Avevamo intervistato Lorenzo Tosa all'indomani delle sue dimissioni dal ruolo di addetto stampa del Movimento 5 Stelle in Regione Liguria, una decisione meditata e sofferta. In coda al nostro incontro avevamo affrontato il tema di un suo possibile impegno nell'agone politico in prima persona, e già allora Tosa non nascondeva un certo interesse per la prospettiva. Oggi, alla luce della sua candidatura con la lista "Più Europa Italia in Comune" alle elezioni per il Parlamento Europeo, lo abbiamo incontrato di nuovo per sapere cosa lo abbia convinto a fare un tale passo avanti.
Cosa ti ha convinto definitivamente che per te era arrivato il momento di candidarti?
"Non ho mai chiuso totalmente all'ipotesi, perché la considero parte di un percorso coerente con quello che ho fatto finora a livello giornalistico, con le mie battaglie sul blog e sulla mia pagina Facebook, e con la scelta coraggiosa di lasciare lo stipendio sicuro che avevo facendo l'addetto stampa dei 5 Stelle, per poter essere libero di esprimere le mie idee. Ho pensato che questa mia battaglia potesse andare avanti in un recinto più propriamente politico, nell'ottica di stare dentro l'istituzione che oggi conta di più, a dispetto di quello che viene detto in Italia. E' a Bruxelles infatti che si prendono le decisioni importanti per i prossimi 20 o 30 anni di questo paese, e credo che postare là le idee in cui credo possa fare la differenza più di quanto non potesse fare la mia attività giornalistica.
Le tue recenti esperienze professionali ti hanno fatto ricredere sulla tua passione per il giornalismo?
E' comunque il mestiere più bello del mondo ma ti pone anche dei limiti nel momento in cui a volte hai l'impressione di non riuscire a incidere così tanto come vorresti. Il momento è tale per cui bisogna anche essere disposti a mettere in gioco qualcosa di sé e rischiare, metterci la faccia per portare avanti le proprie idee. Nel mio piccolo l'obiettivo è quello di disarmare l'onda sovranista e populista di cui tanto abbiamo parlato, e penso che la strada della politica sia il metodo più efficace per farlo.
Qual'è l'elemento che ti ha convinto a fare il passo della candidatura?
La lista racchiude due esperienze all'apparenza lontane: da un lato la vocazione fortemente europeista di Più Europa, dall'altra il pragmatismo e all'olio di gomito dei sindaci di Italia in Comune, che sul territorio si battono tutti i giorni per cose anche molto piccole e molto concrete; l'unione di queste due tensioni secondo me è una soluzione innovativa, vincente, che mancava in politica e che potrebbe essere veramente decisiva.
Si può dire che la presenza nella lista di Italia Comune rappresenti in qualche maniera valori ed elementi propri dei 5 Stelle che confluiscono in questo soggetto?
Non mi piace vederla così. Credo che sicuramente all'interno di Italia Comune ci sono ex appartenenti al Movimento, e persone che comunque credevano in quel progetto, oggettivamente è stato tradito. Trovo però riduttivo e sbagliato considerare questo soggetto politico come un pugno di dissidenti grillini che cerca vendetta; non è così, è un progetto che è molto più maturo di quanto lo vogliano dipingere, nel senso che è veramente autonomo dal punto di vista politico, e sta giocando la scommessa di ripartire davvero dai quei territori totalmente abbandonati dal Movimento. Tutto questo ovviamente riportando al centro valori di sinistra, antifascisti che purtroppo nei 5 Stelle sono stati completamente dimenticati, salvo in una goffa svolta a sinistra di Di Maio di tipo elettoralistico.
Stai intraprendendo un'esperienza politica che potrà cambiare il tuo ruolo nel mondo della comunicazione, del quale hai sempre fatto parte come professionista. Quanto pensi che la comunicazione massmediatica attualmente influenzi il quadro politico e come pensi si possa agire per migliorarne la qualità?
Assolutamente sì, nel senso che oggi la narrazione dei media determina eccessivamente l'agenda politica e la lettura che la gente fa della politica in generale, in maniera a volte determinante. Tutto è molto mediaticizzato, a tal punto da far passare in secondo piano i temi all'ordine del giorno. Basti pensare banalmente insomma un ministro dell'interno, che nessuno ha mai visto né in Europa, dove è stato per decenni europarlamentare, o al ministero dell'interno dove dovrebbe passare gran parte del suo tempo. Lo si vede spesso in campagna elettorale nel magico mondo dei tweet e dei post di Facebook: tutta la dinamica è piegata sulla cifra della mera propaganda. Nelle mie vesti attuali di politico candidato alle europee la sfida è quella di trovare un compromesso necessario tra la comunicazione, che è fondamentale, e la necessità di non semplificare eccessivamente la realtà. Tuttavia costruire una narrazione della tua attività e della tua visione è necessario, però allo stesso tempo non può diventare l'unico fine, altrimenti la politica ha fallito
Sempre dal punto di vista del dibattito pubblico, come si fa a uscire dal circolo vizioso nel quale siamo inseriti?
Quello a cui stiamo assistendo oggi è un corto circuito nel quale tutto è ripiegato sullo slogan, sulla tracotanza e sull'attacco polemico. Se ad esempio Salvini la spara grossa il giorno dopo tutta l'opposizione e la stampa chiedono di rispondere puntualmente, con l'effetto pratico di amplificare il tutto. Se il tuo ruolo come opposizione si limita a rispondere mediaticamente alle sparate di un Salvini o di un di Di Maio va a finire che fai la loro gran cassa. Io non credo, come pensano alcuni, che ignorare la retorica populista sia una maniera per farla scomparire: alla doverosa risposta nel momento in cui viene fatta una sparata dal ministro dell'interno deve seguire poi però una pars construens in cui si dice chiaramente quali sono le alternative a questo a questo modello politico, perché altrimenti si alimenta solo la propaganda, che poi è il vero obiettivo di questi demagoghi.