ai medici come usare gli antibiotici sia a fare sapere alla città e alla regione che il San Martino è un ospedale importante per l’oncologia e le neuroscienze, ma anche per le malattie infettive.

Quali sperimentazioni si sono fatte e si faranno a Genova per creare i nuovi antibiotici contro i superbatteri?

Sto cercando di riportare gli studi che in questi ultimi anni sono un po’ mancati a Genova. A Udine, dove lavoravo, abbiamo condotto studi di fase 2, 3 e 4 per la maggioranza dei nuovi antibiotici: oltre 20 studi di farmaci nuovi, quindi l’obiettivo è quello di riportarli anche qui. Si tratta di antibiotici Gram-negativi, cioè farmaci nuovi per combattere batteri quali Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae, che sono ormai resistenti alla maggior parte degli antibiotici tradizionali, cioè quelli che sono stati prescritti per decenni, ma che oggi non funzionano più. Oggi ci sono nuove associazioni di antibiotici, in parte già sperimentati e in parte da sperimentare nei prossimi anni tre o quattro anni.

Chi sono i principali relatori del meeting?

Parliamo veramente del top player nel campionato mondiale della lotta ai superbatteri, del top of the top, insomma, dagli americani Marin Kollef e David Nicolau, che sono quelli che governano la terapia antibiotica in rianimazione e che ne dettano le linee guida, al Gotha a livello europeo, con colleghi che arrivano da Spagna, Francia, Inghilterra, ma anche dal Libano dal Sud Africa, e dall’Australia. Si tratta di un congresso veramente globale, perché il problema della resistenza è globale: i batteri resistenti sono dappertutto; lo Stafilococco Aureo, per esempio, anche se in percentuali diverse, è ovunque. Ovviamente al congresso partecipano anche tutti gli italiani, perché nel settore delle malattie infettive, e in particolare di quelle batteriche, l’Italia è uno dei Paesi leader in Europa e nel mondo nella ricerca; prova ne è che tutti vengono e sono contenti di farlo, non per quello che rappresenta il sottoscritto, ma per quello che rappresenta questa scienza nel nostro Paese, e di cui sono un capofila perché sono presidente della Presidente della Società Italiana di Terapia Antiinfettiva, ma non rappresento me stesso, bensì un  gruppo di persone che hanno lavorato negli ultimi 25 anni in questo settore fino a portare l’Italia a livello mondiale nelle malattie infettive.

Siamo in periodo di influenza, anche se non è ancora arrivato il picco, ricordiamo di non abusare degli antibiotici, specie per malattie come, appunto, influenza, raffreddore e bronchite?

E’ chiaro che se l’Italia è ai primi posti per diffusione di superbatteri, significa che c’è qualcosa che non ha funzionato prima e che questo consiste, appunto, nell’aver usato troppo generosamente ed estensivamente gli antibiotici in situazioni in cu si potevano evitare. Ora che siamo in fase influenzale bisogna che sia forte e chiaro il messaggio che sui virus gli antibiotici non funzionano, perché sono farmaci che funzionano sui batteri. E questo deve essere chiaro in primis ai pazienti, ma anche ai medici, perché buona parte dell’uso improprio degli antibiotici è quello che fanno i medici su pressioni dei pazienti stessi e per mancanza di aggiornamento rispetto all’uso degli antibiotici. Inoltre anche i veterinari devono sapere che se usano male gli antibiotici sugli animali, questi ritornano indietro sugli uomini con germiresistenti. Quindi non vanno usati contro i virus, salvo in casi particolari, che, però sono, davvero pochi.

Ha già spiegato che non corriamo rischi particolari per la meningite, ma intanto la Regione estenderà i vaccini gratuiti per gli adolescenti: spieghiamo meglio com’è la situazione?

Ad oggi, stanti i numeri del 2019, siamo in linea con quelli precedenti, quindi non si tratta di epidemia, ma semplicemente di più casi, verificatisi in un tempo ravvicinato, cioè due mesi anziché dodici, ma, neanche i tre casi di cui si è parlato a fine anno rappresentano un focolaio epidemico, perché sono slegati. Dunque niente paura o corsa al vaccino. Resta il fatto che per il Meningococco di tipo C, contenuto nel vaccino quadrivalente, è bene che sia offerta la vaccinazione ad adolescenti e post adolescenti, in modo che, laddove ci sia maggior frequenza di circolazione di questo microrganismo, a prescindere da quello che è successo in Liguria nell’ultimo mese, questa categoria di persone sia coperta; e per questo va fatto un plauso alla Regione Liguria, che aveva già pensato di offrire il presidio vaccinale ancora prima del decreto Lorenzin, secondo cui chi è nato dal 2017 a oggi ne ha diritto, lasciando invece scoperta la fascia di popolazione per cui la Regione ha deciso di provvedere. Si tratta  quindi di un passo avanti nella prevenzione, ma non deve correre a vaccinarsi chi è fuori dalla fascia. Infatti i vaccini sono utili e servono a evitare l’insorgere delle infezioni, quindi il Ministero della Salute li offre a chi ritiene ne possa beneficiare, mentre gli altri possono decidere di farlo spontaneamente. Vale anche per l’influenza, per la quale la vaccinazione è offerta solo alle categorie a rischio.

Medea Garrone

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