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Attualità | 06 novembre 2019, 20:35

Infatuazione, innamoramento, amore e poi... crisi o attaccamento?

L'amore è eterno finché dura, dice il detto. E può durare davvero. Vediamo come

Infatuazione, innamoramento, amore e poi... crisi o attaccamento?

Ciascuno di noi si innamora con modalità e tempi diversi e l’evoluzione delle nostre relazioni dipende da molteplici fattori, tra i quali un ruolo importante è dato da come siamo stati e cosa abbiamo imparato tra le braccia di nostra madre, o come dicono gli psicologi, dallo stile di attaccamento/accudimento con la propria madre. Se è pur vero che ogni storia è un universo a sé, diversi studi hanno evidenziato che il legame di coppia è un processo in cui si susseguono alcune fasi comuni.

Ogni storia d’amore ha un esordio e via via fasi più mature in cui i partner iniziano giocando si divertono a sedursi e talvolta da tutto ciò nasce un legame stabile e duraturo. Ecco come avviene:

fase 1 dell’infatuazione; 

fase 2 dell’innamoramento; 

fase 3 dell’amore;

fase 4 dell’attaccamento

Vediamo nel dettaglio queste fasi.

La prima fase è caratterizzata dall’attrazione, da un tourbillon di emozioni che si vorrebbe non finissero mai, una sorta di stato alterato di coscienza, fatto di euforia, di cuore che batte forte, siamo nella fase del corteggiamento. Il partner è oggetto di idealizzazione che lo fa apparire solo con pregi o con caratteristiche negative assolutamente irrilevanti. E’ anche il momento in cui si tende a mostrare la parte migliore di sé per impressionare positivamente l’altro: a chi di noi non è capitato ai primi appuntamenti di passare ore davanti allo specchio per cercare di trovare un look da urlo o magari prenotare una seduta dal coiffeur? Gli stati mentali sono quelli tipici dell’eccitazione: insonnia, mancanza di appetito, sensazione di possedere energia inesauribile, e tutto ciò è dovuto alla produzione di sostanze particolari (neurotrasmettitori). Infatti aumenta la produzione di feniletilamina, che a sua volta stimola il rilascio di dopamina, un altro neuromediatore chimico che favorisce, la sintesi del testosterone, l'ormone del desiderio sessuale. L'attività della dopamina genera sensazioni piacevoli di ed è il principale neurotrasmettitore del cervello emozionale e ci permette di “memorizzare” quei comportamenti che ci forniscono una ricompensa. Allo stato di benessere determinato dalla dopamina si aggiunge una trepidazione e un'agitazione generale determinata dalla noradrenalina. Ecco perché la sessualità in questa fase è al massimo dell’intensità passionale è fatta da una ricerca costante di contatto fisico, di ferormoni che provocano sensazioni fisiche ed emotive eccitanti, una commistione di passioni ed istinti.

La seconda fase è quella dell’innamoramento o dell’amore romantico, in cui pur permanendo le sensazioni di eccitazione tipiche della fase di infatuazione (le “anfetamine naturali” sono ancora in circolo), la passione lascia il posto alla tenerezza e lo stare insieme diventa ricerca e costruzione di intimità. Gli innamorati tendono a isolarsi e iniziano a mettere in atto tutta una serie di comportamenti che hanno una sorta di effetto calmante: tenersi per mano, abbracci teneri, usano il baby talk (particolare modalità di parlare che proprio per il tono di voce particolarmente dolce e l’utilizzo di diminutivi ricorda quello tra madre e bambino). E se nella fase dell’infatuazione la tendenza è quella di mostrare il lato migliore di sé, quando ci si innamora si inizia a condividere con il proprio partner anche le emozioni negative, la delusione di un rapporto precedente, la sfiducia, la rabbia. La relazione inizia a stabilizzarsi e l’altro diventa una sorta di “rifugio emotivo”, grazie a una forte intesa che fa percepire l’altro come l’anima gemella”, la persona che permette di fantasticare un futuro fatto di cose insieme tutte perfette: bambini perfetti, un’intesa perfetta, frequentazioni perfette, senza litigi e con aspettative totalmente rosee. Una realtà immaginata che è però troppo perfetta per poter esser vera. Queste due prime fasi che possono avere una durata di 6-9 mesi circa sono caratterizzate da una forte simbiosi, che prevede una sorta di fusione di un partner con l'altro, una funzione importante nella vita di una coppia, per la creazione di un legame di base sicuro. L'aver vissuto questa fase certamente aiuta la coppia a svilupparsi e crescere ulteriormente.

