Attualità - 13 aprile 2019, 14:00

Cristiana Vasino, psicologa di Aied Genova: "La tecnologia triangola la relazione"

Oggi si celebra l’International Kissing Day e abbiamo chiesto all’Ordine degli Psicologi di Genova che cosa rappresenta oggi, al tempo dei social, il bacio. Ecco l'intervista a Cristiana Vasino

Dal momento che oggi si celebra l’International Kissing Day, ossia la giornata dedicata al bacio, e da guidapsicologi.it abbiamo saputo che ai liguri piace molto baciarsi (leggi…), abbiamo chiesto all’Ordine degli Psicologi che cosa rappresenta oggi, al tempo dei social, il bacio - quello vero e non virtuale, quello che si dà per la prima volta, quello che si dà a chi si vuol bene -. A risponderci è stata Cristiana Vasino, psicologa dell’Aied di Genova.

Qual è l’importanza del bacio nel rapporto di coppia?

Si dà ormai per scontato, in letteratura come nel cinema - e pensiamo anche alle frasi dei famosi cioccolatini – il fatto che forse il bacio ha più importanza del sesso, perché porta con sé la storia dell’incontro, l’emozioni del momento. Si evince, infatti, dai dati riportati, che molte persone possono trovare preoccupante stare con un partner che non vive come importante il bacio, e quindi provare tristezza. Il bacio ha una dimensione propria e rappresenta un elemento di unione tra due individui, ma molto diverso dall’intimità della relazione sessuale.

Secondo le statistiche sono soprattutto le donne a preoccuparsi della mancanza del bacio nella coppia. Perché?

Sì, sono soprattutto le donne a essere turbate dal rapporto sessuale senza baci; infatti rappresenta qualcosa di ‘mentalizzato’, che porta la relazione dal piano fisico – cioè da mero istinto - al desiderio e alla costruzione di una fantasia rispetto a un ideale d’amore. Quindi la privazione di questa intimità rende tristi, perché rappresenta la fantasia di contatto profondo e intimo con l’altro pur mantenendo la propria individualità. Dunque è comprensibile chiedersi, se viene a mancare il bacio, se la relazione non va bene: è la cartina di tornasole della relazione. I baci non sono tutti dolci, possono essere molto potenti e sensuali e quindi anche prologo di un rapporto sessuale, il che attiva fantasie su ciò che verrà dopo e, immediatamente, il bacio attiva fisiologicamente reazioni di benessere, eccitazione e conoscenza dell’altro. Il bacio, infatti, non è solo quello sulla bocca, è sul corpo, e ci riporta a una dimensione molto primitiva, di perlustrazione del corpo altrui, ma consentendoci di mantenere sempre la nostra individualità. Insomma, c’è sorta di ‘danza’ tra chi prende e chi dà, che può esser causa di pensieri negativi per chi non li riceve.

Il primo bacio ha sempre molta importanza?

Ci si arriva pieni di fantasie, di timori, curiosità, ed eventuale delusione, anche perché non è necessariamente indice del fatto che la storia prenda il volo. Quindi è l’idealizzazione di una cosa che sancisce un passaggio d’età, come se fosse un rito. Come in tutte le cose, bisogna capire come ci si è arrivati, se è avvenuto per caso all’improvviso, se non lo ricordi, se lo hai idealizzato o ne hai un brutto ricordo; se sei riuscito ad averlo da chi proprio ti piaceva o meno. Poi c’è l aspetto della chimica e dell’attrazione, che vale per tutte le età: l’attrazione è un aspetto fondamentale. In qualche modo ci scegliamo col bacio, anche se non va benissimo sempre poi la relazione. Poi se si è arrivati a una certa età si pensa che bisogna dare il primo bacio e allora diventa più importante della persona a cui si dà. E poi ci sono le fantasie e i timori del dopo: se l’altro può essere deluso, se lo racconterà agli altri - nell’adolescenza si condividono nel gruppo queste cose -.

E poi l’importanza del bacio come manifestazione d’affetto tra persone che si vogliono bene.

