Mercoledì 20 marzo alle ore 14.30 presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova - aula Lanterna, si terrà la Conferenza pubblica e lezione aperta nell’ambito del corso di Politica Economica e Finanziaria tenuta dal Prof. Marco Mazzoli, dal titolo “Impatto Economico del Decentramento Regionale”.
Saranno presenti in qualità di relatori: il Prof. Giuseppe Profiti, del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova, membro della Commissione Tecnica incaricata dalla Regione Liguria di studiare la proposta di autonomia regionale e il Dott. Bruno Detti, presidente dell’Associazione “Rasoio di Occam”, da sempre impegnata nel tema della semplificazione della burocrazia nell’attività della Pubblica Amministrazione. La conferenza sarà anche l’occasione per la presentazione di un e-book di prossima uscita su questi temi, curato dal Dott. Bruno Detti e a cui hanno partecipato anche il Prof. Rainer Masera, già ministro del Bilancio e della Programmazione Economica, e il Prof. Marco Mazzoli.
Il decentramento regionale di molti poteri e centri di spesa dello Stato Italiano, soprattutto in materia di sanità e istruzione è al centro del dibattito pubblico attuale. Alle speranze di maggiore vicinanza delle istituzioni regionali ai cittadini si sono aggiunte, in tempi più recenti, le preoccupazioni legate ad una sovrapposizione della burocrazia regionale a quella nazionale, aumento della spesa pubblica e del debito pubblico causato dalla duplicazione dei centri di spesa, conflitti di competenze tra Stato e Regioni, eccesso di proliferazione normativa, dovuta alle recenti riforme che consentono alle Regioni di legiferare. In caso di decentramento di ulteriori poteri alle regioni, quale sarà l’effettivo grado di controllo del Governo centrale sulle variabili economiche per perseguire gli obiettivi di politica economica scelti dai cittadini attraverso le elezioni?
Un eccessivo decentramento dei poteri non rischia di minare alcuni meccanismi di democrazia a livello nazionale? Siamo veramente al sicuro dal rischio di creare una nuova “burocrazia regionale” che si aggiunga alla “burocrazia nazionale” rendendo meno efficiente lo stato?
Questa preoccupazione dovrebbe essere condivisa sia dai fautori di un ruolo dello stato come ente regolatore nell’economia che dai sostenitori dello “stato minimo” e da un ruolo maggiore del mercato. Molte delle decisioni di politica economica sono vincolate dal patto di stabilità. Il frazionamento a livello regionale dei poteri e dei centri di spesa dello Stato Italiano non rischia di rendere meno efficaci le negoziazioni e l’azione politica a livello europeo?