La terza fase è quella dell’amore. La frequenza dell’attività sessuale diminuisce così come la passione; le emozioni predominanti iniziano ad essere il calore, l’affetto e la fiducia. La ricerca dell’intimità iniziata nella fase precedente diventa fondamentale in questa fase, per far sì che il partner si trasformi da rifugio emozionale a base sicura. Lo stare insieme non basta più per scatenare desiderio e passione; per far sì che la relazione possa essere considerata soddisfacente devono entrare in gioco altri fattori. La produzione di finilanfetamine, lascia il posto a quella delle endorfine, l’ossitocina per le donne e la vasopressina negli uomini, quegli ormoni che, rilasciati dopo l’orgasmo, generano una sensazione di totale appagamento e fanno sì che la sensazione venga associata proprio a quel partner, favorendo il mantenersi del legame affettivo. Queste sostanze, simili per struttura alla morfina, hanno un'azione rilassante, calmante, analgesica ed entrano in gioco proprio quando l'innamoramento gradualmente si trasforma, se ci sono i presupposti, in una relazione meno passionale e più affettiva. Secondo molti esperti questa fase di passaggio è molto variabile e può durare dai 18 mesi fino a un massimo di 4 anni. Molto spesso, questa quiete emotiva è interpretata come amore che viene meno, ma in realtà è un’evoluzione naturale, necessaria per rafforzare il legame emotivo e favorire lo sviluppo delle progettualità della coppia. L’amore intenso e passionale non può durare in eterno, è la relazione sentimentale non perde il suo valore emotivo, ma semplicemente si trasforma e tutto ciò non deve creare falsi allarmismi.

Questa è la fase che porta con sé possibili crisi che, se non gestite a dovere, possono causare la rottura e la fine della relazione. Si assiste infatti ad un processo che è caratterizzato da un differenziazione e sperimentazione. Poco alla volta i partner iniziano a scoprire che i gusti non sono identici, l’altro non è così perfetto come si credeva, ma oltre ai pregi ha anche molti difetti. Vi è ritorno all’individualità, agli interessi personali che vanno a ridurre il tempo e gli eventi vissuti insieme.

Superate le crisi “fisiologiche” del legame di coppia, la relazione entra nella fase quella dell’attaccamento.  In questa fase ciascun partner funziona da base sicura consolidata per l’altro, è la fase delle emozioni profonde, quasi inconsapevoli, dell’interdipendenza emozionale, che rende quasi indissolubile il legame. Impegno, intimità e passione sono le caratteristiche di un amore in grado di durare per tutta la vita o addirittura oltre. Ed è questa stessa interdipendenza a generare tristezza e sgomento per la separazione prolungata o la perdita del partner. L’attaccamento fa sì che il desiderio e l’eccitazione sessuale lascino il posto al coinvolgimento profondo, la sessualità acquisisce una dimensione semantica e narrativa. Il bisogno di contato fisico è diminuito in seguito alla costruzione di un legame di vera fiducia. Come dice Galimberti “l’amore non è una condizione passiva, ma una costruzione attiva”, fatta di alti e di bassi, di crisi e di conflitti, e proprio questi ultimi se accompagnati da volontà e motivazione possono far crescere e rinforzare il legame di coppia. L’amore dunque se lo si vuole non solo è eterno, ma dura pure! È proprio in questa fase che la coppia può andare in crisi.

La crisi può farsi sentire proprio quando tale processo non avviene contemporaneamente per entrambi e ad esempio, se uno dei due comincia a differenziarsi e successivamente inizia a sperimentarsi all’esterno del rapporto di coppia e l’altro no. Entrambi i partner, ad esempio, si butteranno molto nel lavoro, andranno alla ricerca di nuove amicizie, si dedicheranno ad attività particolari e nuove. Si acuiscono i conflitti che erano sorti nella fasi precedenti. Possono avvenire i tradimenti. Affinché il rapporto vada avanti, è importante trovare modalità nuove per gestire in modo sano tali conflitti. Un suggerimento può essere quello di consigliare ai partner di impegnarsi in attività che piacciano ad entrambi e che permettano loro di ritagliarsi del tempo per loro stessi, fare entrambi ciò che più desiderano; quando non si riescono a trovare dei punti d’incontro usare i compromessi: uno dei due deve rinunciare. Fondamentale la flessibilità, cioè che non sia sempre lo stesso partner a retrocedere. Nonostante si possa pensare che l’amore è finito e non ha più senso stare insieme se non ci si fa assorbire da questo loop negativo ma si mostra un po’ di pazienza si può scoprire che non è così. L’amore non è finito e a riprova di ciò interviene una nuova condizione emotiva: l’ansia da separazione, ossia quello stato d’animo che fa stare male quando l’amato è lontano. Tutto ciò se fa sì che si creino le condizioni perché l’innamoramento e l’amore romantico possano trasformare in quella che la dimensione più profonda dell’amore: quella dell’attaccamento.

Per contattare Sara Padovano: info@sarapadovano.com

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Sara Padovano

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