Il bacio rispecchia anche l’aspetto culturale: quello sulla guancia è qualcosa di molto recente, mentre prima si baciava la mano, e un tempo neanche quella; quindi è una sorta di riconoscimento di intimità e di rinnovo dell’aspetto affettivo. Altre volte, invece, c’è il ‘bacio di Giuda’, mentre in certi rituali di alcuni gruppi, il bacio c’è per sancire il riconoscimento di appartenenza al gruppo: per cui ci sono significati che vanno oltre all’affetto. È anche un po’ come lasciare un segno: ti saluto, ti bacio e vai via, o ti bacio perché sei tornato o significa: rimango un po’ con te mentre esci e ti do il benvenuto mentre torni.

C’è molta differenza tra i ragazzi di ieri e quelli di oggi che vengono in consultorio all'Aied?

Il gap tra questa generazione di adolescenti e i loro genitori è molto ampio, e dovuto alla tecnologia, che non è da demonizzare, perché il problema non è la sua esistenza di per sé, ma l’uso che se ne fa, e noi non siamo stati capaci di stare dietro alla velocità con cui va avanti, a discapito anche della nostra stessa crescita. Riempire il tempo con la tecnologia, come fanno anche i genitori e non solo i figli - limita il tempo della relazione, del dialogo, dell’ascolto, della critica e del divieto con la frustrazione che dovrebbe portare con sé. All’Aied vediamo tanti giovani, e l’Ordine degli Psicologi ha invitato a fare incontri sulle tecnologie, perché arrivano i ragazzine spaurite, che fanno fatica ad avere delle relazioni con i coetanei reali e non virtuali, perché la tecnologia, il cellulare, forma sempre una triangolazione: nella storia col primo fidanzatino ci sono anche il terzo e il quarto, come se tecnologia facesse parte integrante della coppia.

Com’è l’amore ai tempi dei social?

Spesso i ragazzi si conoscono via web e poi non sanno cosa dirsi quando si incontrano. Senza dimenticare che sui social puoi modificare la foto; se una volta l’immagine che si guardava era solo quella del divo di Hollywood, oggi è tutto diverso. Ci si costruisce un terreno di fantasie, ma poi il passaggio dall’immagine di te ritoccato, al te stesso come sei, non un ideale di come vorresti essere, ma come gli altri ti vedono, ti rende molto insicuro nelle prime esperienze. E poi ti prendi e lasci con i messaggi. Il web è una sorte di apparente agorà dove tutti sanno e vedono tutto, ma c’è una solitudine individuale molto forte. Mi preme sottolineare che il mio non è uno sguardo critico, e che bisogna capire qual è la realtà di oggi, che è complessa, e puntare su quello che c’è di positivo. L’adulto dovrebbe smettere di dire ‘ai miei tempi’: non esistono più i nostri tempi, questo perché ormai è cambiato il modo di stare insieme. Al consultorio ci siamo attrezzati e sappiamo affrontare il fatto che la tecnologia faccia parte anche delle relazioni, il che comporta che l’aspetto sentimentale, per quanto l’amore sia amore, si muova su binari diversi.

Generalmente perché i ragazzi vengono in consultorio?

Vengono anche per ragioni sentimentali e nelle scuole facciamo corsi di educazione sentimentale da 20 anni, e nel momento in cui hanno dubbi e paure, anche in campo emotivo, vengono da noi perché sanno di ricevere un ambiente accogliente. E possono venire anche da soli, senza genitori, e spesso lo fanno anche in gruppo. Il timore è transgenerazionale. Ma, per quanto siano esposti più dei genitori alle informazioni, sono più confusi, perché in genere manca la possibilità di disquisire con gli adulti. Infatti l’accesso in rete a tutta l’area pornografica è facilissimo, ma ha come conseguenza l’apprendimento di una sessualità poco emotiva, che passa attraverso la parcellizzazione di corpi. Nell’educazione sessuale, invece, cerchiamo di fare capire cos’è una relazione emotiva.

Medea Garrone