Giovedì 4 luglio, alle ore 18.00, apre alla Wolfsoniana di Nervi "Ivos Pacetti imprenditore futurista. Ceramiche fotografie dipinti". La mostra, curata da Matteo Fochessati e Gianni Franzone, intende dare risalto alla poliedrica figura dell’artista toscano ma naturalizzato albisolese, non solo nelle vesti più note di ceramista creativo e pittore che prese parte a importanti rassegne espositive di livello nazionale, ma anche come fotografo e abile imprenditore.
Considerato uno dei principali protagonisti della rinascita della ceramica albisolese del Novecento, Ivos Pacetti (Figline di Prato 1901 - Albisola Capo 1971) collaborò con alcune tra le più importanti manifatture locali (M.A.S.; Casa dell’Arte; Alba Docilia; ILSA; SPICA) e fondò La Fiamma, aprendo infine, nel 1956, il nuovo modernissimo stabilimento Ceramiche Minime Fratelli Pacetti.
Folgorato, al pari di Tullio d’Albisola, dalla dinamica e rivoluzionaria estetica futurista, Pacetti aderì nella seconda metà degli anni venti al movimento di Marinetti, abbracciandone le innovative soluzioni linguistiche e partecipando alle principali esposizioni del gruppo, in Italia e all’estero.
La mostra, realizzata grazie al sostegno dell’Archivio Pacetti - Studio Ernan Design di Albisola Superiore e ai prestiti provenienti da alcune importanti collezioni italiane di ceramica, offre dunque uno sguardo a 360° gradi sulla poliedrica attività artistica di Pacetti, privilegiando la sua produzione di ceramista (anche oltre il futurismo), ma documentando pure le sue sperimentali ricerche in campo fotografico, che all’inizio furono influenzate da Tato, e i più significativi aspetti della sua intensa attività pittorica.
Trasferitosi giovanissimo, durante la Grande Guerra, a Genova, dove si impiegò come disegnatore alle Medie Artiglierie, Pacetti si avvicinò - nonostante la perdita di una mano - al mondo dell’arte. La fondamentale svolta nella sua carriera avvenne nel 1920 quando, arrivato ad Albisola, iniziò a collaborare con la M.A.S. (Maioliche Artistiche Savonesi) di Dario Ravano. Se la ceramica rappresentò il suo principale campo d’azione, altrettanto significativo fu il suo impegno in altri ambiti espressivi. Pacetti traspose infatti dalla poetica futurista una peculiare inclinazione al progetto globale e alla multidisciplinarietà linguistica, come testimoniato dalla varietà delle sue innovative proposte tecniche e formali e dalla sua intensa e poliedrica attività imprenditoriale, che lo portò a relazionarsi con alcuni tra i più famosi artisti italiani e stranieri operanti ad Albisola: una rete di conoscenze e di amicizie tangibilmente documentata dal museo di ceramica all’aperto annesso al suo stabilimento e in cui, ancora oggi, si possono ammirare i frutti di quella straordinaria stagione artistica albisolese.
La mostra, inserita negli eventi della XIV edizione del Festival Internazionale della Maiolica, è dunque l’occasione per una approfondita riflessione sull’attività di Pacetti che, in autunno, si sostanzierà nella pubblicazione di una monografia (Sagep Editori, Genova), edita grazie alla collaborazione della Fondazione Agostino De Mari di Savona e del Comune di Albisola Superiore.