Il turismo è donna. Lo dicono i numeri (il 60% del settore è occupato da lavoratrici, che nel mondo sono tra i 150 e i 190 milioni) e lo dimostra una guida che sta avendo moltissimo successo e che sarà presentata a Genova alla libreria “L’Amico Ritrovato” giovedì 30 Maggio alle 18.
Si tratta della “Guida delle libere viaggiatrici” (Altraeconomia ed.) della giornalista genovese Iaia Pedemonte, fondatrice di Gender Responsible Tourism - Donne e Turismo Responsabile (GRT) e di Manuela Bolchini, tour operator dell’Associazione Italiana Tursimo Responsabile (AITR). Ben 50 viaggi originali, avventurosi, sentimentali, esperienziali, gustosi, ma soprattutto responsabili, socialmente utili ed ecologici, in Italia e nel mondo, dall’India al Madagascar, dalla Terra del Fuoco alla Sicilia, da Berlino all’Himalaya. Perché i viaggiatori ,- e soprattutto le viaggiatrici - si evolvono, scelgono il turismo responsabile, soprattutto in alcuni Paesi, e guardano alle donne, a come fanno accoglienza e comunicazione, tanto che gli economisti parlano di un “brand donna”, caratterizzato da empatia, partecipazione ed emozione, come racconta bene questo libro di viaggio.
In Liguria il prossimo appuntamento con “La guida delle libere viaggiatrici” sarà a Cervo (Im) il 9 Giugno al “Festival di Cervo in blu… d’inchiostro”. Mentre per iscriversi e ricevere gli aggiornamenti da GRT: https://www.g-r-t.org/unisciti-a-noi
Da dove nasce l’idea del turismo responsabile per le donne?
L’idea in sé non è mia, ma è nata quando alcune Ong hanno pensato ai progetti di turismo responsabile per aiutare le popolazioni locali e infatti secondo UN Women e l’Agenzia per il turismo delle Nazioni Unite il turismo responsabile che occupa equamente le donne può essere la leva su cui puntare per vincere le grandi sfide globali, la povertà e le diseguaglianze. Io in qualità di esperta di comunicazione ho partecipato a un progetto di turismo eco-sostenibile in Yemen con UNDP, ho preso un diploma in Politiche umanitarie e Cooperazione nei paesi in via di sviluppo, Sviluppo di Genere, Ricostruzione Post-crisi e ho creato Gender Responsible Tourism - Donne e Turismo Responsabile (www.g-r-t.org), che è una testata registrata, e che l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) ha inserito come una risorsa, perché sono stata la prima giornalista a divulgare questo tema. Le donne che lavorano nel turismo – per esempio in Italia una donna su tre conduce un agriturismo – sono in crescita e lo sono anche i viaggi per le turiste e i turisti che vogliono sperimentare il turismo sostenibile e vedere direttamente il lavoro che svolgono le donne: per questo ho continuato a fare informazione sull’argomento.
Lavorare nel turismo per una donna che cosa significa?
Spesso le donne hanno gli stessi problemi che riscontrano in altre attività: sono meno pagate, meno considerate, lavorano anche in nero e spesso fanno più lavori, magari nelle piccole strutture familiari. Da una parte, quindi, in Italia come all’estero, si considerano più sfruttate e con meno facilitazioni, ma dall’altra sono più fantasiose, hanno più capacità di comunicare e sono delle innovatrici. Per esempio in Cilento, una comunità di donne che hanno ripreso i prodotti della terra, dai fagioli all’olio, hanno creato dei presidi di SlowFood.
Invece da dove nasce l’idea della “Guida delle libere viaggiatrici?
Da oltre un anno l’editore Altraeconomia ha avuto l’idea, vedendo il mio sito www.g-r-t.org, di pubblicare una guida, e da qui è nata la “Guida delle libere viaggiatrici”, che ha avuto molto successo, tanto che ne scriveremo un’altra. Serve ad aiutare le donne nell’ambito del turismo, a incrementare i viaggi in casa loro attraverso l’incremento del numero di donne che viaggiano, perché sono le più interessate alle attività femminili. Chiediamo a loro di iscriversi e diventare “libere viaggiatrici”, in modo da ricevere newsletter, informazioni e curiosità ed essere in contatto con le donne che lavorano nel turismo. Non sono viaggi per donne, sono per tutti, anche se diamo consigli, per esempio, su alberghi con piani riservati a donne o ostelli per ragazze, ma per questioni pratiche, perché tante ragazze che viaggiano da sole sono contente di usufruire di strutture femminili. L‘obiettivo è aiutare le donne che lavorano nel turismo e questo genere di viaggi piace di più alle donne, ma a fare yoga a Bali ci può andare anche un uomo.
Che cosa devono sapere le donne per essere libere viaggiatrici? C’è un vademecum?
Abbiamo indicato moli siti web in cui si spiegano i requisiti necessari per viaggiare sicure, e siti che spiegano come viaggiare da sole o in gruppo, e quali sono i tour operator che organizzano viaggi per ragazze e per gay e lesbiche: sono molto ricercati. Quello delle viaggiatrici è un fenomeno in aumento anche in Italia: le donne partono da sole, ma anche con figlie, nipoti e amiche.
Avete scelto 50 mete: secondo quali criteri?
Nascono dai consigli delle donne, di chiunque abbia fatto un viaggio nell’ambito del turismo responsabile e abbia incontrato una imprenditrice interessante, dalla venditrice di datteri in Mauritania, all’albergatrice in Germania. Naturalmente abbiamo chiesto anche alle associazioni che fanno progetti sostenibili nel mondo, e ad associazioni del territorio, dal Piemonte alla Sicilia; partendo dal basso ho delineato gli itinerari. In Basilicata, per esempio, si consiglia il percorso dal B&B alla produttrice di marmellata alla guida turistica. Manuela Bolchini, invece, si è occupata di Africa e Sud America. Per il prossimo volume faremo la stessa cosa.
Nella guida sono presenti anche mete della Liguria?
Ho scelto le signore del B&B “Mete di Liguria” a Cervo, in provincia di Imperia. Avevano attività diverse: una era stata sindaca, l’altra professoressa, ma hanno cambiato vita, risistemato le case di famiglia e creato il B&B e una rete molto diffusa sul territorio. Saremo a Cervo il 9 Giugno per presentare la guida. In Liguria ci sono posti bellissimi: per la nuova edizione sto cercando altre mete, sia nelle Cinque Terre che nell’entroterra.
Quali sono, invece, le mete da evitare?
Abbiamo dedicato una parte della guida ai problemi dei Paesi in guerra, difficili e pericolosi, in cui le donne si sono attivate ugualmente e hanno creato dei progetti di turismo legati allo sviluppo.
C’è differenza tra le viaggiatrici italiane e le altre?
Sì, come anche per gli uomini. Guardano al turismo responsabile i viaggiatori interessati alle comunità, che hanno la passione per le camminate e lo spostarsi in bicicletta: prima erano soprattutto le tedesche a farlo, oggi anche noi italiane. Le donne del nord, come le olandesi, vanno in Sicilia nell’albergo diffuso e a fare scuola di acquarello, mentre i corsi di cucina sono seguiti da straniere e da italiane. Le passioni per chi ama il turismo responsabile diventano più simili col passare del tempo.