‘Armati’ di mascherina bianca sul viso, di cartelli e di tanta buona volontà, i cittadini del Comitato di Lungomare Canepa sono scesi ieri mattina in strada per far valere un loro diritto tanto elementare quanto perennemente calpestato e, negli ultimi mesi, completamente dimenticato: la loro salute.
Al loro fianco, in una primissima volta dopo parecchi anni, hanno incontrato la solidarietà ma anche la presenza fattiva di altre organizzazioni di cittadini: Comitato Cornigliano, Comitato Borzoli e Fegino e Comitato Palmaro. È un preciso segnale: non si era lì, sul nuovo marciapiede di lungomare Canepa, semplicemente per far numero, bensì per dire a chiare lettere che il Ponente, il Ponente tutto, non è più disposto a pagare l’intero conto, che occorrono misure vere e immediate a tutela dei residenti e che le ragioni del lavoro e delle attività produttive, unite all’emergenza post crollo del Ponte Morandi, vanno affrontate senza mettere più in secondo piano il benessere e la qualità della vita degli abitanti.
I cittadini che abitano nella zona di lungomare Canepa non sono né degli irresponsabili né dei reazionari. Sono semplicemente persone come tutte le altre. Si rendono benissimo conto che, da quando è crollato il viadotto sul Polcevera, l’arteria che passa sotto alle loro finestre è lo snodo fondamentale (pressoché unico) del traffico tra Levante e Ponente, ma c’è modo e modo di affrontare la questione.
Per questo, il Comitato Lungomare Canepa è tornato a gran voce a chiedere opere di mitigazione dell’impatto ambientale: nella fattispecie, una galleria fonica in grado di abbattere i rumori della zona. Ma anche delle centraline per il rilevamento dei livelli di inquinamento.
Tanti, e tutti eloquenti, gli striscioni esposti dai presenti, che hanno voluto far sentire ‘il ruggito del Ponente’: ‘C’è vita oltre la Lanterna’, ‘Il Ponente è saturo e vuole vivere’, ‘Basta servitù’, ‘Respirare è un diritto di tutti’.
Secondo Silvia Giardella, del Comitato di Lungomare Canepa, “fino ad ora il Ponente è stato sfruttato per realizzare opere strategiche per lo sviluppo economico della città. Adesso, invece, bisogna occuparsi della salute di chi ci vive e noi cittadini abbiamo deciso di essere uniti in questa battaglia. Se fosse stata realizzata la galleria fonoassorbente che noi abbiamo chiesto, in lungomare Canepa si potrebbe anche pensare di passeggiare, e invece non è così”.
Roberto Di Somma, presidente del Comitato Palmaro, aggiunge: “Questa su lungomare Canepa è stata la prima uscita ‘pubblica’ da parte del coordinamento dei comitati del Ponente. Ma ce ne saranno molte altre. Una delle prossime riguarderà Multedo e la dislocazione dei depositi costieri di Carmagnani e Superba”.
È un tema assai delicato e dove la solidarietà dev’essere vera, non sbandierata e di facciata. I multedesi, infatti, ben sanno che cosa significa avere i depositi sotto casa e conviverci. Parlano con cognizione di causa, a differenza di tutti gli altri. E mai e poi mai si sognerebbero di risolvere il loro problema caricandolo sulle spalle di Sampierdarena, Cornigliano e Pra’.
La domanda è: le delegazioni più numerose (a livello di popolazione e di peso elettorale) hanno lo stesso atteggiamento mentale rispetto alla questione o semplicemente non vogliono i depositi sotto alle loro case e pazienza se restano a Multedo? Solamente la piazza potrà dare questa risposta.
Di Somma assicura: “L’unità c’è, e tutti stiamo lavorando anche a favore di Multedo, di concerto con l’Associazione Comitato di Quartiere di Multedo. Per questo una delle nostre prossime iniziative sarà nel quartiere”.
Il bisogno di un segnale vero, e non ipocrita, è serio e concreto. Così come è concreta la volontà di questi cittadini di metterci la faccia e l’impegno. Quanto più il ruggito è scevro da campanilismi, tanto più risulterà efficace presso le istituzioni.