Il transatlantico varato a Genova nel 1931 fu il più grande mai costruito e mantenne il primato per 60 anni. Il livello qualitativo era elevatissimo per gli standard dell'epoca; si disse che le eliche erano così bilanciate da poter essere mosse da un solo uomo. Venne impostato nei Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente dal regima fascista con il chiaro scopo di partecipare e vincere la gara di velocità tra le compagnie di bandiera.
La nave, che vantava una madrina di lusso (Elena di Savoia moglie di Re Vittorio Emanuele III di Savoia), fu commissionata dalla Navigazione Generale Italiana ai Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente e la sua costruzione, progettata dall’ingegnere Achille Piazzai iniziò il 27 aprile del 1930 e in poco più di un anno, il 1° agosto 1931, avvenne il varo in presenza dell’illustre Re Vittorio Emanuele III. 51.062 tonnellate di stazza lorda, la propulsione era garantita da quattro gruppi di turbine che azionavano quattro eliche a 4 pale di circa 5 metri di diametro cadauna. La potenza dichiarata sui dépliant Ansaldo era di 120.000 cavalli, ma la capacità vera, tenuta segreta per ragioni di mercato, raggiungeva i 140.000 cavalli. Le sue dimensioni erano notevoli, con una lunghezza di 268 metri e venti centimetri e una larghezza di 29 metri e 50. La nave vantava 12 ponti e a bordo poteva accogliere 2.261 passeggeri. L’equipaggio era formato da 80 marinai, 112 macchinisti, 400 tra camerieri e cuochi, 11 professori d’orchestra, 2 bagnini, 15 pompieri e un argentiere. La città galleggiante poteva contare anche su un commissario capo e quattro assistenti.
Nell’agosto del 1933 conquistò il blasonato nastro azzurro (riconoscimento non ufficiale che veniva attribuito alla nave passeggeri che deteneva il record di velocità media di attraversamento dell'Atlantico, in regolare servizio e senza scali di rifornimento) con una velocità media di traversata di 28,92 nodi, superando il transatlantico tedesco “Europa” con un viaggio da record che si svolse da Genova a New York con partenza alle 11:30 del 10 agosto 1933 sotto il comando di Francesco Tarabotto, incaricato da Mussolini in persona di conquistare il “Blue Riband”; l’obiettivo fu raggiunto nonostante le ardue condizioni meteo che misero in discussione l’impresa fino alle ultime 24 ore, quando Tarabotto coprì le 736 miglia raggiungendo gli storici 29,61 nodi, una velocità che gli permise di arrivare a New York con 27 ore di anticipo. Il Rex divenne leggenda. Quel viaggio entrò nella storia rappresentando uno dei vanti dell’era fascista. Il “Rex” e il “Conte di Savoia” erano le uniche navi italiane in grado di competere con i grandi transatlantici dell'epoca. Il record durò fino al 3 giugno 1935, quando gli fu strappato dal transatlantico francese “Normandie” di 79.280 tonnellate, al suo viaggio inaugurale al comando dell'autorevolissimo commandant René Pugnet.
Grazie a questa eccezionale impresa, il Comandante Tarabotto fu insignito con le più alte onorificenze al merito della "Corona d'Italia" e con il riconoscimento dell'alto titolo onorifico di Comandante Superiore. A Lerici, sul muro della casa natale del Comandante vi è una targa a ricordo del grande uomo di mare e della notevole impresa dallo stesso compiuta al comando del transatlantico Rex per la conquista del Nastro Azzurro.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale le navi francesi, inglesi e tedesche cessarono i servizi commerciali, così che il Rex divenne il più grande transatlantico in assoluto a operare nell’Oceano Atlantico effettuando trasporto passeggeri, ma nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, il Rex dovette arrendersi al suo ultimo viaggio commerciale e fu attraccato al porto di Genova credendo di metterlo al sicuro, ma la città subì i bombardamenti da parte della marina francese e così fu trasferito a Trieste, quando durante l’armistizio del 1943 passò nelle mani dei tedeschi che nel tentativo di spostarlo nella più sicura baia di Capodistria, lo fecero incagliare. Una fine triste per una nave così imponente, si sa che la guerra non perdona niente e nessuno, e il Rex ne fu vittima l’8 settembre del 1944, quando fu avvistato dai ricognitori della “Royal Air Force” e bombardato con 123 razzi, sotto costa tra Trieste e Pirano. Il Rex bruciò per quattro giorni prima di affondare e adagiarsi in fondo al mare.
La storia del Rex custodisce anche qualche curiosità, in quanto Federico Fellini lo scelse per una celebre scena del film “Amarcord”, mentre la Zanussi chiese ed ottenne dalla Società di Navigazione Italia la possibilità di creare una linea di elettrodomestici a marchio REX, subito dopo la conquista del Nastro Azzurro, per evocare l’immagine di un prodotto di alto livello. Inoltre, prima di essere mandato in disarmo nel golfo di Trieste, il Rex venne privato della sua campana in bronzo e rivestita di ottone, simbolo della nave che fu donata a Genova nel 2004 ed è custodita tuttora al Galata Museo del Mare in comodato dalla compagnia Fratelli D’Amico, in onore di Antonio D’Amico.
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