Sono allarmanti le recenti notizie relative all’Antartide e al riscaldamento globale. L’ultima delle quali riguarda la scoperta di una cavità sottostante il continente, grande come due terzi della penisola di Manhattan e alta quasi 300 metri, prodotta dallo scioglimento del ghiacciaio principale dell’Antartide ovest e un enorme iceberg di circa 660 km che minaccia di staccarsi dal continente.
Abbiamo chiesto proprio a chi è stato là a fare ricerche e di recente è tornato dalla spedizione del PNRA (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) ed ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) per condurre un progetto pilota la cui metodologia si potrà estendere a tutte le basi presenti in Antartide e che consiste nello studiare geneticamente gli organismi delle comunità marine, estraendone il Dna per facilitarne in futuro il monitoraggio.
Si tratta di Stefano Schiaparelli, zoologo torinese, docente all’Università di Genova e Direttore del Museo dell’Antartide di Genova (chiuso dal 2017, ma in attesa di una nuova sede), che abbiamo incontrato al Distav (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita), dove sono conservati i reperti provenienti dall’Antartide e che saranno poi esposti nel nuovo museo, oltre che digitalizzati. Ed è proprio qui che si trovano tutte le collezioni di organismi a disposizione dell’intera comunità scientifica italiana: di fatto la sede genovese del Museo dell’Antartide ha la responsabilità nazionale di tutti i campioni biologici raccolti da sempre dalle spedizioni italiane, cioè a partire dal 1985.
“Per quanto riguarda l’innalzamento marino, dovuto al ghiaccio che si stacca – commenta Schiaparelli - si vede quando si staccano, appunto, enormi pezzi di calotta. Il trend è quello del riscaldamento globale, che si osserva dai dati strumentali e dall’aumento costante e progressivo di anidride carbonica, che crea variazioni climatiche innegabili, ma in questa fase è ancora difficile poter stabilire con certezza quanto tempo ci rimane prima del punto di punto di non ritorno. E anche i glaciologi, che si occupano nello specifico di studiare il bilancio di massa dei ghiacciai delle calotte, hanno ancora modelli imperfetti: quanto ghiaccio si fonde sotto le porzioni di ghiaccio in mare, è difficile stabilirlo. I segnali ci sono, comunque, e soprattutto lungo la penisola antartica il fenomeno di riscaldamento è ampiamente visibile, non nel Mare di Ross”.
E a proposito di mare, è importante ricordare che in Antartide esiste il più grande Parco Marino del mondo dal 2017, grazie al quale si sta preservando un’area di quasi 2 milioni di chilometri quadrati. Si tratta di un’azione fondamentale, perché quello antartico “è l’ultimo continente non toccato dalla mano dell’uomo, se non in modo indiretto, e che ha un ecosistema fragilissimo”.
E Schiaparelli lo conosce bene, avendo effettuato oltre 50 immersioni in questo mare gelido in ben 9 spedizione in Antartide. Genova, infatti, ha alle spalle una lunga e prestigiosa tradizione di zoologi e biologi che hanno contribuito a far nascere il PNRA, tanto che anche la base Mazzucchelli, quella dove Schiaparelli ha effettuato le ricerche, è stata scelta da un genovese.
Ecco l’esperienza raccontata e documentata dallo zoologo durante i 2 mesi trascorsi in Antartide: