Politica - 04 novembre 2019, 18:26

Ex Ilva, Arcelor Mittal si tira indietro. Le reazioni del mondo politico e sindacale al recesso del contratto di acquisizione

Forte il rischio occupazionale e quello industriale. Unanime la preoccupazione da parte di assessori regionali, sindacalisti di categoria e anche da parte del PD. Toti: "DAl governo follia che rischia di far sparire l'acciaio dal nostro paese (VIDEO)

Ha destato un'unanime preoccupazione nel mondo politico e sindacale la notizia di oggi per cui Arcelor Mittal avrebbe notificato ai commissari straordinari la volontà di rescindere l'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività di Ilva e di alcune altre controllate. 

"Oggi risolvere la questione Ilva sarà difficile e a farne le spese potrebbe essere il popolo italiano - spiega il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti -. Abbiamo convocato per mercoledì sindacati e associazioni di categoria del mondo produttivo: credo che serva una grande mobilitazione cittadina come successe ai tempi di Fincantieri. Nessun governo nella storia ha mai fatto qualcosa di così grave contro l'industria italiana".

Toti sulla posizione del governo nella vicenda Ilva:

Ci va giù duro l'assessore regionale allo Sviluppo Economico, Andrea Benveduti, che accusa il nuovo governo giallorosso di quello che definisce senza mezzi termini un disastro, sotto più punti di vista: "Altro che Italia Viva. Ancora un po’ e l’Italia sarà definitivamente morta. I 5 stelle volevano chiudere Ilva e ci sono riusciti, con la complicità di Renzi e Zingaretti. Il ritiro di Arcelor Mittal è il risultato della colpevole incapacità del governo, un crimine contro il lavoro e un grande favore alla concorrenza franco-tedesca". 

"Siamo davanti a un vero disastro industriale, sociale ed ambientale - continua Benveduti -. E a pagare il conto salato delle azioni, delle omissioni e dell'incompetenza giallofucsia saranno gli italiani. L'ennesima sconfitta industriale di questo Paese: chi è politicamente responsabile di questo risultato rassegni le dimissioni immediatamente, perchè incapace di gestire questa vicenda. È da irresponsabili costringere al ritiro un investitore da oltre 4 miliardi di euro, volevano abolire la povertà e hanno creato miseria. La vicenda Ilva è solo l'ultimo passo, dopo molti casi industriali abbandonati, punto di non ritorno di un governo che aumenta tasse e mette sulla strada decine di migliaia di lavoratori. Mercoledì incontreremo i sindacati per concordare ogni forma di mobilitazione a difesa dell'industria italiana".  

Sulla stessa linea il collega della giunta regionale, l'assessore al lavoro ed alle Politiche Attive, Gianni Berrino: “È con estrema preoccupazione che assistiamo agli sviluppi della questione dell'ex Ilva. Le scellerate politiche portate avanti dal Movimento 5 Stelle contro l’acciaio italiano mettono a rischio un comparto intero. È una follia che il Governo, per una norma che fa passare come se fosse a tutela dell'ambiente, mandi a monte un accordo fondamentale per la siderurgia italiana mettendo a repentaglio il futuro di circa 20 mila lavoratori di cui 1500 solo a Genova. La produzione di acciaio, inoltre, è strategica per tutta la politica industriale italiana. L'Italia era leader in Europa mentre ora, a causa di queste insensate prese di posizione, non saremo più autosufficienti. Le nostre industrie di trasformazione, da Fincantieri alle tante piccole e medie industrie manifatturiere italiane, diverranno interamente dipendenti da forniture estere rischiando pesantemente di perdere quote di mercato per l’aggravio di costi e la difficoltà ad operare”. 

Continua Berrino, che evidenzia gli effetti del decreto "Salva-imprese" sull'intera vicenda: “Ribadisco come sia follia aver tolto lo scudo penale agli attuali amministratori, che non possono pagare per quello che è successo in passato, anche a fronte del piano di investimenti che Arcelor Mittal ha approntato per risanare in primis Taranto ma anche Genova e Novi Ligure. Come Regione Liguria ci impegneremo affinché il Governo riveda questa norma che mette a rischio i posti di lavoro e la vita di troppi operai dell'Ilva e il futuro industriale italiano"

Anche il senatore savonese della Lega e vicepresidente della Commissione Industria Paolo Ripamonti mette sotto accusa l'azione del governo, annunciando la convocazione in commissione del ministro Patuanelli: “Vogliamo capire i reali contorni delle conseguenze dell'annuncio della proprietà Arcelor Mittal sul futuro degli stabilimenti ex Ilva in Italia, a Taranto, a Genova Cornigliano e Novi Ligure. Le decisioni comunicate oggi dall'attuale proprietà confermano i nostri sospetti: questo governo, nato dall'inciucio di palazzo, dimostra il più totale appiattimento verso le politiche più estremiste dei Cinque Stelle, delle tasse e della povertà, con PD e Renziani pronti a immolare migliaia di posti di lavoro, indotto per le imprese, la bonifica ambientale di migliaia di metri quadri di aree e lo sviluppo del nostro Paese sull'altare della poltrona. In commissione Industria in Senato chiederò l'audizione del ministro Patuanelli per affrontare al più presto questa emergenza industriale che rischia di fare crollare il nostro Paese nel baratro della decrescita infelice”. 

A chiedere la convocazione dell'azienda da parte del governo è invece tutto il Partito Democratico ligure, che non risparmia qualche piccola critica al governo, con un chiaro riferimento al decreto "Salva-imprese": "Il governo convochi subito un tavolo con ArcelorMittal. La situazione è grave, non possiamo accettare che la filiera dell’acciaio venga messa in discussione e con essa più di 10 mila posti di lavoro.

È stato un errore offrire ad ArcelorMittal il pretesto per rescindere il contratto attraverso la rimozione dello scudo penale, quando il vero problema è la tenuta del piano industriale dell’azienda, complici il calo della produzione e la congiuntura internazionale negativa. Sollecitiamo il Governo a fare uno sforzo straordinario per garantire la continuità dei siti produttivi e dei livelli occupazionali. L’Italia non può uscire dalla filiera dell’acciaio".

Forte è ovviamente la preoccupazione anche da parte del mondo sindacale, secondo cui importanti sono le responsabilità dell'attuale governo, che avrebbe fornito all'azienda ulteriori alibi. 

"Siamo fortemente preoccupati: rivendichiamo rispetto e diritti, a tutela dei lavoratori che rappresentiamo - riferisce Antonio Spera, segretario generale UGL Metalmeccanici -. E’ sempre indispensabile la convocazione presso il ministero dello Sviluppo Economico e la presenza del ministro Patuanelli affinché mai come d’ora si avvii un confronto e mettere in campo un atto di responsabilità nei confronti del polo siderurgico più grande d’Europa". 

"La nostra o.s. Ugl ha come obiettivo quello di garantire il rispetto degli investimenti per l’ambientalizzazione del sito di Taranto e tutti i livelli occupazionali, come previsto dall’accordo del 2018 ossia che la Arcelor-Mittal acquisiva (o meglio, affittava) tutte le attività di Ilva Spa. Arcelor-Mittal non ha voluto aspettare – conclude il sindacalista Spera – e i motivi del recesso sembrerebbero legati all'eliminazione della ‘protezione legale’ dal 3 novembre necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando la comunicazione di recesso. Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto per l'annuncio da parte di Arcelor Mittal del disimpegno sull'azienda. Non si perda tempo: il territorio e i migliaia di lavoratori Italiani hanno bisogno di risposte e certezze sul loro futuro”. 

Chi affonda di più il colpo è il segretario Fim Cisl Liguria Alessandro Vella: "C'era il tema dello scudo penale, quello dello spegnimento dell'altoforno due e il concomitante calo del mercato: il Governo ha dato l'alibi all'azienda per fare marcia indietro. E' una scelta scellerata. Qui si sta lavorando solo per il consenso del giorno dopo, ma serve una prospettiva per l'industria, per l'Italia, per il mondo del lavoro".  

"Il Governo deve decidere al di là di possibili soluzioni come la cassa integrazione quale sia la strategicità dell'acciaio nel nostro paese - aggiunge -. Qualcuno sta mandando in rovina l'acciaio. E' pazzesco per un paese come l'Italia che ha un'economia che si regge ancora sull'industria e dove quindi l'acciaio è fondamentale".

Redazione


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