Quattro anni dopo l’album “Io, Dino” dedicato alla vita del poeta Dino Campana, Paolo Gerbella torna con "La regina", un nuovo lavoro a tema centrato stavolta su una vicenda storica poco conosciuta che risale agli inizi del secolo scorso, e più precisamente ai giorni tra il 19 e il 23 dicembre del 1900 quando il Prefetto di Genova fece chiudere la locale Camera del lavoro ritenuta luogo di ritrovo di pericolosi anarchici e socialisti.
La risposta degli operai fu uno sciopero, il primo grande sciopero italiano del secolo che, bloccando nel porto la merce (definita in gergo “la regina” perché è ciò intorno a cui tutta l’economia della città si muove), creò un conseguente blocco dei commerci in tutto il Paese: è così che la lotta di un’intera città contro il potere dello Stato ottenne il ritiro del decreto ed aprì alle grandi conquiste sindacali e sociali del ‘900.
Una storia che è arrivata tra le mani del cantautore genovese attraverso un libro pubblicato nel 1932 (“Vent’anni di movimento operaio genovese”) e conservato dal padre che, a sua volta, lo ereditò dal nonno. Dalla lettura di questo libro partono le ricerche storiche di Gerbella poi confluite nella stesura dei dieci brani del disco composti insieme a Rossano Villa che ne ha curato anche gli arrangiamenti. Un disco per il quale il cantautore ha scelto delle musiche con influenze diverse e leggere, realizzate con una strumentazione molto varia: oltre al classico chitarra – basso – batteria ci sono una sezione fiati, gli archi, l’arpa, la ghironda, la cornamusa e i fiati irlandesi, il piano e la fisarmonica.
Introduzione col racconto “Carbonin” recitato da Gerbella al quale subentrano le voci in genovese di Laura Parodi e Sabrina Colombo, in un rimbalzo tra italiano e dialetto che prosegue per tutto il disco quasi a voler sottolineare la radice locale della storia che assume, però, anche una valenza nazionale. Tra atmosfere di derivazione jazz e ballate intense c’è spazio per le melodie sudamericane. Interessanti gli interventi di alcuni ospiti di rilievo tra i quali spiccano Sergio Berardo dei Lou Dalfin e Maurizio Cardullo dei Folkstone col suo bagaglio di strumenti irlandesi che danno un tocco folk a “Un uomo libero”, brano che torna alla fine del disco in versione occitana, una delle melodie vincenti del disco, cantata da Erica Molineris. L’ingresso è libero e l’evento è a cura di Viadelcampo29rosso e Cooperativa solidarietà e lavoro, per accedere ad ulteriori informazioni occorre telefonare ai numeri 010/2474064 e 320/8809621 oppure scrivere all’indirizzo info@viadelcampo29rosso.com.